La cultura del merito

Giuseppe Lembo

La meritocrazia è assolutamente infallibile per organizzare un sistema funzionale e capace di dare buoni frutti. La valutazione meritocratica è uno strumento importante ed indispensabile sia nel pubblico che nel privato. Quando manca il merito e la capacità o volontà di riconoscere i risultati che tornano a vantaggio di tutti, allora le cose non funzionano o funzionano veramente male. Il sistema si inceppa e produce di conseguenza non i risultati possibili, ma evidenti e pericolose discrasie che ne inceppano il funzionamento, producendo risultati inevitabilmente negativi. In generale le realtà meglio funzionanti sono quelle dove il sistema riesce a dare il giusto riconoscimento, mettendo al centro il merito; se non si fa questo, a lungo andare si arriva al default; un fallimento annunciato che trova la sua ragione d’essere in una subcultura organizzativa che porta per varie ragioni di opportunismo a deviare dal merito, introducendo altri fattori che ne sono il surrogato o addirittura espressioni degenerative dovute ad inopportune intromissioni del potere che, purtroppo, nelle cose che fa, buone o sbagliate che siano, agisce con assoluta e disinvolta arroganza, pur di raggiungere i suoi fini, pur di autoperpetuarsi nel proprio ruolo. Il nostro Paese non ha una cultura del merito; non ha gli anticorpi necessari per organizzarsela, mettendola al posto giusto per il bene di tutti e per l’obiettivo dichiarato di un buon funzionamento del sistema e di altrettanti buoni risultati raggiunti. E così l’Italia non attenta ad un’organizzazione basata sul merito, fa le sue scelte in modo scelleratamente superficiale e/o peggio ancora con il fine di pensare prima di tutto al proprio tornaconto.

Così facendo, non abbiamo l’uomo giusto al posto giusto; abbiamo sempre più l’uomo sbagliato in posti che occupa immeritatamente e senza i presupposti per poterli occupare. L’Italia malfunziona o peggio ancora non funziona per niente perché manca di cultura meritocratica.

Il Paese è fortemente ammalato di una profonda crisi meritocratica; ormai nel guado, non sa uscirne, perché non ha la forza né la volontà di cambiare. La mancanza di cultura del merito la riscontriamo in tutte le sue parti; dalla politica all’organizzazione delle professioni e delle risorse umane dell’apparato burocratico e della governance che si trova a ricoprire quel posto non per merito, ma per sole scelte di potere da parte di altri che hanno bisogno di costruirsi apparati fedeli e sempre pronti a soddisfare le attese dei potenti che, così facendo, altro non fanno che indebolire e rendere nei risultati, assolutamente inefficiente il sistema. Ma come è possibile che un Paese come il nostro non abbia capito, né minimamente messo in pratica, la cultura del merito, una cultura assolutamente tradita e fortemente assente dai tristi scenari italiani? Non si pensa di decidere saggiamente mettendo a base delle scelte i requisiti dei curricula e quindi il merito, ma per solo spirito di puro opportunismo e di funzionalità al potere di cui si è investiti.

Purtroppo il nostro Paese non è più un Paese saggio e capace di agire per il bene comune; familisticamente prevalgono gli interessi dei pochi contro i più.

Non si vuole un Paese moderno, un Paese efficiente, un Paese che funzioni dando a Cesare quello che è di Cesare.

Da qui l’inevitabile cancellazione della cultura del merito; al suo posto c’è una violenta cultura lobbistica dove tutto si fa per le sole scelte della politica che bada al proprio interesse che è quello del potere senza se e senza ma. La nostra realtà umana e sociale è una realtà paludata; una realtà assolutamente ferma. Non si ha il coraggio di cambiare. Si vive, purtroppo, nella condizione di un presente che è sempre uguale a se stesso ed in quanto tale è sempre più difficile pensare a proiettarsi nel futuro. Così facendo, si sbaglia; così facendo non si fa la cosa giusta, ma solo cose sbagliate che danneggiano il presente e soprattutto danneggiano, non poco, anche il futuro, dove le cosiddette “zone franche” sono assolutamente negative e non producono niente di buono per l’insieme italiano che non vuole cambiare e si muove negativamente, avendo la palla la piede di una consolidata subcultura che si esprime attraverso la sua avversione al merito, assolutamente secondario rispetto alle scelte che vengono determinate dagli apparati che, indifferenti, soprattutto al Sud, spengono le luci sulle umanità tradite, preferendo agire nel silenzio assordante della profonda oscurità.

