E’ ormai tempo di fermarsi e riflettere

Giuseppe Lembo

L’Europa, così come si è andata strutturando, è ormai al capolinea; non serve più a nessuno, se non a quanti hanno interesse ad accumulare ricchezza, sottraendo anche l’ultimo euro alla gente ormai disperata e che proprio non ce la fa più a campare. Fanaticamente interessati a tenere in piedi questo modello di Europa sono i tedeschi che, ciecamente e con le proprie mani, per eccesso di egoismo, si vanno preparando ad un futuro poco europeo, con protagonista quel solo sistema economico-finanziario da geopolitica economica avente per obiettivo il progetto del dominio sugli altri. Continuare a sostenere un’Europa unicamente sbilanciata sulla Germania, è come stare al capezzale di una persona morente, dalla lenta e lunga agonia. Non giova a nessuno e tanto meno al nostro paese assistere impotenti ad un’agonia da morte sicura. Abbiamo bisogno di vita; abbiamo bisogno di azioni vitali per credere nel futuro ed evitare il danno di un fallimento che sarà tanto più catastrofico quanto più se ne allungano i tempi e quindi la lenta agonia. Perché non succeda questo e quindi continuare a credere nel futuro europeo, è urgente e necessario riformare le istituzioni europee e dare la dovuta anima al progetto sempre più secondario di una EUROPA DEI POPOLI. A che serve la moneta unica, se di unico non abbiamo niente. Che cosa ci unisce come Europa? Tutto è, purtroppo, distinto e separato. Siamo, così facendo, di fronte al fallimento di Maastricht; tanto, per effetto di meccanismi e tecnicismi che non hanno funzionato, perché assolutamente lontani dagli obiettivi d’insieme mai nati, pur essendo possibile farli nascere, date le tante affinità culturali, di valori, di cultura e di saperi che tendono ad unirci ed a diventare vere e proprie necessità antropiche da “cittadini comuni”. Il senso comune dell’appartenenza all’Europa, da parte dei popoli, è, purtroppo, in crisi per l’assoluta mancanza di un percorso d’insieme umano, necessario a trasformare l’Europa sognata in Europa pienamente realizzata, così come nei sogni dei popoli. Questo è, ormai, mancato; ne è conseguito il grave danno di un progetto d’Europa, purtroppo, abortito e senza prospettive di futuro. Il percorso dello stare insieme è in crescente affanno; alla base ci sono i problemi di sempre. Manca la solidarietà e la volontà di sostenere, allentando le tensioni in atto, un possibile futuro europeo per tutti, compresi i paesi periferici ed in difficoltà e rilanciando la domanda europea per tutti i Paesi dell’Unione, nessuno escluso. Se si vuole pensare a tanto, il primo convinto segnale, un segnale veramente europeo, deve venire da tutti, Germania in testa, per aiutare la Grecia a risollevarsi, senza ulteriori danni e sofferenze per la sua gente, ormai al limite della sopportazione. Io voglio ancora credere, come possibile, il sogno di un’Europa veramente unita; si tratta di un grande sogno per il quale non bastano più le sole politiche di consolidamento dei bilanci di ogni singolo Stato membro e la realizzazione dell’unificazione fiscale, bancaria e macroeconomica. Per salvare l’Europa e renderla veramente unita e solidale, oltre all’unificazione fiscale, occorre una vera unificazione politica; uno stato unico e sovrano, al di fuori ed al di sopra delle sovranità nazionali. Tanto è necessario per avvicinare le distanze umane e far credere a ciascun cittadino europeo nell’appartenenza all’Europa, un unico e grande Stato, non più diviso ed in conflitto, ma unito ed impegnato per il bene di tutti, nessuno escluso, a camminare insieme, pensando insieme, al bene comune. Purtroppo l’Europa ha una lunga storia di non facile convivenza; i suoi popoli hanno conosciuto, anche più volte, il conflitto degli uni contro gli altri armati. In queste lunghe storie di conflitti armati degli uni contro gli altri, in primo piano c’è proprio la Germania; oggi nell’ambito dei popoli d’Europa, ha assunto un ruolo centrale con un forte e decisivo potere di veto nelle scelte che contano; mentre fa questo, trae non pochi benefici economico-finanziari alla sua centralità geopolitica europea e spregiudicamene, nei confronti di chi è in condizioni di temporaneo disagio socio-economico e finanziario, imponendo dictat assolutistici da vero e proprio padre-padrone che tutto può ed a cui tutto si deve. Speriamo che la madre Germania non dimentichi il suo passato e non tiri più del dovuto la corda, tanto da farla spezzare. Se dovesse succedere questo, allora i guai non sarebbero semplicemente dei paesi periferici dell’Europa, oggi in grande difficoltà economico-finanziaria; sarebbero guai, altrettanto seri, anche per la stessa Germania che, inopportunamente sta alzando un poco troppo la voce e dimostra di svolgere un ruolo poco intelligente ed accorto di Stato sovrano, responsabile non solo dei propri destini, ma anche dei destini comuni ad altri con cui si sta insieme, pensando, purtroppo, poco ed in maniera poco convinta, ad un comune destino europeo. Mettendo da parte inopportune strategie di potere, c’è da augurarsi che, la Merkel, tallonata com’è dal nuovo arrivato presidente francese Francois Hollande, tra l’altro fortemente immalinconito per essere orfano di Segoléne Royal (hanno vissuto insieme per trent’anni; quattro figli, si sono separati nel 2007), non pensi troppo ai soli affari tedeschi, ma si apra, come necessario, ad una politica europea da nuovo corso, fatta più di scelte condivise che di veti reciproci, dannosi non solo a questo o quel Paese, ma all’intera Europa Unita che, da subito, deve sapersi dare un’immagine nuova e di civiltà del futuro del mondo globale, un mondo sicuramente nuovo, dove le sovranità nazionali limitate non servono a niente, in quanto, per tutti c’è il cammino nonviolento e di pace di un’unica e grande società-mondo, ospitata  da una grande ed accogliente Terra-Stato.

 

                                                                                               

Un pensiero su “E’ ormai tempo di fermarsi e riflettere

  1. Speriamo in questa Terra Stato al più presto. Due malinconie: a) Come vivranno nel breve quanti – molti e ancor di più! – perderanno beni, lavoro, casa? b) Cosa dire di coloro che dalle loro scrivanie hanno fornito e continuano a fornire soldi alle banche, per “salvarle”? Da soli, avrebbero sfamato l’umanità per 600 anni!
    Inutile illudersi, peraltro: chi progetta a tavolino una certa distruzione dell’umanità (i cosiddetti Bildeberg, per tutti), come ruota che tracima tutto quanto incontri, è troppo “forte”, e continuerà a fare giochi “bancari”, sul “cibo” (vero nulla), sui “farmaci” (un concerto di veleni), sulle “energie” (basterebbero la nucleare debole e/o la solare, od anche l’idrogeno).
    Ma come fare, davvero, con quanti non ce la fanno più? Nessuna indennità mensile, nessun sussidio per un tetto?
    E cosa fare per la Terra, allo stremo per tutti i veleni che la ingolfano nei mari, sulle terre, per aria?
    Chi “pensa” in luogo degli uomini che discernono sempre più queste negative variabili e che non riescono a “muoversi”?

I commenti sono chiusi.