Pontecagnano-Faiano: caso Del Mese, tragedia umana infinita

 Ancora una volta la magistratura si accanisce. La procura di Salerno sia più umana e capisca che in ogni caso stiamo parlando di uomini e non di criminali. Non si parla di un pluriomicida, né tantomeno di un killer seriale. Un uomo che ha bisogno di una riabilitazione deve
andare a casa, come è normale in qualsiasi paese civile. Prima si fanno i processi e poi semmai si mandano in galera i colpevoli, dopo aver esibito prove e aver condannato legalmente un individuo. Quello che sta accadendo all’ex deputato Del Mese lo trovo di una gravità
inaudita, e di una responsabilità morale e civile senza precedenti. Questo vale per qualsiasi individuo e non solo per chi fa o ha fatto politica. Paolo Del Mese un tempo contava molta a Pontecagnano e non solo e il cancello della sua casa era una sorta di girone dantesco. Chi cercava lavoro, chi lavoro per altri, chi semplicemente era lì per esserci. Da bambino ricordo le roboanti feste dell’amicizia con politici e cantanti di livello nazionale. C’era una partecipazione di massa. Che pena vederlo ora ridotto così. Chi gli ha girato le spalle sono le persone che hanno avuto di più. Cittadini, politici, questuanti. Mi ricorda molto la storia di Salverino De Vito, ex potente ministro per il Mezzogiorno. Tempo fa lo incontrai a Bisaccia davanti la porta della sua casa, seduto su una sedia quasi incosciente. E’ morto solo, come se non fosse mai esistito. E’ la triste storia di questo maledetto Paese, ingordo ma cialtrone. La
barbarie della detenzione preventiva è un delitto che va abolito, cancellato da qualsiasi codice penale, civile e morale. Non entro nel merito della vicenda giudiziaria, anche se mi sembra che il processo in questo caso sia stato già fatto sui giornali che in un aula di tribunale, ma trovo davvero sconcertante che un essere umano in difficoltà venga trattato come un delinquente comune e gli venga impedito addirittura di curarsi. Mi sembra invece che altri imputati
dell’inchiesta siano a spasso e liberi di girare, uno addirittura si è candidato a sindaco. Ma che paese è questo? Ad un imputato viene addirittura impedito quasi di curarsi e ad un altro viene permesso di candidarsi a sindaco nel proprio paese? Siamo ormai alla babele del diritto di solidarietà umana, allo sconvolgimento della democrazia e dei canoni di una qualsiasi convivenza civile. La maturità di un sistema Paese si evince dalla equità delle sue leggi, e dalla imparzialità di chi fa rispettare queste leggi senza adoperare mai la
gogna della giustizia per colpire qualcuno o qualcosa. Senza una persecuzione che in molti casi italiani sembra una farsa. Per questo Del Mese deve curarsi. Perché se accadesse qualcosa che potrebbe minare la sua salute, di chi sarà la responsabilità? Perciò io mi appello alla profonda umanità di un uomo come il procuratore Franco Roberti, che è una delle persone che stimo di più, combattente sul fronte della legalità e della trasparenza, che ho conosciuto quando giravo Biutiful Cauntri, di capire e consentire almeno a quest’uomo
di tornare semplicemente uomo, perché in fondo quello che è al di sopra di tutto, è la solidarietà umana e civile. Oltre ad una morale giuridica e tecnica, esiste una morale che si incentra sulla dignità della persona che, come ha scritto Hannah Arendt, non va mai e per nessun motivo oltraggiata.
Andrea D’Ambrosio-regista