Cava de’ Tirreni: Città Unita “Benzina, imposta ingiusta!”

 Grazie a Gheddafi, nonostante il suo decesso, il costo della benzina aumenta vorticosamente. Dover sopportare oltre il danno della mancata crescita e del rincaro della benzina, anche la beffa di un aumento del costo della vita perché sono troppo alte le tasse che il Governo Italiano preleva sulle vendite di carburante, è troppo paradossale. Ed è un insulto alla miseria dover sopportare un paradosso nel paradosso. Il fatto che le Regioni, dove si pagano tasse più alte, siamo la Campania e la Sicilia (dove si produce benzina!) e che queste tasse siano state aumentate negli ultimi anni perché la spesa regionale era elevata e crescente, ma anche poco utile per i cittadini delle due Regioni. La Campania,  una delle Regioni più povere della parte povera dell’Italia, il Sud, è quella dove si tocca il record massimo del prezzo della benzina! Un record alimentato da tre circostanze: le tensioni dell’economia internazionale, che fanno salire il costo delle materie prime; un regime di tassazione italiano che preleva in percentuale del prezzo di mercato una quota ulteriore, che cresce in valore al crescere del prezzo di mercato; la scelta del Governo di lasciare alle Regioni Meridionali la opportunità di prelevare una parte dell’introito fiscale sulla benzina aumentando l’aliquota che si applica a livello nazionale. Chi voleva proporre un esempio del così detto federalismo fiscale è stato accontentato. La Regione Campania può chiedere di aumentare l’aliquota dell’accisa nazionale (accisa è il nome dell’imposta in questione) e lo Stato centrale trasferisce alla Regione i fondi corrispondenti che concorrono ad alimentare il bilancio della stessa. A pensar male si trova la risposta. L’imposta  sulla benzina è subdola ed insidiosa. Al benzinaio si dice datemi dieci euro di benzina non si chiedono dieci litri. Il prezzo si vede poco quando compri e si sente molto il suo effetto alla metù del mese, quando ti accorgi che non hai più tanti euro da dare al benzinaio. Tutti quelli che pagano tutte le tasse si sentono e sono impoveriti. Magra consolazione che paghino questa manomorta sulla benzina anche quelli che le altre tasse non le pagano, ovviamente. Ci sarebbe un gesto nobile da fare, da parte degli amministratori attuali della Regione ridimensionare le spese inutili ed avviare un lento ritorno alla normalità, riducendo la “metastasi”, la spesa sanitaria, che corrode stabilità e dimensione del bilancio regionale in Campania. Sapendo che non si devono negare i diritti alla salute ma che si può spendere meglio ed in maniera più efficace quello che si è speso fino ad ora e che sarà, in quella dimensione, difficilmente replicabile. Si dice che la spesa sanitaria rappresenti molto più della metà del bilancio regionale, dunque avanziamo una modesta proposta. Cancelliamo le accise aggiuntive della benzina: sono solo 30milioni e, spalmati su sei milioni di cittadini, non avranno un grande effetto di arricchimento. Ma avranno l’effetto di un segnale morale: togliamo di mezzo una subdola sottrazione dalle tasche dei cittadini. Si aprirebbe un orizzonte più civile: un mondo dove si spende meglio e non si tassa troppo. Ma anche la condizione necessaria perché la nostra economia, quella di Napoli e del Mezzogiorno, diventi più forte e più distante dal triangolo delle bermuda vizioso della politica, della spesa pubblica e dei sussidi alle famiglie e alle imprese. Un triangolo che fa male a tutti:  alla politica, alle famiglie ed alle imprese.

Alfonso Senatore, presidente “Città Unita”