Grappoli di bombe su bambini innocenti

Maddalena Robustelli         

Capita così che in un servizio televisivo, effettuato in un pronto soccorso siriano, vedi solo immagini di persone affannanti ed urlanti, i cui corpi si intravedono a metà dalle gambe in giù. Rifletti, allora, su tale circostanza e comprendi che avviene tutto ciò perché si tratta di genitori che portano i loro figli feriti in braccio e che quei bambini o adolescenti non possono essere visti da noi telespettatori. Immagini, quindi, le loro lacerazioni, il loro sangue, la loro morte e ti chiedi che cosa sia successo, un attentato terroristico o, forse, una bomba esplosa a comando. Senonchè continua il reportage e vieni a sapere che gli aerei siriani, su disposizione del governo retto da Bashar al Assad, hanno sganciato bombe a grappolo proprio nel momento in cui era finito il coprifuoco e quei bambini  ed  adolescenti erano usciti fuori dai loro rifugi per giocare. I tuoi pensieri finiscono allora lì, senti il vuoto nella testa ed un buco allo stomaco, perché continuano a ritornarti alla mente le urla strazianti sentite in quel pronto soccorso pochi secondi prima. Vorresti comunicare ad alta voce le sensazioni che avverti, ma, proprio quando le parole cominciano a venire su dallo sgomento iniziale che ti ha ammutolito, altre immagini, altre notizie, altri accadimenti avvenuti altrove ti offuscano gli occhi. Quegli occhi, ancora fermi al ricordo di qui medici che si affannavano ad accogliere i feriti, dovranno chiudersi a quel ricordo per pensare ad altro. E’ la legge della televisione, mica puoi permetterti di fermare un telegiornale, semmai puoi spegnere il televisore nel caso in cui voglia avere un po’ più di tempo per riflettere su ciò che hai visto. Succede, però, che forse per pigrizia, rassegnazione, o senso d’impotenza la scatola colorata continuerà a far scorrere le immagini in una sequenza pseudo naturale e alla fine sarai tu a non usare il telecomando perché non riesci proprio ad urlare: “basta voglio pensare a ciò che ho visto pochi secondi fa”. E capiterà che quelle bombe a grappolo, che già solo per la loro denominazione ti fanno comprendere che una volta a terra si moltiplicano in altri ordigni esplosivi più piccoli per fare ancora altre vittime, tra due o tre giorni verranno gettate nuovamente su bambini innocenti. Solo che, quando domani ti ritroverai a pensare a quei corpi lacerati, nascosti alle telecamere perché il loro sangue non ti deve sgomentare, non ti vorrai neppure più fermare per riflettere. Continuerai a stare lì davanti al televisore ed aspetterai anche con impazienza un altro reportage, oppure andrai di là in cucina perché la pasta si può scuocere o il sugo si può attaccare alla pentola diventando bruciato, come quei corpi di adolescenti. Arsi vivi dalle bombe a grappolo sganciate su di loro che, ragazzi inconsapevoli, volevano solo giocare un po’ prima di ritornare nei rifugi a lasciar passare  rinchiusa la loro vita senza colpa.