La Terra un valore perduto

 Giuseppe Lembo

L’insipienza umana del nostro Paese ha determinato, in modo assolutamente irrecuperabile la forte problematicità del valore della Terra. Un valore che, ad essere pessimisti, per come stanno le cose, è ormai perduto. Indifferenza, abbandoni senza ricambi, mancanza di intelligente politiche agricole, vuoti generazionali e di formazione tecnica, crisi del credito con assenza pressoché totale degli investimenti, hanno fatto della Terra e conseguentemente dell’agricoltura italiana inscindibilemente collegata alla Terra, un mondo privo di qualsiasi impulso umano. La Terra, nonostante le sue tante sofferenze, non può essere assolutamente un valore perduto. L’uomo ha un forte radicamento con la Terra, per cui è difficile pensare, anche nei tempi nuovi di internet, che si possa sradicare. L’uomo ha bisogno della Terra; la sua vita è legata giorno per giorno a tutto quello che viene dalla Terra, l’unica fonte sicura delle risorse necessarie a vivere.

Dalla Terra ci vengono lezioni di vita che pongono tutti noi ancora oggi in modo inscindibile, di fronte ad un binomio che comprende in sé, due elementi assolutamente insostituibili, l’uomo e la sua essenza generatrice che possiamo scoprirla e riscoprirla in quell’ humus di preziosa fertilità che è, da sempre, nelle viscere della Terra a cui l’uomo con saggia condivisione ha saputo legare il corso della sua vita. La Terra con l’uomo, ha in sé caratteristiche di un continuum spazio-temporale che racchiude, tra l’altro, il senso del tempo fatto di passato – presente – futuro.

Il passato è, per l’uomo della Terra, l’appartenenza radicata negli atti dei comportamenti e dell’evoluzione umana così come avvenuta nel tempo; il presente è la quotidianità di un divenire con lo sguardo rivolto al passato, come appartenenza ed identità che, da sempre si rinnova e che ritroviamo viva nel presente che ne ingloba in sé le testimonianze, i saperi, l’umanità proiettando il tutto nel futuro che ci rappresenterà per come noi viviamo oggi e con tutto il bagaglio delle nostre sensazioni, delle nostre storie, delle nostre umane emozioni, dei nostri pensieri, fortemente presenti nei paradigmi della nostra contemporaneità che, mai come oggi, rappresenta gli aspetti dell’uomo nuovo e delle complessità umane, proiettate verso i cambiamenti fortemente sconvolgenti, di un umanesimo sempre più planetario. Mi sembra significativo quanto scritto da TS. Eliot “Tempo presente e tempo passato sono forse entrambi presenti nel tempo futuro”. È questo il percorso naturalmente possibile che deve dare all’uomo del nostro tempo, le necessarie garanzie generazionali per passare dal presente al futuro. Eliot usava un “forse” prudenziale a proposito della presenza del presente e del passato nel tempo del futuro. Nel condividere il pensiero di Eliot, ne metto da parte il “forse” prudenziale e riconosco senza se e senza ma, il passato ed il presente come i presupposti e la vera e propria anima del futuro. Questo anche oggi, un tempo del presente invadente dove tutto della vita umana è fortemente vissuto nell’ immanenza di un presente che assorbe di sé tutto della vita umana nel suo divenire, che per le sue caratteristiche naturalmente mutevoli non può assolutamente esaurirsi nel solo presente, ma che, come ci insegna la lunga storia dell’umanità, ritroviamo da sempre anche nel futuro dell’umanità ed ancora oggi, nel nostro futuro, come parte viva della dualità  presente – passato che, come sempre, diventa inevitabilmente futuro. Oggi siamo di fronte ad una forte illusione collettiva di eternità del presente; è vissuta come espressione umana condivisa di un assordante quotidiano; oggi, presi dal virus del dominio, siamo interessati sempre più all’ Io mondo che ci domina e non ci fa scoprire l’utile ed importante presenza del Noi condiviso, da cui dipende anche il nostro futuro che inevitabilmente ed in sfere ben definite, è fatto di passato e di presente. Il nostro presente non può assolutamente esaurirsi nelle paradossali ed esaustive attese di una contemporaneità limitata che non si propone di diventare futuro, un futuro che si costruisce bene solo sapendo leggere il passato e pensando e vivendo virtuosamente il presente che, in modo certo, ritroveremo nel futuro, superando la falsa illusione collettiva di eternità di un quotidiano, sempre più cattiva maestra per la nostra storia che non si esaurisce assolutamente nell’immanente presente.