A te che leggi dopo mezzanotte…”Io vagabonda…”

Giuliana Rocci

Io vagabonda che son io, vagabonda che non solo altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù m’è rimasto Dio…” Decisamente si sentiva un’eterna vagabonda, coi lacci della vita che le impedivano di poter andare là dove la fantasia o il cuore le suggerivano. Era spesso imbrigliata nella rete dell’abitudine, dietro quel lavoro che anche se la portava su e giù per tanto asfalto, finiva sempre per rimandarle note di melanconia appena accendeva il motore ed il display digitale le faceva compagnia con le sue mille luci. A volte era così assorta nei pensieri, che la rimandavano a sogni ed illusioni, a sensazioni ed a grumi di nostalgia, che si perdeva nella meta da raggiungere. Era finita così una sera in tre posti diversi, sbagliando sempre la direzione: con grande pazienza di chi l’aveva dovuta attendere da un’ora per lavoro! La testa, a volte, la perdeva, si diceva, giacchè i sentimenti scazzottavano insieme a mille volti, non riuscendo però a non farle sentire le smanie di ciò che aveva dentro. Perchè, malgrado tutto, non riusciva a non sentirle le nevralgìe del cuore. A non dare man forte alla mitrale, che iniziava a sbuffare un po’ troppo: ma la sclerocardia, in ogni caso non l’avrebbe mai avuta per compagna! Era restata ancora con quella cintura a molla blu, con quella gonna jeans a tubino incollata ai ricordi di km. d’asfalto sotto il suo sguardo. Che tra una foto col cellulare ed una risposta furtiva al telefonino, tutto sommato la squadrava fingendo indifferenza. Tranne una sera, che malgrado tanti, le s’era avvicinato, le aveva sorriso, le aveva teso la mano come a tanti per ringraziarla…ma a lei l’aveva stretta!!! In modo particolare, in una breve frazione di tempo, come a dirle che per lui non era come gli altri,,,scosse d’adrenalina, il cuore   all’impazzata, non sapendo se seguirlo tra la folla o allontanarsi come altri dignitosamente. Aveva cenato con foga,  ricordava rimpiangendo il cuore al cioccolato con lui, divorato qualche sera prima, come le ultime parole che le martellavano le tempie. Il suo sguardo in macchina terrorizzato, quando  gli aveva rivelato che l’indomani sarebbe partita all’alba…non avrebbe potuto salutarla…ancora non riusciva a mandar giù quanto l’era successo così in fretta e strepitosamente, con la sfinge di scarsa empatia, così lo giudicavano un po’ tutti. Lui, con una scatola di biscotti a servirla, con i canestrelli piemontesi spolverati di zucchero che gli avevan regalato; che appena arrivava, sbrigava tutti per stare con lei… che sbandava a vederla e poi le confidava, staccandosi dal pc del suo ufficio: “Ma ti ho scritto due minuti fa, stasera devo esser a cena con…non possiamo purtroppo, ma solo rimandato il nostro appuntamento…!” Ci sarebbe stato un luogo in cui dimenticare quanto le bruciava dentro? Ricordava quando  s’era scrollata di dosso quella pioggia pomeridiana che l’aveva infradiciata sotto l’ombrello…non sapeva più quale distanza mettere ai ricordi, a quel suo “Restiamo coi piedi a terra” al suo dirgli “Ti seguo…!” Si rendeva conto che si ritrovava a vagabondare nei meandri esangui del suo cuore, ma Dio era ancora lassù: ricordò quando avevano pregato insieme e si chiese che fine avessero fatto quelle sue suppliche verso il cielo, a testa china, accanto a lui, incrociandosi con lo sguardo senza rivelare ciò che portavano in cuore!