Strada di 6 apostoli per una Ross

Padre Oliviero Ferro

Passeggiando lungo il mare, immerso nei miei pensieri, non facevo attenzione a niente. Quando,all’improvviso, sento un rumore strano. Mi volto e chi ti vedo? Un giovane Delfino. Veramente io non conosco la sua lingua. Ma lui,semplicemente, si presenta:”Mi chiamo Dolfi. Come vedi sono un delfino. Siediti su questo scoglio e ti racconterò tante storie”. E così, lasciando perdere i miei pensieri, mi sistemo bene il cappello in testa e mi metto ad ascoltare. Dolfi continua. “tanti anni fa, mi diceva il mio bisnonno, c’era un tale che si era messo in cammino sulla spiaggia del mare. Non conosceva nessuno. Veniva dalla fine del mondo. Ma cercava qualcuno coraggioso e servizievole. E’ un po’ quello che cerco di fare io. Quel giorno era pieno di sole,quando incontrò un pescatore. Gli dicono che si chiama Simone, ma lui poi lo chiamerà Pietro. Era un tipo un po’ chiuso. Pensava solo al suo lavoro. Ma quando lo vede arrivare, come per incanto, si mette a sorridere. Lui lo chiama Pietro e gli dice che ha bisogno di lui. Vuole metterlo a capo di un suo progetto”. Io non capisco bene, ma Dolfi continua “Tu,Pietro” continua quel tale, “devi diventare il servitore di tutti,senza paura, sempre disponibile. Sarai quello che aiuterà quel gruppo, quella comunità, a camminare per le strade del mondo”. “E lui cosa rispose?” chiedo io. “Veramente” dice Dolfi “All’inizio si guarda intorno. Capisce che deve lasciare tutto. Ma poi, visto che aveva un cuore grande così, dice di sì. Per lui: camminare sulla strada,con una comunità,mettendosi al servizio, ormai era diventato il suo progetto. Quel tale lo aveva affascinato. Lo aveva cercato da tanto tempo e finalmente l’aveva trovato”. Pietro aveva degli amici” dice Dolfi. “Uno si chiamava Giovanni. Ne hai sentito parlare?” “Credo di sì. Mi pare che era quello che si era appoggiato sul cuore di Gesù” rispondo io.

“Certo. Era un tipo particolare, molto sensibile” e Dolfi fa una piroetta per sgranchirsi le pinne. “Era quello che aveva un cuore trasparente. Riusciva a capire subito quali erano i problemi dei suoi amici. Tutti lo cercavano, anche la gente che incontrava per strada. Aveva un qualcosa di speciale. Un cuore aperto che non smetteva di battere. Quando arrivava lui, era come la pioggia che faceva fiorire il deserto. Tutto riprendeva vita. Insomma, potremmo chiamarlo l’uomo della speranza. Diceva sempre che fino a quando il cuore batte, nulla è perduto”. Anche in me stava succedendo qualcosa di strano. Mi ricordava tanto le parole di un Papa,venuto dalla fine del mondo, che diceva più o meno le medesime cose.“Poi” continuava Dolfi “è quello che è vissuto per tanti anni. Ha scritto delle cose bellissime. Diceva che “quello che abbiamo visto, contemplato, ve lo facciamo conoscere”. Era stato conquistato da Gesù. Non poteva tacere. Lo doveva far conoscere a tutti. Il suo servizio era quello di riscaldare il cuore delle persone tristi, sole,senza speranza. E,bisogna dirlo, era un vero specialista”. “E poi?” Ormai la mia curiosità diventava grande. “E poi” concluse Dolfi “anche lui, seguendo i miei amici delfini, è andato a vivere in un’isoletta del mare e là ha scritto un libro in cui dice di non avere paura,se anche tutto diventa buio. C’è sempre il suo, il nostro amico Gesù che è pronto a illuminarci, perché Lui è la Luce”. Sai,amico mio” comincia Dolfi “Tra gli amici di Gesù, ce ne era uno, mi pare si chiamasse Tommaso. Un tipo precisino che voleva sempre avere le idee chiare. Diceva che se si erano dette le cose in un certo modo, doveva poi concludersi. Per lui, i progetti erano cose serie. E quando Gesù parlava, pensava dentro di sé che facesse solo delle chiacchiere. Belle, per carità, ma non atterrava mai. Rimaneva nei cieli o al massimo al livello del cuore. Lui,invece,Tommaso, era un tipo serio,concreto, abituato a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte e non aveva tempo per le chiacchiere.”. “Ma allora,perché l’ha seguito?” chiedo io. “ E qui è la cosa strana” dice Dolfi, facendo un tuffo per lavarsi gli occhi “Ne aveva sentito parlare così da diventare curioso di conoscerlo. Aveva lasciato il paese. Gli amici lo prendevano in giro. Lo conoscevano bene. Ma lui, testardo, voleva andare fino in fondo e vedere se quel Maestro era un tipo che faceva per lui. E giorno dopo giorno, ascoltandolo con attenzione, qualcosa cominciò a cambiare nella sua vita.

Ma era una cosa lenta. Quando poi il maestro morì, Tommaso si sentì solo, ma la comunità gli stette vicino. Finchè un giorno gli dissero che era venuto. Ma lui voleva i fatti e non le parole. Gesù, con pazienza, ritornò un’altra volta. Tommaso…”. “Sì, Tommaso,cosa fece?” chiedo vedendo che Dolfi mi faceva un sorrisetto. “Beh, Tommaso, ci mise il naso” riprese “E Lui gli dice che da ora il suo servizio era quello di aiutare i suoi amici a rendere concreti i progetti. Forse,non sempre l’avrebbero accettato. Ma ci voleva uno che ogni tanto dicesse “e allora a che punto siamo?”. So anche che tu vuoi bene a Tommaso o mi sbaglio?”. Non risposi, ma era la verità.