Occorre uno scatto di orgoglio dell’insieme italiano per cancellare i mali che affliggono la società del nostro Paese e rendono, soprattutto, i giovani privi di slancio vitale per il futuro, sentendosi traditi, esclusi e fuori dal sistema italiano che, per ben funzionare necessita di scelte libere da condizionamenti e basate unicamente sul merito.

Le decisioni che si prendono come scelte arbitrarie, funzionali al potere, non sono decisioni giuste ed utili al buon funzionamento del sistema Paese.

Oltre a cancellare il merito con risultati che creano disagio alla persona, rappresentano in sé un grave problema per la democrazia vilipesa dal mancato rispetto delle regole con un percorso che, per essere credibile, deve avere un uguale andamento per tutti.

L’Italia, questo nostro povero e maltrattato Paese, è, purtroppo, sempre meno un Paese civile e rispettoso dell’uomo; oltre a non riconoscere i diritti, sono ormai sempre più diritti negati, soprattutto nel mondo del lavoro fa spesso violenza gratuita a tanti che, abbandonati a se stessi, incontrano anche la morte, morte che pesa e non poco sulla coscienza di tutti noi, a causa di un silenzio complice che favorisce sempre più il potere dei forti. L’aria italiana, ormai infetta ed avvelenata, è, purtroppo, sempre la stessa. Non è cambiata e non cambierà. Guardando dentro alle cose italiane, i mali ed il disagio passano di mano da un potente all’altro che fa illudere per una soluzione positiva possibile e vicina. Anche Mario Monti, subentrando in condizioni assolutamente emergenziali al governo Berlusconi, dopo circa un ventennio di potere, ha fatto illudere gli italiani facendo credere che dietro l’angolo c’era il cambiamento possibile, con i diritti non più negati e con il rispetto assoluto delle regole, compreso quelle legate al merito, alla cultura del merito.

Parole! Parole! Parole!

Dopo un anno di Governo montiano le cose non sono per niente cambiate; tutto è rimasto come prima; tutto è nel guado ed esprime il fallimento della politica, ridotta a simbolo vivente del fallimento Italia, che è solo formalmente uscita di scena, lavandosi da “Pilato” le mani, dando, come prima un rinnovato vigore alla casta che come mummificata continua a godersi i privilegi di sempre, nell’indifferenza dei più che si sentono vittime sacrificali di un sistema padronale che tutto può. Siamo al capolinea anche se si fa finta che non è così. Questo nostro Paese è ormai prossimo al fallimento; se lo vogliamo veramente salvare e fargli riprendere un cammino virtuoso, deve smetterla di usare ed abusare della vita basata solo sulle indecenti seduzioni e stare alla mercé dei soli poteri forti, i grandi padroni che governano sgovernando e facendo tutti gli affaracci possibili alla faccia del popolo sovrano, ridotto ormai ad un popolo fottuto, senz’anima e senza diritti.

Le conseguenze sono gravi e sempre più visibili. È, per tutto questo, cresciuta l’antipolitica ad un punto tale da essere il primo partito italiano e da portare, cammin facendo, il Paese al caos più assoluto.

Nella vita italiana, una vita con protagonisti soprattutto i potenti, alla base c’è il mito della persona, infarcito com’è di un personalismo che vive di solo presente e di netta chiusura per i giovani che, soprattutto nell’agone politico, non hanno alcun diritto di cittadinanza democratica.

