Salerno: “Il Corriere del Mezzogiorno” ed il dibattito sull’organizzazione della cultura

Piero Lucia

 Cultura e conoscenza, nelle varie espressioni, sono da troppe parti considerate questioni secondarie e residuali. Un grave errore, denso di negative conseguenze! Merita perciò attenzione l’idea di D’Antonio e Rosco di “creare sinergie tra più soggetti, pubblici e privati… realizzando una proposta imprenditoriale in grado di gestire attività e spazi culturali”. D’altra parte a Salerno, come in Campania, dagli anni 80 in avanti, alla progressiva eliminazione del patrimonio industriale manifatturiero pubblico e privato preesistente, non è seguita alcuna alternativa incentrata su iniziative parallele, in nuovi e moderni settori produttivi, coerenti con la nuova fase di sviluppo scientifico e tecnologico di un mondo sempre più globalizzato. E’ a lungo mancata un’idea-forza, un credibile progetto di sviluppo, di forte impatto strategico virtuoso e alternativo, incentrato sulla qualità, in grado di attrarre risorse e investimenti, una leva alla creazione di un potente indotto. Si è drammaticamente avvertita un’inadeguatezza, di scelte, iniziative, strategie. Altrove, in città di medie dimensioni, da tempo e con successo, si è scelto d’investire, con decisione, sulla cultura e nella conoscenza. A Mantova il “Festival della Letteratura”, a Modena e a Reggio Emilia il “Festival della Filosofia”, a Sarzana- in Liguria- il “Festival della Mente”,  a Siracusa le rappresentazioni del Teatro classico greco sono diventate stabili occasioni di pubblico confronto che attirano annualmente migliaia e migliaia di persone e risorse consistenti. Grandi eventi di qualità, di rilievo nazionale ed europeo. Anche a Salerno è possibile scegliere di investire su un progetto qualificato di sviluppo, incentrato sulla promozione della cultura e della conoscenza, nelle accezioni più diverse, su di un piano più ambizioso e di lunga durata, di respiro e dimensione non solo contingente, insieme ed oltre la programmazione del Teatro Verdi, nella diffusione e valorizzazione di stabili esperienze culturali d’eccellenza, in un rapporto – integrato e virtuoso – tra la città e la sua provincia.  Una scelta che darà ulteriore forza ed incisività all’importante azione della Pubblica Amministrazione, ed in specie del Comune di Salerno, da tempo in atto, per il recupero e la riqualificazione urbana. Mi sembra che, su questo piano, tutte le forze dell’ingegno siano chiamate a fornire contributi, suggerimenti, idee.  E’decisivo puntare a qualcosa che qualifichi e caratterizzi ulteriormente il territorio, con le sue naturali vocazioni turistiche, ambientali e culturali e lo lanci sempre più, con decisione, per capacità di competizione, a livello nazionale ed europeo. E’ la qualità che fa sistema, che vince e che si afferma varcando la contraddizione tra realtà e potenzialità. Si deve iniziare ad invertire la stagnazione di stampo recessivo, che ipoteca drammaticamente il prossimo futuro, in specie il destino delle nuove generazioni. La Provincia di Salerno e la Campania sono all’ultimo posto tra le regioni U.E. nella graduatoria dei tassi di occupazione della popolazione in età da lavoro tra i 15 ed i 64 anni, 4 punti in meno dell’Italia Meridionale, 16 punti in meno del dato nazionale.  Assicurare ai giovani del nostro territorio, e del Mezzogiorno nel suo insieme, la grande maggioranza ad elevato tasso medio di istruzione, un futuro di lavoro non precario ed assistito, è la priorità da perseguire! Scegliere di investire in cultura e conoscenza può dare un contributo in tale direzione. Si può già iniziare con la catalogazione e la messa in rete della pluralità di eventi, spesso di buona qualità, che oggi appaiono ancora troppo frammentati e scollegati tra di loro. Scuole, Università, come ha rilevato Massimo Bignardi, le Case Editrici – seguendo la traccia dell’“Einaudi”, la rete dei teatri e dei cinema locali, le diverse istituzioni e strutture impegnate sul terreno della promozione del territorio, l’EPT, le istituzioni musicali, la pluralità delle organizzazioni di associazionismo attive a vario grado sul terreno della diffusione del sapere, le forze imprenditoriali e sociali dovrebbero lavorare, in maniera più coesa e coordinata, per tessere una rete di offerta di occasioni d’incontro e promozione e tali da coprire, in una seria programmazione d’insieme, l’intero arco temporale dell’anno così da moltiplicare le occasioni di confronto, approfondimento, socializzazione. Una programmazione, annuale, da pubblicizzare ad ampio raggio tra tutti i cittadini. In questo contesto un ruolo di rilievo, di stimolo e di aiuto alla programmazione, può essere svolto anzitutto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Salerno che, con uno sguardo rivolto oltre i suoi confini, in direzione dei tanti comuni grandi e piccoli della Provincia, può oggi esercitare un ruolo essenziale di collante e di coordinamento. Può altresì promuovere, nel merito, un pubblico confronto col mondo dei saperi, l’associazionismo, il mondo del lavoro. Una scelta, in conclusione, da perseguire in maniera costante, non estemporanea e occasionale che privilegi l’interesse generale, non i particolarismi. I benefici per la collettività, in termini di crescita civile collettiva e di capacità di attrarre attenzione e risorse, anche dall’esterno  del territorio, col tempo risulterebbero evidenti. Si tratta, in conclusione, di aprire un nuovo fronte, decisivo per le prospettive di crescita economica, civile e culturale del prossimo futuro. L’investimento progettuale in questa direzione non dovrebbe risultare oneroso finanziariamente, ed anzi il grosso delle iniziative in campo andrebbe autonomamente finanziato.  Si tratterebbe poi di fare un periodico bilancio sull’esperienze attuate, così da introdurre, di volta in volta, ulteriori miglioramenti e correttivi. Un percorso, di metodo e di merito, che può finalmente iniziare a realizzarsi. Incrementare e qualificare lo sviluppo dell’area, a partire dai comparti della cultura e del turismo, imperniato sulla qualità, su fattori di crescita produttivi, reali, non assistiti è possibile. Sarà il mercato- inteso come pubblico e spettatori-  che scremerà, col tempo, l’offerta culturale in relazione ai requisiti oggettivi di maggiore competenza e qualità.