Annotazioni in margine al saggio di Michela Marzano sull’etica nel nostro tempo

Fulvio Sguerso

Può sembrare a prima vista paradossale che nel contesto storico, culturale ed etico-politico da basso impero in cui ci troviamo a vivere, caratterizzato  dal cosiddetto relativismo dei valori (salvo quello universale del capitalismo  finanziario), dall’esaltazione delle libertà individuali – vissute per lo più come diritto alla felicità di ciascuno  (se non proprio di tutti) intesa come soddisfacimento di bisogni  sempre nuovi e sempre più lontani da quelli primari –  dalla secolarizzazione e dal laicismo imperante (o quasi), e, soprattutto, dal predominio  del sapere scientifico e tecnologico, con le sue macchine “pensanti”, i suoi geni “egoisti” (ma anche con le sue bombe “intelligenti” e le sue guerre “chirurgiche” o “umanitarie”), le questioni relative all’etica, ai suoi principi e alle sue applicazioni conoscano una fortuna, anche editoriale e mediatica, così saliente e diffusa. Ma basta considerare soltanto lo smarrimento che non può non coglierci di fronte, ad esempio, all’ipotesi della possibilità di programmare, grazie all’ingegneria genetica, non solo organismi geneticamente modificati, ma anche esseri umani con determinate caratteristiche ottimali (o presunte tali), elaborate magari da un computer; o al sempre più mobile confine tra vita, stato vegetativo permanente e morte accertata (o accettata), come ha rivelato coram populo l’angoscioso e angosciante caso della povera Eluana Englaro; oppure alla possibilità nemmeno tanto remota, che gli equilibri naturali e le risorse energetiche ed alimentari del pianeta subiscano alterazione tali – provocate proprio dal progresso tecnico e dallo sfruttamento incessante delle materie prime – da compromettere la stessa sopravvivenza della vita sul nostro (s)fortunato pianeta; e anche a quali  conseguenze può portare l’abuso della libertà riguardo ai consumi, compresi quelli della pornografia e del sesso mercificato, per comprendere come le questioni etiche e, in particolare, bioetiche, siano ormai permanentemente all’ordine del giorno, e non soltanto in ambito accademico o specialistico. Nel suo saggio Etica oggi. Fecondazione eterologa, “guerra giusta”, nuova morale sessuale e altre grandi questioni contemporanee, Erickson, 2011, Michela Marzano si occupa appunto di “etica applicata”, nel solco di quella “svolta sostanzialistica” delle filosofie morali avvenuta, come ricorda nell’Introduzione, “a partire dagli anni Settanta, soprattutto nei Paesi anglosassoni”, dove queste filosofie “si interessano in modo significativo a questioni di etica sostanziale e che escono progressivamente dalle analisi metaetiche il cui oggetto era quello di riflettere sulla portata epistemologica e sulla struttura linguistica dei discorsi etici. Le ragioni di questo cambiamento di prospettiva sono molteplici. Gli atteggiamenti e i comportamenti sociali hanno avuto un’evoluzione radicale non solo nella sfera privata ma anche sulla scena pubblica. Lo sviluppo crescente della tecnica e le scoperte scientifiche pongono nuovi interrogativi sia agli individui sia alle società. L’analisi metaetica dei concetti morali e del loro impiego è in affanno: l’allontanamento dalle questioni sostanziali sterilizza progressivamente il dibattito e obbliga i filosofi a tornare ai problemi reali…”. Come dire che attardarsi a disquisire ancora sull’etica del discorso in una società in cui si strumentalizza lo stesso discorso sull’etica per ottimizzare i profitti delle imprese in un  mondo a rischio di estinzione  per eccesso di “egoismo di specie” da parte dell’umanità (o di una sua parte) ai danni della natura, è un lusso che l’etica oggi non può più permettersi. E tuttavia – sottolinea l’Autrice –  tornare ai problemi reali non significa perdere di vista i principi etici fondamentali: la concretezza, la prossimità, l’urgenza e l’emergenza delle questioni etiche contemporanee non escludono l’orizzonte della tradizione speculativa, ideologica e linguistica in cui vengono pensate,  rappresentate e vissute; tanto più che, senza quell’orizzonte, non sarebbe nemmeno possibile nominarle né valutarne la gravità né cercarne insieme una soluzione: “Fin dall’antichità, in effetti, i grandi autori  si interessano di questioni pratiche. Platone non esita ad analizzare