Noi ed il nostro tempo

Giuseppe Lembo
Oggi nel nostro Paese, in modo assolutamente anomalo rispetto al resto d’Europa, le modalità di ingresso dei nostri giovani nel mondo del lavoro sono varie ed equivoche; il cosiddetto praticantato altro non è che un periodo abbastanza lungo di sfruttamento mascherato; questo in modo sempre più diffuso ed a tutti i livelli. Dai mestieri alle professioni, tante imprese italiane sempre più confuse sul piano organizzativo e gestionale e per niente in buona salute, essendo sempre più spesso in grave affanno ed ormai prossime al fallimento, non fanno altro che approfittare delle situazioni di assoluta precarietà, utilizzando il lavoro d’ingresso formativo, a basso e/o a costo zero. Tanto per lucrare in modo assolutamente indebito produzione e reddito, senza dare in cambio le dovute garanzie per i giovani che, sempre più abbandonati a se stessi, le provano tutte per cercarsi un lavoro, purtroppo una chimera ormai irraggiungibile. Oltre ai tanti giovani disperatamente alla ricerca di un lavoro necessario ad aprire le porte al futuro, ce ne sono altri, da contare in cifre di milioni (due o tre milioni) che, non lavorano ed ormai assolutamente rassegnati, si rifiutano di cercare il lavoro che non c’è e che mancando, fa venire meno un loro naturale diritto, trattandosi, tra l’altro, di un diritto costituzionalmente garantito. Il mondo giovanile del nostro Paese, assomiglia sempre più, ad un mondo perduto. L’Italia, la nostra patria, non può assolutamente garantirsi un futuro di civiltà, di democrazia e di sviluppo, se non sa rigenerare il rapporto con i suoi giovani, una realtà in divenire assurdamente tradita che, così com’è, ha dato vita ad una questione grave, ossia alla questione giovanile che va con urgenza affrontata e risolta, se ancora, tutti insieme da italiani veri, vogliamo saggiamente e responsabilmente pensare al futuro, al futuro dei nostri figli, purtroppo oggi maledettamente abbandonati a se stessi. La questione giovanile è la prima grande e grave emergenza italiana. A nessuno, proprio a nessuno, è dato far finta di niente e continuare a vivere nell’indifferenza come se niente fosse, come se vivessimo in un Paese assolutamente normale. Ma così, purtroppo, non è! Il nostro Paese, oltre ad essere anormale per come vive il suo presente, è, soprattutto, anormale per come si dimostra distratto ed indifferente al futuro dei propri figli; un futuro tradito dai tanti ladri di futuro che, per garantirsi privilegi e ricchezza nel presente, si sentono nel diritto di estraniarsi e di non considerare come proprio irrinunciabile dovere, pensare anche ai propri figli, per i quali, può anche esserci per casa il mondo, ma non può assolutamente mancare, là dove sono nati, quella solidarietà dell’appartenenza, una costante della storia italiana che ci ha accompagnato sempre e comunque, anche nelle condizioni estreme di povertà e di senza lavoro. L’Italia, oggi Paese della macelleria sociale, Paese di tante diversità, essendo ricco di cose che altri non hanno può, se lo vuole, pensare responsabilmente al futuro dei giovani. Occorre, per questo, la saggezza diffusa degli italiani onesti che, come progetto d’insieme, devono avere l’obiettivo del futuro dei propri figli, sicuramente possibili protagonisti, date le loro ottime caratteristiche genetiche e la fertilità del terreno di appartenenza che insieme può produrre buoni ed abbondanti frutti, utili a sfamare gli uomini della Terra. Per questo nobile obiettivo rispettiamo i nostri figli e con l’entusiasmo di padri nobili, apriamo loro le porte del futuro possibile, mettendo da parte l’egoismo assordante del nostro presente, ormai ripiegato su se stesso proprio per effetto della mancanza di futuro possibile per quelli che verranno ed hanno il naturale diritto di ereditarlo così com’è stato per i loro padri, oggi disumanamente ladri di futuro.