A te che leggi dopo mezzanotte…”Non si può morire dentro”

Giuliana Rocci

Spegneva la lampadina su un altro giorno: che tutto sommato s’era concluso senza troppi scossoni. La luna fioca, l’aveva scortata attraverso il vetro semichiuso dell’auto, quasi fin sotto casa. Con lo sguardo appannato di nostalgia aveva vissuto un altro dei suoi momenti clou: quelli in cui aveva dovuto sorridere, dietro la cortesia di chi l’ascoltava. Anche quello era il prezzo che saldava ormai da tempo con quel taccuino sempre più zippato d’impegni e volti, da non lasciar respiro…ma lui le mancava nell’aria. Quando al mattino sentiva spezzarsi quel profumo di gelsomini che le piaceva tanto, quando guardava nell’andare al lavoro, le montagne che la riportavano indietro a qualche giorno prima con lui tra le valli. Lui col suo sguardo trasognato nel guardarla, lui ancora innamorato, lui che continuava ad esser un imbranato…quanto o più di lei, che fingeva padronanza, sentendosi liquefatta al solo incrociare il suo sguardo. Eppure, non si conoscevano da poco! Il loro, un amore segreto, ma ben visibile: lei n’era a tal punto gelosa, che faceva di tutto per preservarlo da sguardi altrui e voleva esser sola con lui che invece, per la sua timidezza, avrebbe volentieri chiamato a raccolta un plotone di spettatori! Quella sera, lei al bar dov’era stata qualche giorno prima con lui: seduta allo stesso posto, ma senza lui! Lo respirava nell’aria, lo teneva così presente dinanzi allo sguardo, che non faceva fatica a perdersi, sulle dolci note del piano bar dietro i ricordi. Si sentiva male dentro: i rigurgiti del silenzio di lui la ulceravano! Non reggeva dinanzi a note struggenti, che l’annaspavano in un vuoto senza risposta. Perchè lui, lei lo sapeva, stava malissimo! E lei, karmicamente legatagli, altrettanto. La solitudine di lui, contagiata a lei…vibrazioni nell’aria che lei avvertiva con quelle antenne al di là del radiocomando: sempre così: lei lo sentiva a pezzi, nel vano tentativo di tirarsi su da quella batosta che gli era capitata non così prevista. Aveva chiuso i contatti con lei, senza una ragione, senza un perchè…l’aveva cacciata dalla sua vita, dal suo momento, ma anche dai suoi sogni? Forse dal suo cuore? Lo aveva sentito per caso, peggio d’un iceberg: lei ancora non capiva, dopo avergli dato tanto amore, perchè la ferisse tanto. In cosa aveva sbagliato? Aveva paura di perderlo…ancora non comprendendo perchè mai lui le sbattesse la porta del cuore in faccia senza chiederle scusa, senza motivazione! Eppure, filava tutto liscio fino a qualche giorno prima…no, lei non era un oggetto, una casseruola malandata, da prendere a cucchiaiate al momento opportuno. Si sentiva ferita, umiliata, oltre che rinnegata nell’amore, da chi aveva avuto il sentore d’esser ricambitata e per il quale era stata pronta a tutto…no, quella sera proprio non era il caso di continuare a lasciarsi andare, doveva per forza di cose asciugarsi per l’ennesima volta quelle lacrime insidiose, che continuavano a bistrattarle il mascara in mezzo a tanti, ombrandole le perle che aveva al polso. La parete di fronte, dei libri su una consolle, lui che li aveva sfogliati: ancora era presente in quell’aria il suo volto, il suo sorriso, in un sabato pieno di sole e promesse, gioie e voglia di vivere: insieme erano felici e lo sarebbero potuti esser sempre, peccato che ancora una volta, lui l’allontanasse , mentre lei avrebbe voluto solo urlargli, come in passato “Non si può morire dentro!”