Salerno: “Cara Italia ti scrivo” alla Camera di Commercio col direttore Rita Occidente Lupo

  Lunedì 23 gennaio, alle ore 17,30, presso la Camera di Commercio di Salerno, sarà presentato il libro “Cara Italia ti scrivo” di Giuseppe Lembo, alla presenza di parlamentari e di espressioni politiche e culturali nonchè del direttore del nostro quotidiano Rita Occidente Lupo. E’ un libro di analisi umana, sociale, culturale ed economica, mai fine a se stessa, ma espressione di un conoscere per prevenire e soprattutto per curare i mali storici del Paese Italia che, per avere un ruolo guida nel mondo, ha bisogno di un nuovo Rinascimento, come patto di forza rinnovata per le coscienze troppo addormentate e troppo ripiegate su se stesse. È un libro che non si presta a malinconici  riti di sofferenza da curare, flagellandosi ed usando il cilicio come sola forma di espiazione delle colpe, che molto spesso travalicano la corporalità dell’essere e sono profondamente radicate nell’animo degli uomini che non solo non vi pongono rimedio, ma neppure si accorgono di esserne portatori. Tutto questo, in un alternarsi di luci ed ombre (più ombre che luci), fa parte del nostro Paese; si tratta di situazioni ormai incancrenite che vengono da lontano e che per non finire miseramente, bisogna assolutamente cancellare e subito. L’ubriacatura dei festeggiamenti dei 150 anni è ormai alle spalle. Ma restano tutti interi i problemi delle incomprensioni italiane, o dello spirito di divisione e di un confuso andare per lidi che, purtroppo, non portano da nessuna parte. I mali d’Italia, sono gravi e profondi; scrivo dell’Italia perché sono un italiano vero che ama il suo Paese, purtroppo, compromesso soprattutto ma non solo, da una condizione di grave disagio umano da cui deve assolutamente guarire. Il primo ed il più grave di tutti i mali italiani è il poco amore degli italiani per il proprio Paese; c’è, nel rapporto del popolo italiano con la terra in cui sono nati, una condizione fortemente contaminata da sentimenti diffusi di profonda ipocrisia; ne deriva una situazione sofferta e priva di vitalità d’insieme, necessaria per potersi ritrovare come attivi protagonisti nel fare quotidiano, nel dialogo, nelle scelte importanti, sempre più delegate solo a chi comanda e prende le decisioni nel nome e per conto del popolo sovrano. L’intero percorso del libro, in un intreccio di vero e proprio romanzo sociale, si snoda in un viaggio che non racconta solo il disagio e le tante sofferenze italiane, ma con attenzione cerca di riflettere e di suggerire soluzioni possibili e condivise, appellandosi al forte protagonismo umano degli italiani veri. È un libro che rifugge dalle piaggerie e dai facili compiacimenti; si pone al comune centro d’interesse, per il suo pensare alto, per i suoi contenuti altruistici finalizzati al bene comune del Paese Italia, un Paese sempre e comunque grande, sempre e comunque capace di rialzarsi anche quando ha avuto la mala sorte di essere sommerso da tegole violentemente cadute e da insormontabili negatività umane, espressioni di quella forza umana del nulla, esercitata con violenza per influenzare, altrettanto negativamente, il corso della storia. In “Cara Italia ti scrivo”, il raccontare per raccontarsi di Giuseppe Lembo diventa, di volta in volta, un racconto d’insieme, forte del protagonismo della gente che facilmente cade per non riuscire a capire a fondo le negatività umane, ma altrettanto facilmente trova la forza di rialzarsi e di riprendere il cammino interrotto. Tutto questo ci appartiene come italiani; appartiene alla nostra storia, alla nostra identità di italiani veri ed è parte del nostro incancellabile DNA. Scrivere un saggio sociale, dove le tante cose dette non sono fini a se stesse, ma cellula vitale del pensiero solidale dei tanti sempre premurosamente attenti al bene comune ed al fare per gli altri, esprime la forza del pensare positivo che da decenni caratterizza la non comune vita  di Giuseppe Lembo nel ruolo fortemente attivo di scrittore, di pensatore, di sociologo e di comunicatore.  