i problemi connessi al suicidio o il modo migliore di governare la città. I filosofi cristiani, come sant’Agostino e san Tommaso, affrontano accuratamente questioni di etica applicata come, per esempio, quello della guerra giusta. Autori come Hume, Bentham e Mill dicono la loro sul suicidio, sulla pena capitale, sulla libertà d’espressione o sull’emancipazione della donna”. Dunque, non c’è niente di veramente  nuovo sotto il cielo dell’etica? Non è questo che intende dire l’Autrice; nel primo capitolo, intitolato “Filosofia morale e questioni pratiche: un compendio storico”,  dopo essersi soffermata in particolare sull’eudemonismo classico e sul moderno utilitarismo liberale, nel paragrafo conclusivo dedicato all’imperativo categorico kantiano afferma che “La vera svolta nella filosofia morale si verifica con Kant. E’ con lui che, per la prima volta, la questione del dovere diviene centrale, poiché l’azione morale non è in alcun caso un’azione che miri a rendere l’uomo felice. Per Kant, l’azione morale è sempre il frutto del riconoscimento di un vincolo che si impone indipendentemente da qualunque sollecitazione e anteriormente alle preferenze, ai desideri e ai moventi della soggettività sensibile; un vincolo che la volontà si impone da sé liberamente e che permette a un individuo di essere autonomo“. Il principio dell’autonomia è fondamentale per orientarci tra questioni spinose e controverse come la fecondazione eterologa e l’eutanasia, la deontologia medica e la libertà del malato, la disponibilità o l’indisponibilità del proprio corpo e della propria vita e la fedeltà a principi o a dogmi religiosi. Ma fin dove può arrivare la nostra effettiva autonomia? Come salvaguardarla, dal momento che la nostra salute (psicofisica) dipende sempre  più dai ritrovati della tecnica, della farmacopea, della biomedicina e dai progressi delle neuroscienze e della chirurgia (anche plastico-estetica)?

Come potremmo  vivere senza quelle protesi rappresentate dalle macchine più o meno intelligenti da cui dipendiamo per le nostre attività quotidiane, i nostri spostamenti, le nostre relazioni pubbliche e private? E’ ancora concepibile un’esistenza piena e all’altezza (si fa per dire) dei tempi senza l’uso di strumenti come il computer (che sto usando proprio in questo momento), internet, il telefonino, l’iPod, l’iPad, eccetera? Chi osa pensare a quello che succederebbe in caso di black out generalizzato? E’ evidente che questa complessità progressiva e in continua evoluzione, se da un lato potenzia e aumenta le nostre possibilità e capacità di dominio sulla natura, aumentando la nostra speranza di vita (o di sopravvivenza), dall’altro aumenta la nostra dipendenza dai “saperi” specialistici e tecnologici, e quindi dalla cerchia ristretta dei tecnocrati e degli scienziati. Sembra proprio di navigare tra Scilla e Cariddi! Andando avanti di questo passo, tra non molto chiederemo “a color che sanno” fino a quando  potremmo, o addirittura perché dovremmo, vivere ancora. A chi spetta l’ultima parola? Agli scienziati? Ai teologi morali? Al Papa? No, l’ultima parola spetta a ciascuno di noi – e su questo punto Michela Marzano non ha incertezze – è vero; ma se i più si persuaderanno che le  loro parole sono come monete fuori corso e inadeguate di fronte alle sfide sempre più ardue e ardite della scienza e della tecnica, su che basi potranno scegliere in modo libero, cosciente e autonomo su ciò che è bene e male per loro stessi, per il genere umano e per il mondo in cui tutti (ancora) viviamo? A chi si rivolgeranno? All’esperto di fiducia? Al confessore? Al calcolo delle probabilità? Alla dea fortuna? Certo è che, proprio per la complessità dei dilemmi di natura morale che la “vita facilitata” dal progresso ci pone innanzi, l’etica applicata svolge un’importante funzione di orientamento. Ma fino a quando? Il giorno in cui tutto, così il giusto come l’ingiusto, il lecito e l’illecito, la virtù e il vizio, la salute e la malattia, e, insomma, il bene e il male sarà una questione di calcolo esatto o sbagliato e di ingegneria (eu)genetica, l’etica avrà ancora un senso? Per ora, data la frequenza con cui si prendono decisioni sbagliate o dannose per l’intera umanità (per tacere dei crimini di guerra e di pace) quel giorno sembra lontano, e l’etica oggi è più che mai necessaria e fondamentale.

