Lo scrittore quale futuro? Cresce la solitudine

Giuseppe Lembo

C’è ancora un futuro possibile per chi scrive? Che cosa mai sarà degli uomini di pensiero che si preoccupano di affidare ai libri le loro idee, pensando al bene comune? Purtroppo anche per lo scrittore si prevedono scenari nuovi; scenari di cambio d’epoca che possono modificarne valori, contenuti e soprattutto le prospettive per i tanti che ancora continuano con entusiasmo ed impegno ad esercitare l’arte dello scrivere, un’arte forse non più tale in un’epoca fortemente distratta che pensa di poter vivere con il solo apparire, mettendo da parte l’essere, il pensiero dell’essere, l’universalità dei valori, pilastri di un’umanità che viene da lontano e che per immaginarsi il proprio futuro deve saper conservare facendo parte attiva di un cammino umano condiviso.

Perché è in discussione anche la figura sociale dello scrittore? Il primo segnale di un profondo e crescente malessere è nel rapporto di lunga data tra scrittore ed editore.

Oggi tra gli uni e gli altri c’è una forte inquietudine; ci sono segnali di una forte precarietà che ne mina alla base le prospettive di un cammino insieme.

Tutto questo è il frutto della crisi economica? Non ci sono forse, oltre alla crisi economica, anche altre e più profonde ragioni che stanno ad indicare nella società una profonda condizione di solitudine e di disorientamento ad un punto tale che è sempre più difficile pensare a percorsi di un insieme condiviso?

Anche gli scrittori sono sempre più coinvolti dal pesante clima delle trasformazioni epocali che portano addirittura a mettere in crisi la stessa funzione mediatrice e selettiva del lavoro culturale.

Con preoccupazione, per le crescenti incertezze del futuro possibile, c’è da chiedersi che cosa c’è dietro l’angolo per l’uomo della Terra.

Sopravvivranno il pensiero ed i valori di sempre? Ci sarà ancora spazio per l’etica che sembra ormai scomparsa dagli scenari umani dell’uomo del nostro tempo?

Di questa terribile condizione umana non è purtroppo immune nessuno; ne sono travolti e con grave danno tutti, ma proprio tutti.

Lo scrittore ne è l’ultima pedina coinvolta; il suo genio individuale sempre più solo ed indifferente ai più, è tra l’altro, oggi indifferente anche agli editori che sono colpiti a morte da un indistinto web, con le sue tecnologie innovative che mettono in crisi, modificandone la struttura, il mercato tradizionale e l’intera filiera commerciale colpita a morte da un crescente self publishing che nel nostro Paese sta prendendo sempre più piede, con il risultato di tanti nuovi libri assolutamente privi della necessaria valutazione di qualità.

Perché è esplosa anche la crisi dell’editoria che va coinvolgendo editori e scrittori? La causa scatenante, oltre a quella economica che va riducendo al minimo la vendita dei libri, è soprattutto una causa di crisi dei valori e di una sempre più crescente e diffusa scarsa cultura.

Il prodotto culturale interessa sempre meno; sempre meno certificato, è diffusamente un prodotto da piattaforma digitale che si muove sul mercato globale con assoluta immediatezza facendone invecchiare altrettanto immediatamente i contenuti, con libri stampati fermi sugli scaffali come oggetti della memoria da conservare a quelli che verranno e che forse un giorno, per curiosità, potranno almeno essere sfogliati.

Con queste prospettive che fine faranno gli scrittori? Oltre alla tendenza in atto di un indistinto web, potranno sopravvivere anche attraverso nuove forme di viva socialità, come i club del libro che già cominciano a sorgere in varie parti d’Italia.

Il self publishing sarà una strada digitale che non annullerà, pur mettendolo in crisi, il rapporto con lo scrittore che si fonda essenzialmente sulla fiducia e sulla stima; troverà la sua nuova casa in una socialità culturale nuova che è appunto quella del club del libro, un antitodo per non cancellare gli scrittori dalla scena italiana, riducendone anche l’assordante solitudine di uomini soli ed indifferenti ai più.

Siamo, nelle condizioni in cui ci troviamo, in un momento di forte cambiamento epocale.

Un cambiamento non di poco conto, ma sostanziale; riguarda la comunicazione sempre meno autentica e la comunicazione culturale in particolare, sempre meno culturale e forse per questo, sempre meno ricercata dalla gente che, presa dal modello unico dell’apparire, non sa cosa farsene dell’essere e del pensiero e delle idee di cui si nutre l’essere, vissute come assolutamente secondarie rispetto alle espressioni della materialità quotidiana, partendo proprio dallo stomaco, considerato l’organo umano a cui dare tutto di sé, formando così un popolo sempre più numeroso di “stomaci” da riempire di cibo e non di “cervelli” per pensare e per immaginare idee da confrontare e quindi, condividere con gli altri. Tanto, per dare l’ossigeno necessario ad un sociale condiviso che, ieri come oggi, proprio non può fare a meno degli scrittori, dei pensatori, dei comunicatori autentici; tutti insieme sono il sale del sapere; sono il motore che permette all’insieme umano di crescere facendone singolarmente crescere ogni sua parte che produce così l’uomo delle idee, l’uomo del pensiero, l’uomo dei saperi condivisi, incancellabile patrimonio dell’umanità, necessario ad un presente che voglia e sappia costruire il futuro, guardando, tra l’altro, al suo passato.