Giuseppe Lembo scrittore, è un uomo del Sud che dal Sud, dall’estremo Cilento, ha da tempo varcato con il suo pensiero i confini locali, per ritrovarsi nel pensiero universale del mondo globale; tutto di se stesso è rivolto all’uomo che nel Terzo Millennio vive le più complesse contraddizioni della storia, fatta di tante negatività estreme fino alla morte per fame, mentre i ricchi del mondo assolutamente indifferenti sprecano e del rifiuto di ogni possibile forma di umana libertà (prima di tutto la libertà dal bisogno), da parte di tiranni infami che in tante parti del mondo si sentono i padroni della gente che governano per cui possono disporre impunemente della loro stessa vita e della carne umana da usare a proprio piacimento. Il libro di Giuseppe Lembo è un inno all’appartenenza (l’italianità serve agli italiani per meglio vivere le grandi sfide dell’umanità globale), fatta dell’insieme di tante diversità multiculturali che  volendolo, possono diventare un arricchimento per tutti, nell’ambito del grande meticciato culturale del Terzo Millennio. È un libro che rappresenta il difficile cammino di un italiano vero nei tanti mali del Paese; si tratta di mali che vengono da lontano e che ci siamo portati anche dentro l’Unità d’Italia, unità che Giuseppe Lembo, con tanta sofferenza nel cuore, definisce dell’italianità disunita ancora oggi, a 150 anni dalla sua nascita. Ma le sofferenze, il disagio, il rischio di divisioni e di contrapposizioni e chiusure violentemente egoistiche delle parti più forti sulle parti più deboli del Paese, non portano minimamente Lembo alla rassegnazione e tanto meno al comune e diffuso senso del non c’è niente da fare. Lembo è convinto che, nonostante tutto, anche l’Italia, come il resto del mondo, sarà attivamente presente a ricercare uno spirito d’insieme solidale, per meglio combattere e difendersi dai tanti flagelli che disumanamente aggrediscono l’uomo del nostro tempo ovunque e soprattutto in quelle parti della Terra dove, nella più assoluta indifferenza, ancora si muore per fame, la più disumana piaga di cui soffre l’umanità; una piaga che deve cessare al più presto possibile, per far cessare  quell’infame olocausto di morti innocenti di uomini senza colpe, sempre più spesso sacrificati sugli altari degli egoismi umani. Il 2011 il nostro Paese, in tante manifestazioni ha ricordato i 150 anni dell’Italia Unita. Anche questo mio libro è stato un attivo contributo in più manifestazioni; contributo di pensiero non ipocritamente celebrativo, ma animato da un profondo sentire umano, per meglio e più fortemente sentirsi italiani. È stato scritto con questi proponimenti e solo per questo; il messaggio conduttore è che, anche il nostro Paese, oltre alle sfide interne ai problemi urgenti da risolvere per non rendere difficile la vita agli italiani, deve assumere nuove iniziative ed un nuovo protagonismo per affrontare insieme agli altri le tante emergenze umanitarie presenti e soprattutto quelle che ci attendono nel prossimo futuro.  