Esperienze di Fisica in casa?

Salvatore Ganci

Chi si occupa di “Didattica della Fisica” distingue tra “Demonstration Experiments”, “Lab Experiments” e “Home-Experiments” con varianti sul tema come “Poor Man Experiments” et similia. Il dato tragico è che anche nei Licei Scientifici, se va bene (ma proprio bene) non si può andare oltre ll “Demonstration Experiment” (la vecchia esperienza d’aula che molti vedevano morta con la rivoluzione del ’68). Il “se va bene” si riferisce alla coesistenza di un docente motivato e di un tecnico di laboratorio altrettanto appassionato. Il problema della inadeguatezza del supporto sperimentale alla Fisica è stato segnalato già da Quirino Maiorane ne “Il Nuovo Cimento” e successivamente da Enrico Persico ne “Il Giornale di Fisica”. E’ un problema ultrasecolare che non trova soluzioni. Di fronte a simili problemi che si può fare? Internet può offrire già spunti interessanti. Alcune esperienze di Fisica (più o meno valide) sono filmate e messe su YuoTube, su qualche sito si propongono “esperienze fatte in casa”. Provate però a paragonare quanto offerto sul web da Italiani e quanto offerto dal mondo anglosassone. Balza all’occhio che l’aspetto pedagogico e quello mirato al superamento del semplice aspetto ludico è presente solo nei contributi del mondo anglosassone, di qua e di là dell’oceano. Le cause non sono banali da esaminare. Interessato da una vita a questi argomenti, ricordo di avere proposto al nuovo preside del mio ex Liceo una collaborazione “in camice blu” dando una mano al servizio dei nuovi colleghi in Laboratorio. Ovviamente con il solo rimborso del biglietto del bus da parte del Consiglio d’Istituto. Dopo sette anni sono ancora  in attesa di risposta, ma probabilmente sono più i fattori di relazioni umane che le difficoltà burocratiche ad avere rallentato la pratica. Nelle more ho pensato di dedicarmi all’elaborazione di esperienze fatte in casa e/o con la caratteristica di essere “portabili”, cioè riponibili in una borsa assieme al proprio notebook. L’impulso mi fu dato da due o tre inviti presso Scuole Elementari, dove presentare qualcosa per stimolare l’attenzione dei bambini ed affinare i loro processi di osservazione attenta di un fenomeno. Una delle esperienze più gratificanti, un banco di prova per un serio pedagogista che volesse esaminare sul campo l’accordo o meno con le teorie del Piaget.La raccolta di una cinquantina di gruppi di esperienze da casa ha ricevuto l’attenzione di un Editore e mi permetto di segnalare il titolo della raccolta: Physics Experiments for your Bag (Seneca Editore, Torino 2011). Perché in Inglese? Mah, pensate che in Italia ci sia una “sensibilità” per i problemi della Didattica? Una Rivista (a carattere didattico) pubblica “a fotografia” e l’altra (praticamente estinta dopo la morte del compianto Direttore) pubblica “su invito”. Dal 2005 tutta l’attività di ricerca didattica dello Scrivente è stata sempre e solo sottoposta a riviste internazionali. Ma non solo lo Scrivente. La stessa esperienza è stata vissuta da almeno altri suoi due colleghi con non buona accoglienza su riviste nostrane. Credo sia il momento, anche per l’Italia, di guardare con serietà a modelli funzionanti e non ad esperti che si occupano di “Didattica” perché non hanno “sufficienti fondi” per la Ricerca. Uno di questi (ateneo di Genova) non aveva neppure chiaro il quadro orario del settore Fisico-Matematico della propria figlia. Eppure faceva “Ricerca Didattica” …