Del Domani…

Giovanna Rezzoagli

… nessuno ha la certezza. Certo, lo sappiamo razionalmente tutti. E’ la nostra maledizione di esseri pensanti che occupano una grande parte della loro esistenza a cercare di dimenticare la loro finitudine. Compenetrare a livello emozionale questa, tutto sommato semplice, evidenza, può essere assai difficile. I più grandi filosofi hanno disquisito sulla questione, a volte giungendo a conclusioni diametralmente opposte. Ai nostri tempi in cui per la filosofia e, più in generale, per l’esercizio del pensiero  sembra non esserci spazio, è ancora più facile perdersi nella paura. Se è logico e consequenziale che ad ogni inizio debba necessariamente seguire una fine, non è affatto logico e tantomeno appare consequenziale ipotizzare che la fine possa sopraggiungere anche domani. Anche tra un istante, ma  su questa riflessione nessuno vuole soffermarsi. Questo è logico: è autoprotezione dal dolore e dalla sofferenza. Logico ma profondamente sbagliato, perché ci rende privi di difesa di fronte agli stravolgimenti della vita. La realtà, nuda e cruda, è che ciascuno di noi è fragile, come è fragile la nostra esistenza. “Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si chiama disperazione.” Victor Hugo In questa semplice frase è racchiusa, a mio avviso, l’essenza del puro dolore. Ma è anche una grande verità. Quando la notte tra sabato e domenica la terra ha tremato, poche ore dopo che era stata spezzata la vita di una ragazza di soli sedici anni, Melissa, come non confrontarsi con la caducità? Vai a letto la sera e quasi ritieni che sia scontato rialzarsi la mattina, vedi tua figlia andare a scuola al mattino e dai per scontato che torni per pranzo. Lo scorso sabato ci è stato brutalmente ricordato che di scontato, nella vita, ci sono solo due realtà: la vita e la morte. Come poi non relazionare la furia di madre natura con quella senza scopo dell’essere umano? Questa è la realtà che ciascuno di noi, senza sconti, cerca disperatamente di negare. Oggi ci siamo, domani forse. Di certo verrà il giorno in cui non ci saremo più. Cercare di interiorizzare questa verità, probabilmente, è l’unica difesa che possediamo per non scivolare in quella disperazione mirabilmente descritta da Victor Hugo. L’intensità sottile della disperazione può durare un battito del nostro cuore o una vita intera. A me piace pensare che non moriremo mai del tutto, ma vivremo per sempre nel ricordo di chi ci avrà amato, per un istante o per una vita intera.

 

 

4 pensieri su “Del Domani…

  1. E’ talmente logico (e quindi trovato spaventoso) che le religioni vivono, prosperano e ingrassano su queste paure. Raramente uno vive con la sensazione che, nell’arco di un’ora, qualcuno può guardare il tuo corpo disteso orizzontalmente. Eppure non c’è nulla di più ovvio e naturale. Qualcuno dirà: fatalità, imprevisto, disgrazia…
    “Carpe diem, quam minimum credula postero”.
    Con la consapevolezza piena che il giorno finirà, si spera, con la serenità di un tramonto con i colori rosso aranciati e non per lo stupido schianto dell’auto giù da un viadotto.

  2. Ha ragione, gentile Corinna. Il delicatissimo tema della paura della morte e la connessione di tale paura con la nacita delle religioni è molto complesso da affrontare. Innegabile che tale legame esista, e che sia anche molto forte. Tuttavia bisogna distinguere tra una ricerca ossessiva, quindi patologica, di risposte al dilemma della finitudine umana, ed una ricerca sana e critica che può trovare una risposta nella fede religiosa. Il confine è labile.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  3. In quest’articolo leggo una fine capacità introspettiva. Non comune. Stupendo il finale. La leggo sempre tanto volentieri.

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