San Michele e i longobardi

8 maggio dell’anno 650 d.C.: Grimoaldo, duca longobardo di Benevento, vince i bizantini sbarcati nel Gargano per riprendersi la montagna in cui si apre la grande grotta di S. Michele ( era stata fino ad un secolo prima un loro possesso, finchè non era stata incamerata dai longobardi nel loro ducato ). La grotta non era né un castello, né una città fortificata, né un luogo strategico. Era solo un luogo di devozione. A Grimoaldo di fede ariana non sarebbe dovuto importare molto quindi perdere di nuovo la montagna della grotta. E’ vero che l’ arianesimo contempla la venerazione per gli angeli ( e S. Michele è il più importante di queste entità).  Ma  per Grimoaldo come per tutti i longobardi ariani  l’arianesimo era solo una vernice. Più che praticare i culti propri di quest’ eresia essi continuavano a praticare i loro atavici rituali superstiziosi. Fu solo una questione di vedere rispettata la sua autorità quindi che mosse Grimoaldo a non permettere ai soldati dell’Impero d’Oriente di rimpossessarsi della montagna. 13 anni dopo suo figlio Romualdo che reggeva il ducato  mentre lui era a Pavia  << se la vede brutta >> contro una più massiccia invasione bizantina del ducato stesso guidata  dall’imperatore bizantino in persona. Il prete beneventano Barbato assicurò a Romualdo la vittoria se lui ed i suoi  longobardi avessero abbandonato arianesimo e superstizioni ed avessero invocato l’angelo guerriero Michele nei loro combattimenti. Romualdo l’ascoltò e la vittoria ci fu. Grandiosa. Insieme a Romualdo combattè suo padre giunto in fretta da Pavia in suo aiuto. Conosciuta la conversione del figlio anche Grimoaldo si convertì e interpretò la vittoria che 13 anni prima aveva avuto sui  bizantini  come un non compreso beneficio dell’ arcangelo Michele in vista dell’adesione dei prìncipi longobardi al cattolicesimo. – Non ci avevo mai pensato – disse Grimoaldo a suo figlio – ma ora sono sicuro che quell’ 8 maggio di 13 anni fa  fui certamente favorito dall’arcangelo. Poi tornò ancora a Pavia e lì portò il culto di S. Michele. Gli alunni della V C e V D  del liceo classico salernitano << F. De Sanctis >> che hanno studiato i longobardi soprattutto dell’Italia meridionale, accompagnati dai docenti Pinella Martino ed A. Adinolfi sono stati alcuni giorni fa alla grotta del Gargano e nelle cripte hanno potuto ammirare, indicate loro da una guida, tante iscrizioni antiche lasciate dai pellegrini.  Sul primo pilastro a sinistra della seconda scala medioevale è stata un’ emozione per loro vedere un’incisione proprio del prìncipe longobardo Romualdo che certamente ha salito questa scala con la spada infoderata ed innalzata impugnandola dalla parte della lama in segno di rispetto per l’arcangelo Michele. – L’incisione è stata con interesse ed attenzione osservata anche da Vittorio Sgarbi, venuto di recente qui a Monte S.Angelo per osservare i tesori artistici di questo santuario – ha detto la guida. L’alunno Mario Senatore di V C, valente disegnatore in erba, ha lasciato come omaggio ai padri che curano il santuario una sua originale opera raffigurante l’arcangelo.

Costanza Buccino