Un pensiero su “Annotazioni in margine al saggio di Michela Marzano sull’etica nel nostro tempo

  1. La donna, le letture a sfondo erotico e le complicanze affettive della coppia

    Il fenomeno della lettura di romanzi a sfondo erotico – di grande diffusione commerciale – con descrizioni per lo più di crisi della coppia, stanchezza relazionale e ricerca di altre esperienze con partner diversi, trova terreno fertile specialmente nel mondo femminile. Troviamo descrizioni di ogni genere, ad arte inserite in storie articolate in modo da portare il lettore gradualmente e minuziosamente in uno stato di desiderio psicologico e fisico. Così si assiste a descrizizioni riconducibili al mondo per lo più del porno e la dipendenza da queste letture non è tanto quantitativa, legata cioè al numero di ore che si passa davanti al libro, ma al disagio psicologico di cui la persona è portatrice e alle conseguenti ripercussioni relazionali e ambientali. E’ praticamente quasi come una psicopatologia diffusa che insorge, rispetto ad altre patologie compulsive, gradualmente o rapidamente, considerata la facilità d’accesso a tali letture, con la convinzione da parte dei fruitori della normalizzazione della società a tali abitudini e l’assoluta mancanza di rischio sociale, anche se molte persone non la vedono allo stesso modo. Quindi l’emergenza è poco appariscente ma concreta, perché la ricerca di questo genere descrivente in pratica attività sessuali al di fuori della coppia esprime seri dubbi sulla capacità dell’individuo di avere relazioni oggettuali mature. Il soggetto, cioè, anche se adulto, sperimenta una onnipotenza facile, garantita e priva di contraddittorio, adulterina, limitata all’erotismo senza implicazioni affettive, cioè di tipo narcisistico, a differenza delle relazioni reali che comportano caratteristiche di imprevedibilità e un coinvolgimento emotivo a vari livelli. Il tentativo psicologico è sicuramente la ricerca sopita di relazioni reali, quasi sempre al di fuori della coppia. La conseguenza di ciò, però, è che nessun rapporto reale può reggere il confronto, in quanto il rivale virtuale è, relativamente alle sue prerogative, inattaccabile. Un’altra caratteristica del sesso descritto con dovizia di particolarie nelle forme più varie è tipica dei romanzi o libri Hard ( non vi è una differenza a riguardo nella presente analisi ) è anche la possibilità di scegliersi, di volta in volta, una identità perché il soggetto può immedesimarsi in vari ruoli e godere l’appagamento di parti nascoste del suo ” ego ” a cui la vita familiare non offre la possibilità di emergere. E’ interessante notare fra l’ altro che in tali letture non si menziona mai l’ uso del preservativo. D’altra parte, la stessa virtualità fornisce al soggetto un ” escamotage ” per dribblare la sua coscienza morale giocando al “come se” e , dando appunto sensazioni del gioco divenendo virtualmente parte attiva, cosa che è in grado di sottrare il lettore a qualsiasi forma di responsabilità. Per lo più questi libri sono scritti da donne ed ecco perchè in genere sono poi le donne che preferiscono queste letture. Vengono anche consigliati da persone che ne parlano fra di loro, quasi mai dal partner. Essendo il loro tropismo psichico maggiormente orientato alla relazione, all’ intrigo, e meno allo stimolo visivo, ricavano soddisfacimento dalla componente interattiva; inoltre, a differenza degli uomini, le donne tendono più frequentemente a immaginare che a concretizzare gli approcci in un incontro reale stimolato proprio da queste abitudini di lettura, attuando un tradimenti quantomeno di testa. Il desiderio però vira a tentare di riprodurre con