I Padri del deserto e i demoni

don Marcello Stanzione

 I detti e i fatti dei Padri del deserto – lògoi kaì érga, verba et dicta – furono raccolti in ogni tempo con estrema pietà e devozione verso quei santi eremiti, inoltre i Padri, vissuti nel IV e V secolo, rifiutavano, per lo più, decisamente di scrivere. Furono raccolti in pergamene: greche, copte, armene, siriache. In quelle pergamene non furono perpetuati soltanto gli oracoli e i portenti dei Padri e dei loro discepoli, ma anche quelli di certi incogniti secolari che praticavano segretamente i loro precetti e, nascosti in quelle metropoli che i Padri abominavano, furono qualche volte maestri ai loro maestri. Alcuni dei Padri furono anacoreti. Così Antonio il Grande, padre di tutti i monaci, il maestro egiziano che nei secoli si volle venerare all’innocenza pre -adamica, incantava le fiere. Altri, anacoreti con momenti di vita comune presso una chiesa, un forno , un pozzo. Altri ancora, cenobiti in qualche monastero o piccola laura  tra le rupi e i baratri. In maestose e scheletriche montagne essi occuparono caverne di fiere, o scavarono cellari che le facevano somigliare a colombari giganti: in ogni buia bocca delle pietra un corpo d’uomo. Al di fuori di Giovanni e di Elia come modelli originari sembra realmente che i Padri del deserto non abbiano antenati. Nella tipologia cristiana, prima di loro nessuno somiglia a loro. La loro dottrina sembra uscire intera  dalla testa di Antonio il Grande e continua imperterrita, immutata, per diciotto secoli, in tutto l’Oriente cristiano. tutta quanta la Chiesa mistica d’Oriente vi è costruita sopra. Dai lombi spirituali di Antonio uscì la regale progenie dei Padri antichi: uscì Arsenio il Romano, che era stato pedagogo alla corte di Bisanzio e, divenuto monaco a quarant’anni, “nessuno poté dire mai come vivesse”. Uscirono Macario il Grande, Evagrio il Pontico, Illarione, Pastor, Alonuo, Sisone, Poemen, Paisio, Giovanni il Nano, Mosè l’Etiope. Da questi moltitudini d’altri, fino ai maestri del deserto di gaza del secolo VI: Serido, Barsanufio, Giovanni , Dositeo. Uscirono i sublimi maestri siriani del secolo V, Isacco ed Efrem. Il loro magistero informò quello dei loro amici e discepoli, vescovi e dottori d’Oriente: Atanasio, Crisostomo, Basilio , i due Gregori. Attraverso Cassiano il Romano passò a gettare i fondamenti della regola patriarcale di Benedetto da Norcia, di tutto il monachesimo d’Occidente. Più tardi un altro latino, Niceforo il Solitario e Gregorio del Sinai ne trassero la dottrina e la pratica della preghiera del nome di Gesù, la purissima ininterrotta preghiera che è il cuore della Philokalia greca e russa e del romanzo che edificò un intero popolo, I Racconti di un pellegrino al suo padre spirituale. Su di esso si regge ancora oggi l’intero Monte Athos, con i suoi anacoreti di cui nessuno conosce il numero, gli estatici uccelli annidati nelle grotte a piombo sul mare di Karoulìa, vivono ancora oggi le comunità  monastiche slave, le poche skiti russe rimaste. in Occidente quel magistero, dopo un insabbiarsi solo apparente nell’universale disastro del Rinascimento (perché tra i contemplativi di antico ceppo non s’era mai interrotto), riemerse nella grandiosa Controriforma Cattolica. Lo si riassapora inalterato nel cardinale Bona, monaco cistercense, in sant’Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Barnabiti, in Lorenzo Scupoli (che in una celebre traduzione russa è un testo ascetico del mondo slavo). per non dire di colui che ne edificò il sistema, Giovanni della Croce. In quell’epoca di cui tanto si ignora, se non rinacque in occidente l’anacoresi, la  xenìteia nel mondo, o migrazione interiore, toccò in molti uomini cime di perfezione. Nei detti dei Padri del deserto sono presenti diversi riferimenti agli spiriti ribelle e tenebrosi, ecco alcuni di questi detti di saggezza eremitica sui demoni: “Disse Amma Sincletica: “Non è bene arrabbiarsi. Ma se ciò dovesse succedere, non permettere che questo rovini la tua giornata. Poiché è detto: “Non lasciare tramontare il sole. Altrimenti, rovineresti il resto della tua vita. Perché odiare una persona che ti ferisce, quando non è la persona che è cattiva, ma il diavolo? Odia la cattiveria, non la persona malvagia”. “Un fratello domandò a Isidoro: “Perché i demoni hanno così paura di te?”