 

“Tu conosci le persone che studiano tanto e che pensano di sapere tutto?” comincia Dolfi. “Sì,qualcuno. Ma mi sembra che vivano soli nel loro mondo” dico io. “Anche tra noi delfini” continua Dolfi “ci sono quelli che hanno visitato tanti mari e quando vengono a trovarci si mettono a parlare,parlare,parlare e non ascoltano il loro cuore. Hanno tutto in testa, ma niente dentro. Un  giorno qualcuno era andato a trovare Natanaele, che poi si chiamerà Bartolomeo. Gli dice che aveva incontro un personaggio particolare che diceva tante belle cose e che veniva da un piccolo paese del Nord della Palestina. Lui,guardandolo, dall’alto in basso (era sotto una pianta di fico) gli dice che non gli risultava. Studiava molto,ma questo tipo non l’aveva incontrato. Anzi non ne aveva bisogno. Gli bastavano le sue pergamene e quando voleva diventare un po’ dolce, mangiava qualche fico e si sentiva a posto. Ma l’altro insisteva, dicendogli di venire con lui. Poi avrebbe deciso cosa fare”. “E allora chiedo io?” curioso come sempre. “Allora Bartolomeo, con le pergamene sottobraccio, io direi sotto pinna” commenta Dolfi “seguendo il suo amico,vanno da Gesù. E succede qualcosa di speciale. Lui gli dice che lo ha visto, perché lo stava cercando,mentre studiava sotto il fico. Bartolomeo lascia cadere a terra le sue pergamene e si butta nelle sue braccia. Anche se deve riconoscere che si è sbagliato, gli chiede di diventare suo amico. Gesù gli chiede di continuare il suo servizio. Deve studiare e aiutare gli altri a conoscere, a formarsi. E’ importante. Lo sa bene che lui è uno specialista. E così anche Bartolomeo fece parte della comunità

 

“A te piace pagare le tasse?”. La voce di Dolfi mi arriva improvvisa, mentre stavo ancora pensando a quello che mi aveva detto prima. “A nessuno piace. Ma se bisogna farlo…”dico io. “Sai, a quei tempi” inizia Dolfi “c’erano anche le tasse per chi batteva le pinne troppo in fretta. I delfini erano stanchi di pagare la fish-tax (oltre i 3 pesci al giorno, si pagava!). Finchè, Qualcuno arriva in un villaggio. Sapeva chi ci abitava. Lo vede che era tutto occupato a fare i conti. Non guardava in faccia a nessuno. L’importante era avere soldi, tanti soldi.E i poveri? Erano affari loro. Quello che contava per lui era essere ricco e fare bene i conti. Chi si sbagliava, veniva cacciato via”. “Insomma, un tipetto poco raccomandabile” dico io. “Sì, è vero” dice Dolfi “Anch’io ho dovuto pagare quella tasse. A me i pesci piacciono da morire. Ma mi  ha anche detto che quando è arrivato Gesù, gli ha detto una sola parola SEGUIMI. E lui lascia tutto, soprattutto i suoi amati soldi. Tutti rimangono a bocca aperta, ma lui, salutandoli, dice loro che ha trovato la perla preziosa, la cosa più bella. Il resto non gli interessava più. Gesù  conosceva bene Matteo  e sicuramente, anche se Giuda teneva la

Cassa, gli avrà chiesto il servizio di tenere un po’ con trasparenza, i conti del suo gruppo. Era una cosa che sapeva fare bene, una sua competenza. E così gli ha dato importanza.

Stiamo arrivando alla fine della nostra storia” dice Dolfi. “poi devo andare ad accompagnare le navi che passano sotto il ponte girevole.Andranno lontano e mi hanno chiesto di fare loro compagnia”. “Ti sei arruolato in marina?” chiedo io sorridendo “No,no. Io sono un vero delfino di mondo” ribatte lui “Sai, me lo insegnato quel nostro amico Gesù. Ne aveva accolto un altro. Si chiamava Filippo. Era un tipo speciale, sempre in movimento. Conosceva un sacco di gente. Diceva sempre che bisogna andare dappertutto. Tutti dovevano conoscere Gesù. Lui se ne era innamorato e la sua vita era cambiata. Ora bisognava passare all’azione. Non gli bastavano più le strade della Palestina. Bisognava andare lontano,fin nelle periferie del mondo. Gesù lo guardava ogni giorno. Filippo si sentiva importante. Ma non capiva dove Gesù voleva portarlo. Ogni tanto veniva qualcuno da lontano (Greci, Romani, africani…) e tanti altri che volevano vedere Gesù. E Filippo, subito pronto, li accompagnava da Lui. Ma un giorno…”. “Ehi, Dolfi, ti sei stancato?” chiedo io. “No, stavo pensando a quel giorno (ormai Gesù se ne era andato in cielo), quando l’angelo del Signore l’ha mandato ad incontrare sulla strada un importante collaboratore di una regina. Lui non conosceva bene la Parola di Dio. E Filippo lo aiuta, lo fa entrare, con l’acqua, nella famiglia di Gesù e poi via. Insomma, sempre in movimento. Quella era il suo servizio, come poi farà PAOLO: andare, incoraggiare, formare e poi via per una nuova avventura…sulle strade del mondo. Lui era contento. E, se permetti, adesso lo faccio  anch’io”. E così piroettando, tuffandosi, piano piano, mentre il sole scendeva sul mare, DOLFI se ne va allegro . Uno stormo di gabbiani lo segue a tutta velocità. E così inizierà una nuova avventura.