Napoli: no alla tassa di soggiorno, Abbac contraria propone soluzioni alternative

No alla tassa di soggiorno. All’indomani delle dichiarazioni in consiglio comunale dell’assessore al bilancio Riccardo Realfonzo che intende introdurre una tassa di soggiorno per i turisti e vacanzieri che soggiornano in città, l’Abbac l’associazione che rappresenta il comparto ricettivo extralberghiero dice no alla gabella. “Credo che alla base delle dichiarazioni dell’assessore vi sia senz’altro la necessità di fare quadrare i conti ma una tassa di soggiorno renderebbe vani gli sforzi che sinora stiamo effettuando come operatori per rilanciare la città – dichiara il presidente Agostino Ingenito – Sarebbe utile piuttosto intraprendere una reale azione di rilancio turistico”. Per l’associazione di categoria che aderisce alla federazione nazionale Aigo Confesercenti di cui è presidente lo stesso Ingenito , utile sarebbe proporre Napoli come valida alternativa a chi paga la tassa. “Perché non andare in controtendenza e dichiararsi città free tax- farebbe sicuramente colpo nel mercato interno e nella promozione internazionale – continua Ingenito – garantendo maggiori flussi con pacchetti ed offerte che noi operatori siamo disposti a lanciare, ritengo che altre forme di prelievo se davvero necessarie possano essere trovate in altre modalità”. L’Abbac ha duramente attaccato anche l’applicazione della tassa decisa a Salerno. “Oltre all’applicazione di spese aggiuntive, poco gradite dagli ospiti, al costo del soggiorno vi sono molti motivi che rendono complicata anche la gestione della tassa, i gestori in molti casi sono costretti ad essere sostituti di imposta – continua Ingenito- incassando per conto dell’ente il tributo e questo comporta una serie di difficoltà anche fiscali e gestionali”. L’Abbac preannuncia che presenterà un documento  in occasione dell’audizione in commissione turismo prevista per il 25 gennaio e chiederà la condivisione delle altre associazioni di categoria per scongiurare le scelte dell’amministrazione. “Nella maggior parte dei casi in cui è stata introdotta si è solo trattato di consentire ai comuni di ripianare debiti e introitare fondi che solo difficilmente sono poi vincolati a progetti che riguardano il turismo”.