A te che leggi dopo mezzanotte…”Credevo fosse amore invece era un calesse”

Giuliana Rocci

L’era sempre piaciuto Massimo Troisi: per quella ruga di malinconia, che gli scavava la fronte sul più bello e che lo rendeva un comico a metà. Soprattutto quando recitava per amore. E la sua, sembrava davvero una di quelle tante pellicole che lo scugnizzo aveva girate “Credevo fosse amore, invece era un calesse…” quando fa di tutto per avere il cuore della donna amata, Cecilia, giungendo perfino ad andare da una maga, che previa ciocca di lei, crea una sorta di fattura per il ritorno amoroso. Che in effetti avviene anche, dopo tante peripezie…però alla fine è lui, Tommaso, ad accorgersi di non provare più amore! Quella storia le sembrava molto simile alla sua per contorni: era una vita quasi, che stava dietro alle paturnie emotive di lui. A quei suoi capitomboli umorali: addirittura aveva dovuto annuire a sorde spine di gelosia, quando le avevano riferito di altre odalische, che amavano corteggiarlo. E lui, da gran pavone, a lisciarsi le penne della vittoria!Aveva sempre portato a spasso una buona dose vanesia, che l’inorgogliva, dietro gli occhiali scuri, che ai primi raggi solari, infilava per lusingare quella corda narcisistica, che tutto sommato gli arrideva ancora. Lei s’era sempre chiesta fino a che punto i loro gusti, collimassero: lei, sempre perfettamente alla moda, con quel tocco raffinato che si distingueva agli occhi di tutti. Lui, aveva invece in dote, figure “care” economicamente, tutt’altro che di gusto. La prima volta che lei aveva intravisto tale “accessorio”, era rimasta stupefatta perchè le sue antenne le avevan rimandato l’immagine del cattivo gusto ed aveva avvertito negatività monche d’alcuna grazia. Quella dote innata, che gli antichi attribuivano alle divinità olimpiche, mentre i comuni mortali l’ascrivono a chi nasce da nobile schiatta o vanta natali non agresti, anche per razza. Infatti, se lei fosse nata in un altro Paese, forse sarebbe stata diversa: avrebbe amato esser figlia dei Sioux, per quel loro parlare alla luna o vivere le loro ritualità tra lo sciabordìo dei fiumi, in un contatto immediato con la natura e con la verità, saggezza della pace al calumet! Si sarebbe sentita una figlia della luna, per quel suo ritrovarsi sempre sotto quella palla perlacea inquisitoria come in quel momento, in cui si rendeva conto che Troisi, aveva capito che l’amore finisce quando non alimentato…anche se, certi fili magici, non hanno bisogno di ciarlatane medianiche…Lei si rendeva conto che per lui, probabilmente, quel rapporto non era mai stato amore…Un calesse? Eppure nei suoi occhi, aveva scorto i suoi orizzonti, come quando lui si tuffava in quegli scrosci di risate, felice al solo vederla. Era gioioso con lei: costantemente alle prese con il suo self control, ingessava la naturalezza che sembrava non conoscere normalmente. Con lei, invece, recuperava quello che gli mancava…una generosa fetta della sua vita, che non aveva mai vissuto: la giovinezza!Come se questa gli fosse stata costruita in maniera diversa dal suo corso spontaneo! Restava un uomo con la voglia della spensieratezza che non possedeva ed in ciò, ritornava bambino, per recuperare giorni ed anni, vissuti in altre mansioni. Spento, spesso giù di tono, nel costante esercizio di compromissione volitiva, succube della forza che altri al suo fianco gli scaricavano, conoscendone i limiti perbenistici. Perchè era il nemico di se stesso: steso dalle sue convinzioni sociali, dai timori reverenziali, dalla  mentalità asfittica…s’era abituato a tirare a campare: una filosofia di vita, fingendo di prender tutto sottogamba,  uscendosene con battutine inglesi spartiacque, quando diventava asfissiante l’assedio per l’ indecisione. Giammai svezzato, aveva sentenziato più di qualcuno, dinanzi a certi suoi errori, caricati dal non aver saputo agire autonomamente. Quello che in tanti gli criticavano, appunto, la mancata capacità di coraggio nelle scelte più dirette. Lei l’aveva sperimentato sulla propria pelle, lo conosceva a menadito, ma capiva che avrebbe voluto esser spesso come non era. Ormai sembrava esautorato anche nella rigidità esistenziale: avrebbe capito che l’amore, il polso dell’esistenza, per essere felici?Intanto lei, si ritrovava come Troisi, dopo aver fatto di tutto per recuperarlo…Cecilia con Enea senz’amore, lui come Cecilia? Intanto lei dopo oltre un mese del suo silenzio, guardava oltre la sua città…da un’altra parte, anche se lontano, in poche righe di mailt, c’era chi non andava tanto per le lunghe, per darle il polso dei suoi sentimenti autentici! Come quell’altro che, trasferito dal Sud al Nord, le inviava un bacio…che sapeva ancora di amarezza nell’essersi dovuto staccare da lei due anni prima, per quel beneedetto lavoro, che ogni biennio circa, gl’imponeva nuove città! Ma ancora, per lui, che non aveva cancellato il suo numero dal cell…lei era importante!