queste emozioni un sistema di relazioni abbastanza tradizionali. E’ possibile che il momento critico relativistico-nichilistico che coinvolge le società occidentali con la forte crisi valoriale conseguente, possa essere alla base dell’uso di strumenti che sono al servizio di stati mentali sempre più autoerotici, a danno di relazioni in cui invece deve esiste l’ ”altro” ( che non dà più spunti di appagamento ) con le sue caratteristiche di “diverso da sé” e con tutte le limitazioni che, perciò, impone. Ora, prendendo in esame il caso di una moglie, se non vi è stata un’ abitudinarietà al tradimento, bisogna rilevare che lo spartiacque potrebbe essere rappresentato dalla nascita dei figli, perchè è da allora che possono iniziare le difficoltà. O ancora di più dalla perdita di punti di riferimento assoluti quali il genitore, o da grandi sofferenze infantili mai risolte. O da sensi di colpa.
    E dall’ insorgere della menopausa: al raggiungimento dei cinquant’ anni o più, l’ aumento esponenziale da parte di molte donne di questo genere di letture è statisticamente provato. Sono prede più fragili.
    Anche dalla presa d’ atto consapevole di una dissolta oppressività o allentamento dello sforzo di responsabilità ( figli grandi e indipendenti ).
    Anche dall’ aumentato stato realizzativo verso la società, dall’ indipendenza economica. Insomma si è meno dipendenti da lui. Finalmente si allentano le tensioni oppressive e intravvede libertà.
    La frase ricorrente che una donna confida all’ analista è: ” io ne ho letti molti, a me piacciono, anche io li trovo intriganti, mai volgari, anche se l’ ultimo che ho letto era un pò spinto. In generale mi prendono molto, soprattutto perchè danno libero sfogo alla mia immaginazione.” Ma si noti bene che è immaginazione di rapporti quasi sempre di adulterio, di crisi coniugale !
    Si può pensare che, a livello psicodinamico, per problematiche ancestrali, venga da lei percepita nel marito l’immagine della compagna che abbia segnato, in successive fasi, il passaggio da donna- femmina a donna- madre con conseguente rimozione della componente erotica con lui, percepita come incestuosa e rimossa. Inoltre dobbiamo rilevare come sembra esistere e svilupparsi in questa fase in moltissime donne, attualmente, una scissione psichica tra una parte sociale molto ben adattata con componente relazionale formalmente tenuta adeguatamente sotto controllo e una parte ”perversa” che cerca di ottenere delle gratificazioni autoerotiche, conseguenza di un blocco o perlomeno di un forte ostacolo alla nuclearità profonda della relazione con lui. Fatte queste considerazioni, affinché la donna legata da anni allo stesso parner si renda conto del problema è necessaria una “crisi psicologica”, cioè che le parti di lei che sono scisse comincino a dialogare tra di loro, venendosi così a creare un disturbo “ nevrotico”. Solo a quel punto, se lei mostrerà disponibilità, si potrà trattare la parte “malata” che è ora incapsulata dal meccanismo dissociativo.
    Invece per il l’ uomo è diverso: si rileva che alcuni condividono in maniera complice e attiva tutto quanto è stato descritto, rimandando le emozioni della sfera personale profonda della coppia ad una situazione di erotismo che va a prevenire o cercare di prevenire un temuto tradimento. A meno che l’ accettazione sia dovuta ad un avvenuto o perpertato tradimento in essere. O addirittura divengono consiglieri, parte attiva perversa indicando fra le righe alla futura preda da intrappolare la strada dell’ acquisto di certe letture, per sedurre così, tradendo se stesso e forse anche la moglie, donne con relazioni coniugali rivelatesi in difficoltà.
