Salerno: San Matteo, nei quartieri collinari solo “Sant’Esattore”

In segno di civile e pacifica protesta nei confronti dell’Amministrazione Comunale di Salerno, sorda rispetto alla critica situazione delle strade urbane afferenti al territorio collinare, i rioni alti della città sono stati tappezzati di manifesti nei quali si ricorda come nella cosiddetta “città collinare” non ci sia nulla da festeggiare, se non la ricorrenza di Sant’Esattore, patrono delle tasse e dei balzelli. È davvero stancante, oltre che destare grande indignazione, dover reclamare quella legittima attenzione che alcune migliaia di cittadini residenti sulle frazioni collinari dovrebbero ricevere in maniera elementare e naturale. Il sindaco di Salerno – che rappresenta tutti i cittadini e non certo solo chi lo vota o lo applaude o gli dà del Tu – ha tenuto a precisare e sottolineare che sono giunti 250 milioni di euro per la nostra amata città. Peccato che di questi, sulle zone collinari, non arrivano che le briciole, quando arrivano. Questa estate – solo a seguito delle civili e corpose doglianze pubbliche mosse all’Amministrazione attraverso l’istituzione del Consiglio Comunale Collinare e che hanno avuto ampio risalto sui media – il vice sindaco si è improvvisamente premurata lanciando, a poche ore dalla scadenza del bando, un lodevole concorsino per i bambini di Rufoli e S.Angelo, accordando così un contributo di una migliaiata di euro (non certo suoi) per le spese di pennarelli e cartelloni. Da quel momento, il primo e il secondo cittadino si sono affannati a farsi vedere in parrocchia e sui luoghi per accarezzare i giovani concorrenti e stringere le mani alle mamme e ai padri; inaugurando una finta piazza millantandola per pubblica e senza disdegnare qualche lagana con i ceci alla sagra locale. Appena qualcuno, però, fa notare loro l’assoluta indifferenza per le fatiche che la gente delle frazioni vive quotidianamente, si offendono piccati accusando chi prova a segnalarle di prepararsi a campagne elettorali che, per la verità, scopriamo proprio da loro essere in predicato. Solo per fare un esempio recente: in ordine alla pericolosissima situazione in cui versa la strada Via Escrivà che collega le due frazioni collinari di Rufoli e Giovi, dispiace dover prendere atto che la signora Avossa – che vive a Giovi e frequenta Rufoli ma che non si è degnata di inviare nemmeno un saluto ai numerosissimi presenti alla manifestazione indetta lo scorso giugno dal Comitato, sebbene invitata come il sindaco e gli altri esponenti dell’Amministrazione comunale – faccia orecchie da mercante e provi a buttarla in politica e polemica mentre ben poteva spontaneamente assumere iniziative fattive e concrete, al limite dell’incatenamento dinanzi al Palazzo di Città o alla Provincia, per risolvere un problema che potrebbe portare a una catastrofe di cui, evidentemente, nemmeno si rende conto. Nella sua qualità di vice sindaco, a meno di non dover ritenere la carica come di arredo a Via Roma, avrebbe ben potuto assumere autonomamente iniziative senza che fossero richieste per cortesia; a maggior ragione perché ne ha da anni conoscenza diretta. Sarà il caso di anticipare chiunque ha responsabilità di governo in città che qualora dovesse succedere l’inimmaginabile, smetteranno in molti di fare i fenomeni coi soldi pubblici e blaterare come i più populisti tra i politicanti. Alla signora in questione, dovessimo trovarci per cerimonie di Stato, sarò io personalmente a strappare a lei o al sindaco la fascia tricolore qualora avessero anche il coraggio di indossarla! Non potrò garantire, tuttavia, per i parenti delle vittime che, al contrario, non credo proprio si limiterebbero a questo…In quanto allo strabismo amministrativo con il quale si fa finta di non vedere – addirittura piangendo miseria ogni volta che si propongono e richiedono educatamente interventi concreti sulla zona, invitando, con l’ironia tipica dei cafoni arricchiti, alla clandestinità – si fa rilevare per l’ennesima volta che si spendono enormi risorse al centro e nella periferia orientale, persino per le feste del quartierino, mentre, sulle zone collinari, le strade continuano a essere dissestate e al limite dello smottamento; che queste sono di continuo ricettacolo di rifiuti speciali o deposito di quelli dimenticati o trascurati o lasciati perché fuori dai sacchetti; che i trasporti non differiscono granché da quelli dei Paesi dell’Est; che i luoghi e servizi per l’infanzia e per gli anziani sono limitati e parziali, ad uso e consumo dei propri riferimenti politici; che i terreni una volta agricoli sono stati iperlottizzati per una edilizia di scambio (a favore di tutti i cittadini, centro compreso) senza alcuna infrastruttura a servizio dei residenti laddove in città il sindaco pretende dalle imprese lune e mezze lune; che i controlli ordinari e la sicurezza del territorio sono pressoché inesistenti; che l’arredo urbano e le strutture pubbliche di ricreazione, sport e cultura, neanche a ipotizzarle. Intanto, i residenti continuano a pagare le stesse tasse e imposte di chi vive al centro. E il 21 settembre festeggiano il patrono nella versione prima che si convertisse, quando faceva l’esattore.