A te che leggi …”A mezzanotte sai che io ti penserò…”

Giuliana Rocci

“A mezzanotte sai che io ti penserò ovunque tu sarai sei mio e stringerò il cuscino fra le braccia..” Il supermolleggiato continuava a cullarle le malinconie, mentre sperava che lui a mezzanotte, come faceva lei, con o senza luna, potesse allentare le sue tensioni e pensarla. Celentano la faceva ancora andare indietro nel tempo, ricordandole  un’estate ad una sagra, trascorsa tra l’assediante calura compressiva di vertigini ipotensive e qualcosa di strano come prodotto tipico commestibile, che non aveva mai saputo prima esistere. Lui la guardava divertito, col pull sulle spalle, una maglietta nera Lacoste, mentre lei coi jeans blu strizzati a pelle, pensava seriamente preoccupata al gel tra i riccioli, se resistente all’umido serale, che li minacciava sotto le stelle agostane.  Acqua e sale, sembrava quel suo rapporto: un po’ perchè lasciava sempre in bocca, dopo ogni incontro con lui, la salsedine marina, un po’ perchè sembrava sempre fresco, come acqua da una sorgente in ogni sorriso. Ora, forse, non l’avrebbe più rivisto? Si ritrovò a guardare una bussola, lasciata a caso sulla sua scrivania affastellata di scartoffie: l’aveva regalata uguale anche a lui e già anni prima, sperando comprendesse che anche il più dritto ago calamitato, finisce prima o poi per ossidarsi, se non posizionato nel modo giusto! Sapeva che di lì a qualche giorno, avrebbe avuto bisogno di lei più che mai…infatti, ora, era in recenti marosi, che gli chiedevano azione. E lui,  testardo come un mulo per alcune situazioni, ma timidamente inceppato per altre. Sapeva andare fino in fondo, quando convinto, come indietreggiare, se assediato dalle immagini sociali. Un mix, uomo-bambino, che sapeva anche sorridere di poco, come tenersi tutto dentro, in quelle implosioni che nessuno capiva. Tranne lei, che non aveva neanche più bisogno di guardarlo…lo sentiva a pelle ovunque! ! “E da un pugno chiuso una carezza, nascerà…” Lui avrebbe avuto bisogno d’aprirlo quel pugno, che spesso teneva serrato prima con se stesso! Se avesse capito fino in fondo quanto lei lo stimava! Forse troppo per quello che realmente era. Perchè lei lo conosceva meglio di se stesso: amava in lui ciò che neanche lui riusciva a decodificare spesso, irretito da quelle corde egoistiche, che lo rendevano schiavo. Infatti, il suo vittimismo, lo rintuzzava, anche se lo invitava di volta in volta a fuggire da una cappa esistenziale che s’era creata intorno. Semplicemente vassallo di figure imponenti, che gli stavano  intorno costantemente. Quando avrebbe infranto le sbarre della sua gabbia dorata? Mentre se lo chiedeva, una sua foto di anni addietro: lui su un campo di calcio, in attesa della palla da calciare. In piedi…ora era giunto il momento di calciare ciò che non andava della sua esistenza, affinchè continuasse a restare in piedi…lei lo avrebbe ancora una volta preso per mano, ma avrebbe atteso solo un’altra settimana un suo segnale, prima di stracciare definitivamente quella favola bella, che li aveva uniti nell’amore vero per tanto tempo!