La vittima che non c’è

Angelo Cennamo

 Il vecchio porco che si circonda e che si lascia ammaliare da fanciulle discinte e disinibite, tra aneliti di fama televisiva e fiumi di facile denaro. Un circolo vizioso e viziato dentro il quale una giovane extracomunitaria, “furba di una furbizia orientale propria delle sue origini”, concede se stessa per assecondare assieme alle altre il piacere sessuale del potente e danaroso sovrano. La scena del “bunga bunga” così come rappresentata da Ilda Boccassini nella lunga requisitoria del processo Ruby, ha il sapore di una reprimenda pedagogica volta a condannare, più che un reato, uno stile di vita dissennato e balordo, ai limiti dell’umana decenza, fatto di serate goderecce e di squallidi palpeggiamenti di corpi femminili, inebrianti e lascivi di fronte all’immaginifica prospettiva del successo. Quello di Ruby è un processo senza vittime ma con molti carnefici : la devianza del potere, l’ambizione e il sogno del facile guadagno, la razza orientale che con scaltrezza specula sul luogo comune della sofferenza, la lussuria di chi si vorrebbe rassegnato all’anagrafe, la superficialità di un elite colpevolmente gaudente. Ruby non si è costituita parte civile nel processo. Anzi, nega di aver avuto rapporti intimi con Berlusconi, imputato almeno quanto lei perchè “puttana”. Nel girone dantesco di Arcore, improbabili starlette, le avvenenti signorine senza scrupoli, talvolta si accapigliano per compiacere il papi e guadagnarsi la lauta ricompensa. Tutte insieme messe lì nel mucchio, sono già state condannate alla prostituzione e al pubblico dileggio, manco si trattasse di un delitto. E così Ruby, che per la legge è persona offesa, nell’eloquio del pm si trasforma invece nel carnefice di una moralità perduta, modello nefasto di una generazione bruciata dal vizio e avida di successo. Forse senza volerlo, il pm non intende condannare il reato ma il berlusconismo in sè, con le sue propaggini sociologiche e politiche, e con la sua visione anarchica della libertà, a tratti sospettosa e irriguardosa verso le Istituzioni, compresa quella stessa magistratura che da 20 anni ne rappresenta il reale antagonista, più di ogni partito o movimento politico.