Mercato San Severino: Padre Tommaso Losenno, esempio consacrato

 Anna Maria Noia

In un clima di grande ma composta commozione si sono tenuti martedì 14 gennaio i funerali di padre Tommaso Losenno, che hanno visto una forte partecipazione popolare. Il rito dell’estremo saluto, avvenuto a cura di tanti sacerdoti ed esponenti della Regola francescana, è stato attuato nel convento di S. Antonio, dove Tommaso Losenno era tornato negli ultimi anni dopo che vi era già stato – sempre ricoprendo il ruolo di guardiano – negli anni ’70. Qui egli vide l’istituzione a parrocchia da parte della chiesa, di antiche origini e con tesori artistici di gran valore. Qui, inoltre, ha risieduto fino al novembre 2013 – quando era stato ricoverato nel convento di Nocera in quanto provvisto dell’infermeria per curare i frati anziani. Il francescano di Pisticci – in Basilicata – da tempo malato di cuore, si è spento nella mattinata del 12 del mese, alla veneranda età di 84 anni. Amico degli ultimi, collaboratore di numerose e qualificate testate (Agire, La città), era sempre gioviale e possedeva un carattere amabile. Disponibile con tutti e caritatevole, senza tuttavia perdere quelle peculiarità che lo hanno reso simpatico e scherzoso con gli altri; mai irato, modesto e semplice nel vestire come nel celebrare od officiare la liturgia. Peccato che non abbia vissuto il tanto atteso traguardo dei festeggiamenti per l’anniversario della presenza dei frati minori a S. Severino: ciò in quanto tale iniziativa – pur pubblicizzata sui media nonché fortemente caldeggiata da padre Tommaso in persona – non è mai stata approntata. Non tutti, forse, sanno che il sacerdote scomparso era da poco presente con un suo simpatico profilo sul social network Facebook. Inoltre – pur essendo anziano e piuttosto malandato – fino a poco fa curava rubriche giornalistiche utilizzando, come pochi anziani, i principali programmi al computer. Ciò a dimostrazione della sua vastissima cultura e della grande umiltà che rifletteva anche nel mettersi nuovamente in gioco tramite le tanto vituperate od osannate nuove tecnologie. Due lauree al suo attivo – una in Lettere Classiche e l’altra in Teologia; in particolare ha raccontato che per la prima ha dovuto lavorare molto per scrivere a mano i molti caratteri greci presenti nella sua tesi. Padre Tommaso, stando a quanto raccontato dai suoi principali collaboratori – anche presepisti a Natale – come i fratelli Antonello e Massimo Del Regno, organizzò (sono parole di Massimo Del Regno) alcune edizioni della rassegna carnevalesca di mascherine “Il pulcinella d’oro”, il cui logo era stato ideato e realizzato (approntato) da Gino Noia, altro valido intellettuale della Valle Irno (e non solo di S. Severino, come pure padre Losenno) scomparso nel 2011 e che adesso il sacerdote sicuramente ha raggiunto in Cielo. Proprio poco tempo fa, inoltre, padre Tommaso aveva rilasciato una toccante testimonianza sul Noia nel volume in ricordo di tale intellettuale promosso sempre dal “solito”, carismatico Del Regno. Padre Tommaso era di Pisticci – come padre Giuseppe Castronuovo, attualmente parroco di S. Antonio, di cui era noto il legame e che probabilmente ha instillato in lui il germe della vocazione. Oltre che a Mercato S. Severino, era stato a Baronissi e in altre zone della Valle Irno. Massimo Del Regno lo ricorda – poi – come moderatore e relatore nel convegno di presentazione del libro sull’altrettanto compianto padre Gabriele Cuomo – in atto nel 2005. Anche padre Gabriele, maestro di vita e di materie letterarie di parecchie generazioni di giovani e meno giovani “cresciuti” e allevati all’ombra del convento, era stimato e apprezzato suo amico e confidente. Il deceduto ha sempre amato e recuperato la cultura, nel corso della lunga esistenza; in particolare a Baronissi ha curato l’antica biblioteca, che racchiudeva anche l’enciclopedia Treccani, assieme ad altri preziosi manoscritti come le cinquecentine e gli incunaboli. Molto attivo con i giovani e con gli assistiti della locale Caritas, con lui scompare un pezzo insostituibile della S. Severino “che fu”, di una volta; dolce e pacato nei modi era però veemente nelle sue omelie – rivolte in un linguaggio semplice e chiaro, per tutti. Erano apprezzabili le sue doti di innata saggezza, unite a una cultura versatile ed a una rara umiltà. Tra i tanti momenti e gli aneddoti vissuti insieme a lui rivivranno in eterno nella memoria dei fedeli che lo amavano e che egli riamava.