È necessario che ciascuno sappia capire non tanto e solo se stesso, ma anche e soprattutto gli altri, evitando le false giaculatorie di un rivendicazionismo egoistico finalizzato al tutto per sé, al proprio apparire ed al solo possesso delle cose, indifferenti dell’uomo che, vicino o lontano dal proprio mondo, ancora muore per fame; muore per mancanza di quel cibo necessario alla vita, purtroppo lontana dagli interessi di una condivisione etica che dovrebbe essere invece condivisione etica universale. Su questi temi di moralità condivisa, da italiani uniti, c’è da ritrovarsi per costruire l’insieme italiano, attraverso un viaggio italiano per un mondo nuovo. Giuseppe Lembo nel suo viaggio del disagio italiano, denunciando, ci dice molte cose che, sarebbe un bene per tutti, se diventassero parte di un patrimonio comune e condiviso per approdare a quell’insieme universale dell’umanità e della cultura, la grande ed unica forza per dare un nuovo corso al mondo, avendo in sé la capacità di rimuovere dalle coscienze umane le tante incrostazioni di arretratezza umana e di sottosviluppo che, purtroppo, compromettono lo sviluppo e la crescita dell’uomo sulla Terra, negando il sorgere di  in un equilibrio armonico e capace di capire e far capire le ragioni degli altri in quanto uomini. Giuseppe Lembo, fortemente indignato per come vanno le cose italiane, non accetta il qualunquismo di una moda sempre più diffusa che si compiace di enfatizzare il gioco al massacro per tempi inevitabilmente bui, per cui assolutamente indescrivibili e per niente difendibili. Non ci sta ai tentativi sfascisti di chi non sa amare il proprio Paese o cooperare attivamente per il bene comune. Cara Italia, ti scrivo è tutto questo ……; è un viaggio nel disagio crescente del nostro paese, sempre più qualunquisticamente amante del nulla, del poco bello, del poco eticamente virtuoso e soprattutto sempre pronto a dare ascolto a chi parla in modo assolutamente destruens, creando rischi seri per l’impegno costruens di chi, al primo posto pone l’uomo, la società ed in questo caso specifico, l’insieme italiano; in quanto insieme ha bisogno di tutte le sue parti umane, sociali, professionali e tecnologiche. Il nostro Paese vive momenti difficili ed ha una certa difficoltà a capire il mondo che cambia e con esso il nuovo che avanza, non più e solo basato sui falsi principi esistenziali del benessere e dell’avere a tutti i costi. Oggi c’è all’orizzonte l’attesa di un mondo nuovo; di un mondo sempre più globale che richiede all’uomo della Terra, atti e comportamenti virtuosi. Con questo spirito rinnovato, con lo sguardo rivolto al mondo, bisogna saper essere anche attivi protagonisti della nuova Italia Unita; a nessuno è dato impunemente pensare di sfasciarla e farne altro, rispetto a quello che è oggi. Il suo percorso è quello della sua crescita soprattutto umana. L’Italia del futuro deve essere unita e solidale; deve saper camminare insieme per superare le tante difficoltà e sfide che attendono noi ed il mondo negli anni a venire. Bisogna saper essere virtuosi e saper pensare positivo. Giuseppe Lembo, anche questa volta, con il nuovo libro, prevalentemente pensato per analizzare i mali della sua Italia, non si sottrae all’impegno solidale di pensare ed agire per il bene comune; oltre la siepe, oltre ai tanti mali d’Italia, vede la possibilità della resurrezione, della rinascita di un mondo nuovo fatto di un insieme italiano solidale e rispettoso di tutte le diverse realtà umane e territoriali del Paese. Per una nuova Italia in Europa e nel mondo, giova prima di tutto, saper capire l’importanza dei saperi, della cultura, della comunicazione autentica, per essere veri e responsabili protagonisti di se stessi in un insieme eccellente che, ora come allora, si chiamava, si chiama e si chiamerà anche in futuro, insieme italiano, senza le inopportune divisioni e/o separazioni tra il Nord ed il Sud d’Italia, in quanto, trattasi di due realtà necessarie l’una all’altra e di cui nessuno, proprio nessuno, potrà farne a meno oggi e nel futuro che verrà. È solo attraverso la piena centralità di un insieme italiano solidale e capace di rispettarsi e rispettare, che si può salvare dalla catastrofe l’Italia sull’orlo di un precipizio che può fare male e solo male a tutti. Questo grave rischio non deve sfuggire a nessuno; alla