Scafati: al Real Polverificio Borbonico, mostra Fienga, Pagano, Vollaro

Venerdì 16 dicembre 2011 alle ore 16,30 si svolgerà nella Cappella Santa Barbara del Polverificio Borbonico la cerimonia inaugurale della Mostra Franco Fienga, Luigi Pagano e Luigi VollaroPresenze di Scafati al Padiglione Italia della Biennale di Venezia. L’esposizione è articolata al primo piano del complesso e presenta 40 opere divise in sculture, pitture e disegni.Nel testo introduttivo il critico d’Arte Massimo Bignardi scrive: “Le postazioni dalle quali osservare i processi in atto nella società contemporanea, sono molteplici. L’idea di molteplicità implica un movimento di punti diversi tra loro in grado di seguire i flussi, i transiti in esperienze che hanno sempre, con maggiore insistenza, un legame con lo scenario dell’umanità. Processi che definiscono sguardi verso orizzonti sui quali si affacciano realtà diversificate, ai limiti dei valori di sopravvivenza, registri preferenziali entro i quali si è articolata la scelta operata da Bice Curiger per ILLUMInazioni, mostra del Padiglione centrale della recente Biennale di Venezia. Sguardi che hanno inquadrato tensioni, ora descritte dalla pittura, ora raccolte da obbiettivi fotografici, com’è il caso della bidonville di Johannesburg fissata dagli scatti di David Goldblatt, oppure l’estrema precarietà del quotidiano tradotta in metafora dalle installazioni di Gabriele Kuri, entrambi artisti presenti ai Giardini. La molteplicità, in questi specifici esempi, suggerisce, tra l’altro, l’idea di diversità che non definisce la rinunzia all’identità, quanto ad una maggiore presa di coscienza del rapporto di unità, dunque ancora di una visione che implica imprescindibilmente l’umanità. A tale spirito si ispira la nuova Mostra che il Real Polverificio Borbonico – Centro di Arte e Cultura e la Città di Scafati, dedicano a tre artisti figli di questa terra:  Franco Fienga, Luigi Pagano e Luigi Vollaro interpreti di una stagione intensa e vivace che ha trovato, nell’arco oramai di tre decenni – almeno lo è stato per Vollaro, a partire dagli anni Settanta e per Pagano – riscontri in esposizioni nazionali ed internazionali. È una seconda occasione, questa per il complesso espositivo alle falde del Vesuvio dopo la significativa antologica dedicata ad Angelo Casciello, per mettere a fuoco le esperienze della cultura contemporanea che anima il proprio presente e che si è insinuata con insistenza nel dibattito della città. Si tratta, cioè, di aver avviato un processo, direbbe Calvino, di “visibilità”, vale a dire di rendere partecipe la comunità di quanto negli ultimi decenni è stato fatto nel campo delle arti in questo territorio, di quanto questi artisti, con i quali vanno ricordati Franco Cipriano e Gerardo Vangone, ne abbiano interpretato e ne interpretano lo spirito di una profonda identità. Adesione che non è stata mai tradotta in chiusura localistica tanto meno cedimento alla globalizzazione culturale delle mode, tipica dei processi provinciali che hanno contraddistinto in questi ultimi decenni la scena napoletana. Ciò non significa aver stretto i legacci della propria microstoria, cercando di fermare in essi la radice vera dell’appartenenza, oppure bagnarsi compiaciuti in quel “mediterraneismo” oramai divenuto comodo riparo: bensì osservare e farsi testimoni della molteplicità che investe il presente, la propria storia.L’occasione di questa mostra è stata offerta dalla presenza di Fienga, di Pagano e di Vollaro, ma anche di Angelo Casciello, alla mostra “Lo Stato dell’Arte – Campania” curata da Vittorio Sgarbi all’interno del progetto Padiglione Italia della 54a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Va precisato che essa non mira a proporre di ciascun artista, una traccia monografica tanto più risponde ad una sorta di antologica a tre voci, bensì tenta di disegnare un percorso diacronico soprattutto rivolto alle esperienze più recenti, intessendo tra loro le voci della scultura e della pittura, senza precostituire argini o delimitare aree di operatività immaginativa.