. Il vegliardo gli  rispose: “Perché dal giorno in cui sono diventato monaco mi esercito nel non lasciar arrivare la collera alla mia bocca”. “Un giorno alcune persone portarono a un saggio di Tebe un indemoniato, sperando che egli potesse curarlo. Dopo che gli fu chiesto con insistenza di guarirlo, il saggio disse al demonio: “Esci da questa creatura di Dio”. Il demonio replicò: “Uscirò, ma lascia che ti chieda una cosa. Dimmi, chi sono i capri e chi le pecore?”. Il saggio rispose: “I capri sono quelli come me, ma le pecore solo Dio lo sa”. Udendo ciò il demonio gridò ad alta voce: “Ascolta, è per tua umiltà che io esco”. E in quel preciso istante se ne andò”. “Abramo, il discepolo di Abba Sisoes, fu tentato un giorno dal demonio. E il vegliardo vide che aveva ceduto. Levatosi, tese le mani verso il cielo dicendo: “Dio, che tu lo voglia o no, non ti lascerò finché non l’avrai guarito”. E subito il fratello fu guarito”. “Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: “Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio”. L’anziano gli disse: “Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato”. “Un grande anacoreta, che domandò: “Satana perché mi combatti così?”, udì Satana rispondergli: “Sei tu che fortemente mi combatti”. “I fratelli chiesero ad Abba Agatone: “Padre, quale virtù richiede lo sforzo maggiore nel nostro stile di vita?” Egli rispose: “Perdonatemi, ma non c’è sforzo paragonabile alla preghiera a Dio. Infatti, in qualunque momento tu voglia pregare, i demoni ostili cercano di interromperti. Ovviamente sanno che l’unica cosa che ti intrappola è la preghiera a Dio. Quando intraprendi un buon lavoro e in esso perseveri, ottieni la pace. Ma la preghiera è una battaglia fino all’ultimo respiro”. “Si raccontava che Amma Sarra, per tredici anni, ebbe molto a lottare con il demone della fornicazione e che non pregò mai di essere liberata dalla lotta, ma diceva piuttosto: “O Dio, dammi la forza”. “Un’altra volta, alcune persone condussero a Abba Longino un indemoniato. Egli disse loro: “Io non posso fare niente per voi, andate invece da Abba Zenone”. Più tardi Abba Zenone cominciò a far pressione sul demone per cacciarlo e questi si mise a gridare: Abba Zenone, pensi forse che me ne vada per te? Ma ecco Abba Longino che prega laggiù e mi apostrofa per insultarmi; è nel timore delle sue preghiere che me ne vado, perché a te non avrei risposto”. “Un anziano andò a fare visita a un altro. Mentre stavano parlando , uno di loro disse: “Sono morto a questo mondo”. L’altro gli rispose: “Non essere così sicuro di te stesso fino a quando sei morto veramente, poiché se anche tu credi di essere morto, Satana non lo è”. “Abba  Macario disse: Se conserviamo il ricordo dei torti che ci hanno causato gli uomini noi sopprimiamo la forza del ricordo di Dio. Ma se ricordiamo i mali dei demoni, saremo invulnerabili”. “Un anacoreta vide un demone che ne spingeva un altro perché andasse a svegliare un monaco. Udì l’altro dire: “Non posso farlo, perché una volta l’ho svegliato ed egli si è alzato e mi ha bruciato con i suoi Salmi e le sue preghiere”. “Un giorno Abba Macario stava tornando alla sua cella dalla palude trascinando dei rami di palma. Ecco, però, che lungo la via incontrò il diavolo che aveva in mano una falce e cerò di attaccarlo. Ma non ci riuscì. Disse allora: “Sto soffrendo molto per causa tua, Macario. Faccio ciò che fai tu. Quando digiuni non mangio e quando vegli non dormo. Eppure, c’è solamente una cosa nella quale mi superi”. Chiese Abba Macario: “Quale?”. Rispose il demonio: “La tua umiltà, e per questo sono impotente di fronte a te!”. “Il medesimo Abba Nilo raccontò che i pensieri suggerivano al padre Isidoro di Scete: “Seri un grande uomo”; ed egli diceva loro: “Assomiglio forse al padre Antonio? O sono diventato proprio come il ,padre Pambone o come gli altri padri che sono piaciuti a Dio?”. Con queste obiezioni si metteva in pace. Quando l’ostilità dei demoni lo portava allo sconforto facendogli temere di essere gettato, dopo tutto questo, all’inferno, diceva loro: “Dovessi anche essere gettato all’inferno, troverei sempre voi sotto di me!”. “Un monaco chiese ad Abba Pambone: “Perché i demoni mi trattengono dal compiere il bene in favore del mio prossimo?” L’anziano disse: “Non parlare in questo modo, o farai passare Dio per un bugiardo. Perché non dici che sei tu a non volere essere altruista? Tempo fa, Dio disse: “Vi ho dato il potere di calpestare scorpioni e serpenti e tutte le forze del male. Perché dunque, tu non calpesti lo spirito del male?”. “Il padre Antonio disse: “Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra, e dissi gemendo: – Chi mai potrà scamparne? E udii una voce che mi disse: – L’umiltà”.