politica, ai poteri forti, alle caste, sempre meno opportune ed alla gente italiana, soprattutto, a quella gente “rassegnata”, “piagnone” ed incapace di protagonismo. Oggi più di ieri c’è bisogno di protagonismo e d’impegno; siamo in condizioni economicamente e non solo economicamente, disastrose; da queste gravi condizioni ci si può anche salvare, sempre che tutti, ma veramente tutti, siano capaci di un forte insieme italiano. L’Italia, ormai ridotta a cenerentola dei paesi europei, deve con orgoglio saper alzare la testa ed uscire dalla grave crisi di sfiducia in cui è precipitata; per questo, occorre fare emergere il vero ruolo italiano da affidare, prima di tutto, alla sua cultura. Per fare questo è necessario sapersi dotare di una diplomazia culturale capace di rovesciare l’immagine negativa dell’Italia, offrendo al mondo, come rovescio della medaglia, l’aspetto positivo di un’italianità culturale ancora viva e cancellando così tutto quel marciume d’immagine che ci provoca ovunque disagio ed ostilità diffusa. Occorrono all’Italia nuovi percorsi di vita; occorre, da subito, far valere l’importante pensiero di una “società aperta”, dove non è assolutamente necessario il ruolo invadente, purtroppo, in atto dello Stato padrone per troppi aspetti, come nel caso del controllo asfissiante di che cosa fa il cittadino dei propri soldi, fortemente lesivo della libertà di ciascuno, oggi in crisi, minacciata così com’è da tanti cani di guardia dei poteri forti che, così facendo mandano, con grave danno per tutti, in soffitta la libertà di un liberalismo che ci appartiene e che nessuno mai potrà mettere in discussione, in quanto motivo di grave danno per tutti e soprattutto per quel protagonismo di futuro e quella forza d’insieme da cui, oggi e sempre, dipendono sia la libertà sia i diritti umani. Questo è il percorso forte di “Cara Italia ti scrivo”. Alle 400 pagine di questo libro, oltre al grande amore per l’Italia ben visibile in tutto il percorso, c’è la sofferenza per quell’italianità perduta, per quei valori culturali dimenticati, oggi causa di tradimenti, di confusione e dei tanti mali d’Italia; il malessere profondo di questo nostro grande Paese oltre ad essere in ciascuno di noi, è soprattutto nell’immagine disastrata che si ha dell’Italia nel mondo. Nonostante tutto, possiamo farcela a risalire la china; tanto è possibile sempre che prevalga il protagonismo della ragione e si riducano gli spazi di tanti poteri illiberali che continuano a far male, a fare tanto male a ciascuno di noi. Contro queste situazioni perdenti bisogna agire e reagire con forza. Il mio protagonismo di libero pensatore e di scrittore per la gente è un vero e proprio atto di fede; offro ogni giorno il mio impegno testimoniato dalla forza del pensiero che anima questo ed altri libri, dei veri e propri romanzi sociali che prendono di se ed affascinano, dalla prima all’ultima pagina. Dopo Cara Italia, il mio nuovo impegno sarà rivolto al mondo. Lettere al mondo che sarà dato alle stampe alla fine del 2012, rappresenta la mia umana attenzione per il mondo, già per altro trattato nel libro del 2008 “I globali del Terzo Millennio”. Dando voce ai protagonisti che hanno contribuito con il loro pensiero e le loro azioni a costruire la storia dell’umanità, racconterò dell’umanità, giunta come non mai, ad un insieme globale, l’inizio affascinante di un nuovo grande percorso per l’uomo della Terra, protagonista di una nuova condizione umana dai confini illimitati della Terra-Stato e della società-mondo. Se il mondo che ci è davanti non sarà questo, sarà purtroppo e per sempre, un grande cimitero di distruzione e di morte, il frutto della pazzia, della disumanità dei pochi, portatori di un folle potere, assolutamente senza limiti, spinto fino all’innaturale distruzione dell’umanità.