    Il gioco è fatto. La complicità è totale, a discapito della coppia in crisi.
    Per altri uomini subentra una condizione di frustrazione profonda dovuta all’ incapacità di valutare quanto il proprio erotismo sia ancora appetibile dalla partner. E’ forse tardi.
    Consideriamo, perchè indiscutibile, che questo è dovuto inoltre alla differenza fra la sicurezza che la donna ha nel verificare di aver portato a termine un rapporto con soddisfazione visibile del partner, e dall’ assenza di ogni sicurezza da parte dell’ uomo di verificare altrettanto. Il gioco della finzione del raggiungimento dell’ orgasmo è arma esclusiva femminile.
    L’ incertezza dell’uomo, se non può essere complice o non desidera quanto è messo alla prova di constatare dalle letture e comportamenti della moglie, viene sviluppata e superata solo da grande senso di fiducia totale, basato sulla credibilità della donna. Ma anche qui è una situazione già compromessa. Quando poi subentrano le bugie, lo strazio diviene devastante. Se poi non vi è dialogo sull’ argomento e l’ uomo viene banalizzato dalla reazione che lo colpevolizza di non capire, si distrugge completamente e forse irreversibilmente proprio la fiducia . Si nota ciò che prima non si era visto, atteggiamenti, sguardi, chiusura.
    Per tale ragione adentrarsi a comprendere perchè la propria partner si isoli e non condivida desideri di evasione nascosti può portare al disfacimento del matrimonio specie ove il dialogo sia scialbo da tempo.
    Ricorrere entrambi assieme ad un analista, per quanto sensibile e professionale possa dimostrarsi, può rivelarsi la fine dl matrimonio. L’ argomento diventa impenetrabile. Parlarne con amici potrbbe scatenare trappole imprevedibili. Subentra la desolazione, la solitudine. Si prende atto che la complicità della coppia non c’è.
    ” Mi sono accorto, e questo mi fa particolarmente male, che, anche quando facciamo l’amore, lei ha bisogno di eccitarsi così, perché, andando a controllare ho visto cosa leggeva.”
    ” Eppure sono un uomo ancora piacente, che sessualmente si concede e credo concede, e lei, perciò, potrebbe trovare in me un appagamento sessuale pieno e quando mi ha cercato mi ha sempre trovato,mentre lei spesso sfugge e non capisco quanto io sia soddisfacente per lei. A me non ha mai chiesto di più ! E’ frigidità ? ”
    ” La situazione è venuta fuori piano piano e si è progressivamente allontanata da me, non solo a livello sessuale ma proprio sottraendosi ai contatti, con la scusa del lavoro, del fratello, o altro, come avesse preferito
    far in altro modo ciò che prima facevamo insieme, come se mi vedesse in modo diverso. Sono cose che si sentono. ”
    ” Su un piano formale non ho niente da rimproverarle, non alza mai la voce, tranne quando cerco di affrontare l’ argomento delle letture. Di fronte ai problemi è sempre molto lucida, razionale, disponibile.
    Ma io mi chiedo se tutto ciò che appare non sia una falsità, magari si sentirà in colpa per ciò che sente dentro ? ”
    ” Quando le faccio qualche domanda su di noi, mi guarda stupita come se fossi strano, mi chiede cosa mi salti in mente, sembra che tutto funzioni e, al momento, riesce a convincere anche me. Ma io non mi sento
    più desiderato, qualcuno potrebbe esserci passato sopra. Ma a me questo crea immensa infelicità.”
    ” Dovrei fregarmene o invece, come sento, non si tratta solo di sesso ma proprio di affetto, di amore che ormai non ha più per me ? Mi ha tradito o mi sta tradendo ? “

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