Chiesa e lavoro

di Rita Occidente Lupo

La problematica disoccupazionale, incarnata da Papa Francesco, che nel solco della tradizione, rasentante la linea della dottrina sociale, già tracciata da Pio IX. Nel senso dell’interesse verso le masse. E se un tempo  il liberismo, a stretto braccio del socialismo, boomerang di Leone XIII, con l’enciclica Rerum Novarum, sulla giusta mercede agli operai, ora non  più ai padroni drizzata attenzione, bensì all’intero sistema sociale. Non esiste più la gleba di un tempo o la manovalanza da tutelare, bensì l’intero sistema sociale da rimodulare per occupare. A maccia d’olio, dice Papa Francesco, s’estende la crisi disoccupazionale, che mina l’intero pianeta. La solidarietà, non come gesto virtuoso dei singoli, ma capacità di ripensare alle modalità d’approccio al banco lavorativo, per una dignità umana. Sempre più numerosi, quanti si ritrovano ad incrociar le braccia, dopo licenziamenti o casse integrazione spente, tra inevitabili ricadute, anche psicologiche, miccia di violenza serpeggiante. Pensare al futuro, non avendo radicate certezze attuali, fa gelare i polsi, senza il coraggio di recuperare la dimensione universale civica, che vuole il coinvolgimento di tutti i ceti sociali, impegnati nella produittività, al fine anche d’incarnare le parole dell’Apostolo dei Gentili: “Chi non lavora, neppur mangi!” Paulo di Tarso ignorava che ci sarebbero stati tempi in cui sarebbe venuta meno la reale occupazione, non la volontà di quanti avrebbero dovuto esplicarla!