Il sorriso? E’ innato

Giovanna Rezzoagli

La comunicazione tra due o più persone avviene in modi molto diversi, la maggior parte dei quali sono spesso posti in essere in modo del tutto inconsapevole. I canali della comunicazione sono tre: verbale, paraverbale, non verbale. Anche se di primo acchito può sembrare molto strano, il linguaggio verbale comunica molto poco di ciò che, realmente, vogliamo o crediamo di trasmettere. Col paraverbale, di cui un esempio concreto è l’intonazione della voce, già offriamo più completi messaggi a chi ci circonda. Tuttavia il canale che svela tutto ciò che vorremmo comunicare ma, assai più frequentemente, vorremmo tacere, è quello del linguaggio non verbale, altrimenti noto come linguaggio corporeo. Sono moltissimi i movimenti involontari della muscolatura del viso che vengono colti dai nostri interlocutori molto spesso a livello subliminale, ma tutto ciò non impedisce un passaggio di informazioni. In questo scritto si parla di un segnale comunicativo ben preciso, che tutti conosciamo e che tutti poniamo in essere: il sorriso. Molto si è disquisito sull’origine di questa contrazione dei muscoli facciali che, distendendo le labbra, trasformano completamente l’espressione del viso. Antropologicamente, si ritiene che il sorriso abbia la funzione di autodifesa, rassicurando l’interlocutore circa le intenzioni benevole di chi sorride. Non dimentichiamo mai che siamo animali, animali che hanno sviluppato una straordinaria rete neuronale che ci permette di raggiungere complicate elaborazioni intellettive, ma pur sempre primati in cui l’istinto è ben presente. Sociologicamente, ci si concentra prevalentemente sull’interpretazione che viene data al sorriso quale espressione di apertura verso l’altro, stigmatizzandone pertanto la funzione sociale quale elemento primario di una buona socializzazione. Ciò che rende il sorriso un elemento fondamentale della comunicazione umana, ma non solo poiché anche molti animali sanno sorridere, è la sua origine innata. Non si apprende infatti a sorridere, non si impara per imitazione dei genitori o degli altri bambini. Presente sin dai primissimi giorni di vita, il sorriso è spontaneo in tutti i neonati, acquisendo caratteristiche di consapevolezza solo dopo il sesto mese di vita, quando il piccolo è in grado di padroneggiare alcune emozioni e di esprimerle volontariamente. La prova inconfutabile di ciò è data dall’evidenza che il sorriso compare con le stesse modalità e le stesse caratteristiche anche nei bimbi privi totalmente o parzialmente della vista. Generalmente il sorriso comunica benessere e serenità, in un interscambio comunicativo esprime disponibilità e gentilezza. Si potrebbe affermare che, se è vero che un sorriso non costa nulla, a livello emotivo possiede un grandissimo valore per chi lo riceve. E’ bene precisare che ci sono sorrisi e sorrisi. In generale si può affermare che un sorriso appena accennato, che distenda i tratti del volto senza scoprire i denti, risulta molto più accattivante di un sorriso a trentadue denti. Già, perché, grazie a quella famosa parte istintuale presente in ciascuno di noi, un sorriso che lascia vedere la dentatura instilla a livello subliminale una disposizione aggressiva. Non dimentichiamo che gli animali mordono, e il passaggio da sorriso a ringhio è breve. Non a caso il sorriso più celebre di ogni tempo è quello appena accennato della “Monna Lisa”, cui Leonardo ha saputo imprimere un potere suggestivo di incalcolabile impatto emotivo. Non è un caso nemmeno che il sorriso sia diventato un simbolo di comunicazione dello stile SMS tanto in voga ai nostri giorni: uno “Smiley” non si nega a nessuno, anche se i dubbi su quanto sia sentita o “di maniera” tale stereotipizzazione sono tanti. Molto meglio la naturalezza e la spontaneità di una sana comunicazione “de visu”, in questo caso. L’essere umano si evolve, ma l’istintualità resta comunque una forza potente. Un sorriso sincero è, probabilmente, il miglior biglietto da visita di noi stessi, e non è affatto detto che sia quello che vorremmo mostrare potendo scegliere…

2 pensieri su “Il sorriso? E’ innato

  1. Cara Dr Giovanna,
    Io vedo il sorriso come un raggio di sole che splende sulle labbra di chi lo emana e si riverbera come luce nel cuore di chi l’osserva.
    Il sorriso, infatti, non offende, non nuoce e non deprime chi gli è di fronte., anzi , aiuta a sollevare i cattivi umori di chi è afflitto e vittima della tristezza..
    Credo fermamente che un bel sorriso, oltre a sprigionare un senso di ottimismo, come dice Lei, gratifica l’interlocutore. Quindi, il sorriso non penalizza mai chi ci è di fronte , ma allevia sempre la malinconia di certi musi duri e patetici che , senza volere, deturpano la felicità altrui..Per fare un broncio, infatti, si adoperano ben 72 muscoli, mentre ce ne vogliono solo 12 per fare un bel sorriso.
    Ma tanti sorrisi possono essere anche ambigui e scoraggianti, e lei ha saputo ben descriverne il motivo.. Tali abbietti e futili sorrisi che fanno nascere nel cuore più disprezzo che simpatia. Credo, perciò, fermamente che un buon , sincero sorriso può rafforzare la felicità di chi lo attua e di chi l’assimila.
    Cordialità Alfredo

  2. Carissimo Alfredo, grazie per le sue graditissime osservazioni. Un sorriso aiuta tanto nei rapporti interpersonali, anche se oggi calamitano maggiormente i bronci o i modi sgarbati. Però, se pensiamo a quando si è davvero in condizione di essere aiutati, a chi istintivamente ci si rivolge con più fiducia? Se ci si vuol rispondere…
    Buona domenica a tutti
    giovanna

I commenti sono chiusi.