I giovani dell’Italia del Terzo Millennio sono esclusi da tutto; dalla politica al lavoro. I giovani sono i veri protagonisti italiani in quanto la parte precaria del Paese; non devono chiedere niente, perché non hanno diritto a niente. L’Italia che oggi si è consegnata in modo assorbente alla tecnocrazia, è precipitata nel NULLA; così com’è ridotta, non si potrà salvare. L’Italia è ormai un Paese senza futuro; tanto, nonostante le false illusioni create dal Governo dei tecnici. Le aziende sono in crisi, il lavoro non c’è; il reddito nazionale si va sempre più abbassando. Il 60% delle manovre di Monti, aventi come obiettivo dichiarato quello di sollevare l’Italia, creando equità diffusa e sviluppo, hanno purtroppo avuto come risultato finale, una crescita oltre misura delle tasse ed una altrettanto crescente riduzione delle garanzie comprese quelle del merito che hanno trasformato ovunque la società, ormai ammalata ed indifferente a tutto. Questa povera e maltrattata Italia non riesce più a produrre innovazione;  non fa ricerca. Per questo perde le menti migliori, autoconsumandosi e così, sempre più prossima al NULLA. Perché il nostro Paese non dà il giusto peso alla cultura del merito? Perché il nostro Paese non sa guardare oltre il presente e preoccuparsi, come si conviene, del futuro una parte viva della nostra vita che i più guardano con assoluta indifferenza ed estraneità?

Sono dei perché che meritano attente risposte. Sono dei perché che ci mettono, ciascuno per la sua parte, di fronte alle proprie responsabilità. Se non vogliamo creare ulteriori danni all’insieme italiano, dobbiamo responsabilmente fermarci a riflettere; dobbiamo farci carico del ruolo che compete a ciascuno nella società di riferimento; tanto va fatto evitando l’indifferenza verso le scelte che altri fanno anche per ciascuno di noi ed alle quali non si può non interessarsi, considerandole del tutto estranee alla propria vita. L’indifferenza è un modo grave di estraniarsi dalla vita d’insieme che, per essere armonica ed equilibrata, ha bisogno del contributo intelligente di ciascuno di noi. Riprendiamoci, per essere dei buoni cittadini, il ruolo che ci spetta nella società; non sopportiamo più oltre i trasformismi alla Mario Monti, una caratteristica comune a chi governa la cosa pubblica,  andando per strade spesso sbagliate senza preoccuparsene più di tanto.

Evitiamo il male che ci viene dalla politica padrona a cui tutto, ma veramente tutto, è assolutamente lecito. Non facciamo più finta di niente quando i poteri forti agiscono contro di noi. Da veri uomini, agiamo e reagiamo. Da protagonisti attivi e non più da comparse silenziose, evitiamo che i ladri di futuro cattivamente rubino il futuro dei nostri figli. Non è possibile più oltre fare finta di niente. Dobbiamo con forza rivoluzionare la politica; dobbiamo tutti insieme, rivoluzionare la società, sempre più dipendente dal capitale, dal capitale finanziario che, pur non sapendo dov’è, agisce contro i più deboli, dominandoli ad un punto tale da schiavizzarli e/o addirittura da eliminarci con la criminale morte per fame, una tragedia immane ancora disumanamente protagonista nel mondo globale del Terzo Millennio. Oggi ci si agita non tanto nella certezza delle cose, quanto virtualmente, con prove d’autore di uomini in rete, per nuove primavere che profumano di attese di libertà in tante parti del mondo. Aiutiamo a colmare nell’interesse dell’insieme italiano il deficit di democrazia che c’è nel nostro Paese, recuperando alla giusta causa dei diritti, la sovranità del cittadino oggi sempre più a sovranità limitata per effetto del mostro a più teste dei poteri e del mercato finanziario, ormai prossimo a diventare mercato mondiale unico, con un altrettanto unico mercato finanziario con a capo un potentato di tecnologi che non dialogano, non ascoltano; decidono da illuminati avendo come obiettivo finale non il bene comune, ma i propri privilegi ai quali sacrificano tutto e tutti del mondo, compresa la  stessa cultura del merito, ormai cancellata dai potenti della Terra, sempre più indifferenti alla società ed all’uomo del nostro tempo, il cui cammino, per evitare un disastro planetario annunciato, deve essere urgentemente armonizzato al fine di riequilibrare, al fine di creare un mondo nuovo, per un’umanità nuova.