Pavarotti indimenticato

di Rita Occidente Lupo

E col tempo, si rischia di dimenticare. Ma, per i grandi uomini, sembra non valere quella ch’è opinione diffusa. Grandi non solo nella stazza o nella mole intellettuale. Il caso di Luciano Pavarotti, tranquillamente ribattezzabile “Voce del nostro tempo” senza emulare il grande Sinatra. Ma, su un piano diverso, quello della lirica: il bravo Frank non avrebbe a dolersene. Perchè, di quell’omone bruno, venuto su da umili origini, con l’unico neo di voler cantare a squarciagola, ancora oggi in tanti a sentirne la mancanza. Nel primo lustro del suo decesso, i tanti big contemporanei, al Municipale di Modena, per rivivere quell’esperienza musicale, che scortò l’ugola d’oro fino alla fine. Fin quando la sua lotta impari col tumore pancreatico, non l’ebbe vinta su di lui. Che a 72 lasciava la sua amata Nicoletta, ex allieva e coniuge in seconde nozze, tra un vespaio mediatico, in merito alla miliardaria eredità da spartire con gli eredi legittimi. Ma Nicoletta era restata accanto al suo maestro dai primi momenti in cui l’aveva conosciuto e se n’era innamorata: dandogli anche la gioia della piccola Alice. Pavarotti, in alternativa a Caruso, in connubio con Bocelli, ancora oggi lascia un nodo di commozione oltre oceano. Laddove anche l’America gli arrise, tributandogli riconoscimenti notevoli alla carriera. Luciano, un amico per tanti che lo conobbero, un compagno di strada per chi amò sorridergli, duettando a più riprese!