De Luca, addio incarichi nel nuovo Governo

Rita Occidente Lupo

Il sindaco Vincenzo De Luca, fuori dal nuovo governo Renzi.Nonostante avesse tentato, in corso d’opera,  con Enrico Letta, di ripristinare lo strappo. Correvano le Primarie di coalizione, allorquando il sindaco “di ferro” sposò in toto la candidatura di Pierluigi Bersani, contro le innovative idee renziane. Forse perchè gli rintronavano stonate quelle mazzate di rottamazione, ad incurvar le sue spalle, tra i capelli grigi. Il vecchio, per lui, giammai da pensionare. E poi, Bersani,  il classico, il tradizionale, la roccaforte di una politica da Seconda Repubblica, nel solco della squadra. I venti contemporanei, così inclementi sullo Stivale, richiedevano  una tempra robusta. Troppo gioviale, quasi da politica di sotto gamba e giovane, il primo cittadino dell’Arno. Poi, attraverso quei marosi che la politica non disconosce, Bersani nella polvere ed il rottamatore in ascesa. De Luca, a carpire una nuova collocazione, pur d’avere un degno posto al sole nelle stanze romane. Ed invece, malgrado la nomina di viceministro ai trasporti, in tandem con Gaetano Lupi, giammai ricevute le deleghe. Mentre la telenovela sul doppio incarico assisteva al ditirambo comunale: dimissioni, consigli comunali disertati al momento del voto dalla maggioranza…Perfino a livello nazionale rimbalzato il caso Salerno e dopo passaggi che hanno sfiorato il buongusto, in nome d’una satira tutta da voler far sorridere, marcata Iene, il rimpasto governativo ed il sindaco congedato. Altro che deleghe! Ora, le sue dichiarazioni “Non lascio Salerno!” superflue. Qualcuno  pensato, seppur lontanamente, che il vecchio amante della bandiera rossa mollasse la poltrona a Palazzo di Città? Mentre il totonomi impazzava, Avossa, Bonavitacola, Buonaiuto, De Luca pesava a come conquistare Palazzo Santa Lucia. Visto che, fuori della “sua” città, a Roma, non lo vogliono, almeno restar nell’ambito campano, ritentando la corsa al governatorato! Malgrado ormai noto nell’intero Paese per le Luci d’Artista doc, per un Crescent che procede le sue battaglie giudiziarie in una Piazza che dovrà sfidare quella del Plebiscito, non gradito. Sarà per quel suo caratteraccio, dal piglio duro, dicono molti che stando alla sua corte, avvezzi a dover celermente ubbidir; sarà per quella sua presunzione di esaurire sempre lo scibile pragmatico, la mancanza d’assensi oltre città. Dopo il gran clamore portato allo spasimo sul doppio ruolo, la manna dal cielo: fuori dai giochi “dell’alto” resta nella sua città dove, accanto al Patrono, la gente lo applaude, implorante grazie a San Matteo!

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