Counseling: quando serve, a chi serve

Giovanna Rezzoagli

Nel precedente scritto mi sono adoperata per cercare di spiegare cosa sia il Counseling e come questa nuova disciplina sia attualmente configurata in Italia, tra confusione con altre professioni e scarsità di corrette informazioni. In questa seconda parte, sarà mia cura introdurre le situazioni in cui il Counseling rappresenta una valida risorsa e mi premurerò di spiegare per quali Persone esso possa costituire un utile percorso. In virtù dei tre semplici e, nel contempo, basilari princìpi  su cui è fondato, il Counseling è una relazione di aiuto professionale di cui chiunque si trovi a vivere un momento di disagio può beneficiare. Carl Rogers, padre fondatore del Counseling, dettò i tre punti cardine su cui si basa la relazione di aiuto: il non giudizio, l’accettazione incondizionata dell’Altro, l’essere trasparenti e genuini nel praticare l’ascolto attivo. Il Counseling Rogersiano è il tipo di Counseling più rigido, più essenziale, più dogmatico. E’ la base da cui ogni Counselor degno di questo nome deve partire per poi sviluppare le proprie doti empatiche ed il proprio modo di essere un professionista. Un Counselor non effettua nessuna diagnostica psicologica, non  giudica mai il proprio Cliente, mai in nessun caso: non ne ha bisogno, poiché il proprio percorso formativo educa a coltivare il non giudizio, quindi la forma di rispetto più elevata nel confronti dell’altro. Cliente, si diceva, ovvero colui/colei  che da ora in poi io chiamerò  “Assistito/a”, in aperto contrasto con tutte le scuole di pensiero secondo cui colui che si rivolge ad un Counselor lo fa in un contesto di scambio monetario di tipo clientelare. Difficilmente troverete qualcuno disposto ad insegnare o a parlare seriamente di Counseling senza un corrispettivo economico. Ma, poiché il Counseling è l’espressione massima di trasparenza e pulizia interiore, con tutti i limiti dell’essere semplicemente umano, il Counselor assiste chi a lui si rivolge in primis per vocazione, o almeno dovrebbe secondo il mio parere personale. Il business viene dopo. Almeno per la Counselor Giovanna Rezzoagli Ganci. Arriviamo all’accettazione incondizionata del proprio assistito. Cosa vuol dire? Vuol dire che tre anni di studi e pratica quotidiana nel proprio vissuto hanno forgiato il Counselor a capire che ogni essere umano non è né buono né cattivo, ma è semplicemente un essere umano che ha posto in essere determinati comportamenti, operato scelte, o che ha sopportato determinati eventi, etc. In pratica, il Counseling serve a chiunque scelga liberamente di intraprendere questo percorso che è prima di tutto basato su di un rapporto umano e poi su di un rapporto professionale retribuito. Scegliere liberamente significa essere in condizione di sanità mentale. L’unica eccezione che si pone all’esercizio del Counseling è proprio quella determinata dalla presenza di una patologia mentale. In questi casi il codice deontologico, cui ciascun Counselor seriamente preparato faccia riferimento, pone obbligo di indirizzare il proprio assistito verso figure professionali adeguatamente preparate, che generalmente sono il medico psichiatra o lo psicologo clinico. Volendo riassumere, il Counseling serve sempre quando è presente un disagio emozionale, relazionale o esistenziale tale da spingere una persona a chiedere aiuto; il Counselor può aiutare chiunque si rivolga a lui liberamente, senza essere afflitto da patologie psichiatriche, sia capace di intendere e volere. Nella mia esperienza lavorativa passata, ho potuto verificare che anche un rapporto di counseling basato su di una profonda condivisione empatica è in grado di produrre significativi miglioramenti nella qualità degli scambi emotivo-relazionali in un gruppo di pazienti geriatrici ospedalizzati lungodegenti. E’ una nuova frontiera di questa professione. Ho avuto il privilegio di tradurre in concreto quella che era solo un’intuizione di semplice studentessa del secondo anno, i risultati della mia sperimentazione hanno prodotto un studio che è stato pubblicato lo scorso anno (Giovanna Rezzoagli Ganci, Il colloquio emozionale di gruppo: Sperimentazione in struttura per la terza età, Giornale di Psicologia, vol. 4, n° 3, 20). Nel prossimo scritto analizzeremo insieme le varie tipologie di Counseling e le relative applicazioni.

  

2 pensieri su “Counseling: quando serve, a chi serve

  1. Come hai splendidamente sottolineato, il counseling si basa su tre principi portanti: Non giudizio, Accettazione incondizionata dell’Altro, Trasparenza nell’Ascolto attivo. Mi permetto di aggiungere che spesso è già molto che vi sia Ascolto attivo dell’Altro, troppo spesso si tende ad ascoltare solo l’idea che noi ci siamo fatti dell’Altro, per questa affermazione non me ne vogliano i professionisti seri che al contrario ne hanno fatto un punto fermo dell’esercizio della loro professione. Quello che però più di ogni altra cosa sento di dire è che guardando da un’ottica più ampia, che va ben oltre il counseling, l’applicazione di questi tre principi fondamentali nella vita quotidiana, ovvero “vivere” come se si fosse sempre counseling, applicando il Non giudizio, l’Accettazione incondizionata e l’Ascolto in ogni circonstanza della nostra vita quotidiana potremmo crescere a dismisura sia come esseri umani singoli sia come comunità, a partire dalla famiglia per arrivare ai centri di aggregazione più grandi. E’ solo una piccola riflessione, ma potrebbe davvero cambiarci la vita, almeno io lo penso.
    Con affetto
    Andrea

  2. Carissima Andrea, nella veste di seria e preparatissima professionista (Pedagogista per chi legge) quale sei ti ringrazio per il tuo commento, che mi onora. Da mia ex Docente, da cui molto ho appreso e non solo in termini nozionistici, ti sono umilmente grata per aver ancora una volta insegnato attraverso la tua Persona. Da amica, qual ora sei, ti scrivo semplicemente che ancora una volta mi dai modo di apprezzarti per i tuoi pensieri, che condivido. Tu sai che ho fortemente voluto creare diverse occasioni in cui il Counseling potesse affermarsi in un piccolo spazio di vita, dalla creazione insieme all’amico e collega Fulvio Sguerso degli sportelli gratuiti nel nostro comprensorio sino alla fondazione del primo social-network etico italiano, la community di foglidicounseling.ssep.it. Nonostante le molte riserve, o forse proprio in virtù di esse, sui fini meramente utilitaristici con cui si fondano scuole e si offrono corsi ad oggi io credo che il counseling sia una ricchezza. Il valore aggiunto è la moralità con cui ci si pone. O, perlomeno, ci si prova…
    Grazie Andrea, per le tue preziose riflessioni.
    g.

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