A te che leggi dopo mezzanotte…”Io che non vivo più d’un’ora senza te…”

Giuliana Rocci

“Io che non vivo più d’un’ora senza te, come posso stare una vita senza te, sei mio, sei mio…”  Anche quella canzone, faceva al caso suo decisamente. Era  sempre così che andava a finire. Lo spediva a quel paese, anzi s’innervosiva, giacchè restava sempre fermo ad una posizione ormai diventata stantìa, perchè in fondo era essenzialmente monotono, malgrado s’impegnasse a volte a cercare corde d’humour stucchevoli, nel vano tentativo di suscitare l’ilarità. Non era brioso, anzi piuttosto ombroso, grigio di spessore caratteriale, anche se tentava d’andar contro il tempo con un look che lo ringiovanisse. In effetti, il suo narcisismo spiccava dai mocassini, ma si  spegneva nell’agire. Andava avanti con quel comportamento, che tentava di mantenere la sua persona esente da certi gossip, con tanto di distanza, ma scivolava sulla scorza della fragilità emotiva, dinanzi al suo sguardo perennemente infelice. Perchè lo era, anche se cercava di drogare la sua immagine dietro una pila d’impegni lavorativi. D’occupare le sue giornate al punto da non pensare a quanto il suo privato gli rimandava. Quello dal quale non aveva mai avuto il coraggio di sbarazzarsi, ma che ora gli pesava troppo! Lei lo aveva conosciuto così, tra una battuta ed un impegno. In una sera qualunque, vestita del grigiore autunnale, con la sola pretesa di mandare avanti la notte, amica delle tenebre invernali. Da allora, il tempo aveva soffiato la polvere del tempo e s’eran ritrovati ancora insieme: perchè malgrado tutto, erano ancora insieme. Non si sarebbero mai persi, ma lei non reggeva più quella sua aridità di cuore. Quei suoi salti sentimentali, quel suo concedersi e negarsi, in un gioco che non era neanche più quello iniziale del gatto col topo. Fino a che punto lui non l’amasse non lo sapeva: era convinta che tenesse a lei infinitamente, anche se non glielo dimostrava mai! Per convenienza, giacchè non avrebbe mai rinnegato per pudore pubblico un’ errata scelta matrimoniale, fatta al tempo in cui avrebbe dovuto viversi la giovinezza e non costiparsi d’un ruolo genitoriale. Al tempo in cui doveva esplorare la vita, senza sentirne il peso delle responsabilità. Era stato alla scuola dei doveri, prima che a quella dei piaceri. Quest’ultimi, comunque se li era ritagliati nel tempo, rivestiti di abitudini a volte agresti, ben contrastanti con un’immagine che aveva poi assunto. E che ora rischiava di smarrire sempre più. Stava perdendo identità, spessore, quello che valeva, perchè le circostanze, da un bel po’ non giravano a suo favore. Lei lo sapeva, lo vedeva ed amandolo senza alcun interesse, gli stava accanto iniettandogli quell’energia che lui perdeva giorno dopo giorno. Ma con lei, era sempre lo stesso: sembrava non capire quanto gli desse e quanto fosse importante per lui. Non s’arrendeva e credeva che la vita dovesse essergli fedele. Era così che, esasperata,  tentava sempre di recidere quel legame, rapporto, non sapeva neanche più come definire quell’alchimìa che l’infelicitava, ma che non si smollava. Chi avrebbe retto una situazione del genere così a lungo? Come si può giocare col cuore così in eterno? Erano tanti a dirglielo ed a darle ragione, senza conoscere i toni esatti della questione. Possibile che lui fosse così spietato nel non arrendersi all’evidenza che lei era la sua compagna di vita che doveva senza riserve amare?  Continuava a negarle quell’appagamento morale che le urgeva: era così che pur sapendo che ormai non viveva un’ora senza il pensiero che lui fosse dall’altra parte, si convinceva di tanto in tanto che doveva pur finire quella giostra sentimentale e tentava di mandare in frantumi quel gioco, soffrendo da cani e costringendosi a non calcolarlo più. Ma puntualmente, succedeva qualcosa per cui lo ritrovava: il karma non mollava le loro esistenze insieme!

Un pensiero su “A te che leggi dopo mezzanotte…”Io che non vivo più d’un’ora senza te…”

  1. ….ma proprio quando stava sul punto di mollarlo, capitò, non tanto per caso, qualcosa che le fece cambiare quel progetto di separazione che sembrava ormai decisa a compiere.
    Forse proprio perché credeva di essere arrivata ad un punto di non ritorno si azzardò a fare una cosa che – anche per educazione- non avrebbe mai osato fare in vita sua: frugò nelle carte di lui.
    Trovò un’agenda e cominciò a leggerla di nascosto.
    Pagina per pagina c’erano scritti tutti i lapidari resoconti della vita del suo uomo, incredibilmente ribaltati di 180 gradi rispetto ai suoi.

    18 marzo 2011
    Non reggo più la sua aridità di cuore!

    23 maggio 2011
    I suoi salti sentimentali mi sono ormai insopportabili!

    12 giugno 2011
    Si concede e si nega: perché fa così?

    27 settembre 2011
    Sono convinto che non mi ami più!

    L’ultimo recitava così:

    25 dicembre 2011
    Basta! Non sono importante per lei.

    Forse lui era sul punto di fare ciò che lei era sul punto di fare, chissà.
    Certo è che quei laconici commenti, che con grafia anonima coprivano piccoli angoli di un’anomima agenda, attestavano la perfetta incomunicabilità di una coppia: stavano vivendo un’esistenza perfettamente identica sia sul – come dire – palcoscenico della vita sia dietro le quinte ovvero nei rispettivi “camerini” dei singoli retropensieri.

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