Europa
Le elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, l’introduzione della moneta unica , l’euro e altre novità istituzionali di rappresentanza politica non sono, come si potrebbe credere, un punto d’approdo; al contrario, sono un punto di partenza per un’ Europa unita ancora tutta da costruire pezzo per pezzo. Se un noto poeta italiano e “europeo” come E. Montale può forse dire che un “Homo europaeus” esiste, è altrettanto vero che un “civis europaeus” non esiste affatto o è un “animale” molto raro. L’”idea d’Europa”, secondo F.Chabod e G.Barraclough, risale al Medioevo. E’ l’Impero carolingio che dà unità all’Europa occidentale con la lingua comune, il latino, la religione comune, il Cristianesimo, l’Impero universale. E’ il Medioevo che sancisce la separazione tra Occidente, Impero carolingio e Oriente, Impero bizantino, separazione che ancora oggi è operante. Ma è sempre dal Medioevo che nasce la disgregazione del monolita europeo: si formano gli Stati nazionali, le lingue nazionali e le varie differenziazioni religiose. Proprio l’esasperazione dei sentimenti nazionali, il nazionalismo è stato la causa della rovina dell’Europa con le due sanguinose guerre mondiali. E se possiamo essere d’accordo non solo con F. Braudel nel ritenere che l’asse geo-economico si sia spostato verso il Pacifico, è anche vero che questo spostamento può essere controbilanciato proprio dall’unità europea. Questi anni in Europa assomigliano al periodo ellenistico, periodo in cui c’era una cultura comune, ma non un centro politico ed economico comune. Certo l’unione europea è ormai un fatto compiuto nell’agricoltura, in campo monetario, ma in campo industriale e sociale è inesistente. E purtroppo stenta a delinearsi e a consolidarsi anche una politica educativa comune .Del resto gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato che non basta nemmeno la moneta unica , l’euro a difendere l’Unione Europea dagli attacchi speculativi del capitalismo globalizzato e finanziarizzato , se ad esso non si affianca anche una politica fiscale , del bilancio pubblico e del debito pubblico comune e centralizzata. D’altra parte ormai, se si vuole essere presenti sulla scena mondiale con qualche possibilità di successo , contare qualcosa e non essere stritolati dai Giganti Asiatici , l’India e la Cina, l’unico modo possibile dell’Europa per svolgere una propria politica è quello di essere unita e non disgregata. I recenti avvenimenti in campo energetico hanno messo in evidenza la fragilità e forse l’inesistenza di interessi comuni in questo settore. Si è tentato di dare uno scossone alla pigra Europa, immettendo nel gioco politico tutti i cittadini dell’Europa in modo diretto. Ciò non ha tolto di mano alla burocrazia la costruzione dell’edificio europeo per portarlo nelle mani dei diretti interessati, che saremmo tutti noi. Finora di fatto la gente comune ha assistito alla costruzione di un’ ”Europa dei mercanti e dei burocrati” da cui era tenuta lontana, ora, invece, secondo alcune forze politiche europee, avremmo dovuto assistere, dopo le elezioni dirette del Parlamento europeo, alla costruzione di un’ “Europa dei lavoratori” che avrebbe dovuto servire ai reali interessi della gente comune. Proposito difficile e tutt’altro che realizzato. Per ridare dinamicità all’”idea Europa”, l’Europa stessa dovrebbe compiere passi da gigante verso l’integrazione, tanto da fare apparire lontanissimi nel tempo i padri fondatori, quali Schuman e Adenauer , approfittando dell’attuale crisi economica e delle conseguenze disastrose del ciclo del debito pubblico , ma anche di quello privato per trasformare un potente e deleterio vincolo in un moltiplicatore di risorse . E’ comunque già un fatto positivo che le forze politiche nel nuovo Parlamento europeo non mantengano le divisioni per nazionalità, ma si raggruppino per ideologia politica, presumibilmente proprio per superare le antiche divisioni in nazioni che tanta rovina hanno portato all’Europa. L’Italia è forse il Paese che più può trarre vantaggio dall’accelerazione del processo unitario perché ormai i suoi problemi economici e sociali non sono più risolvibili a livello di governo nazionale, ma solo a livello di governo europeo. La cultura europea ormai domina il mondo intero e l’Europa, divisa, sembra delegare ad altri i suoi compiti internazionali e chiudersi in uno “splendido isolamento”; d’altra parte, non vorremmo che, ottenuto il tanto agognato risultato dell’integrazione europea, questa nuova Europa unita ricalcasse in futuro i vecchi schemi della politica estera dell’Europa delle nazioni e cioè l’imperialismo e il neocolonialismo; in questo caso sarebbe un passo indietro non solo per i popoli d’Europa, ma per tutto il mondo.
Dice bene con il riferimento a Carlo Magno. Soprattutto una unità linguistica che facesse superare una nozione di appartenenza a una particolare gens. Ma poi che è successo? Le guerre di religione, le conquiste coloniali, le guerre napoleoniche la grande guerra e la seconda guerra mondiale. La matrice è europea sicuramente. Meglio sarebbe dire: l’origine del contagio è sempre europea.
Secondo me lei è ottimista già a supporre un homo europaeus”. Se non succede nulla di traumatico la lingua inglese avrà un naturale sopravvento sulle akltre e tra qualche generazione, forse, si avrà il “vir europaeus”. Ma io non sono tanto ottimista, sa?