Eresia dalla Francia: alunni cattolici pregano in una moschea

Carlo Di Pietro (M.S.M.A.)

 Giunge, seppur in ritardo, una notizia sconcertante dalla Francia; notizia prima pubblicata dal sito http://www.ouest-france.fr/ e successivamente tradotta in italiano e diramata dal sito: http://www.sanpiox.it/. Di cosa si tratta? Leggiamo insieme. “I giovani cattolici francesi non vanno più a messa. Cosa fare? Incoraggiarli a conoscere meglio … l’islam. Iniziativa di una scuola cattolica. Gli alunni del collegio cattolico Sant-Pierre di Les Essarts, in Francia, hanno messo in pratica lo spirito d’Assisi con una visita alla moschea di La Roche-sur-Yon, accompagnati dai loro insegnanti. Lo scopo: impregnarsi dello spirito dell’islam”. Il lettore Pasquino, che ha segnalato la sconcertante e triste notizia sulla mia mail personale, si dichiara giustamente allarmato per quanto sta accadendo all’interno della Chiesa cattolica a seguito della errata interpretazione di alcuni documenti del Concilio Vaticano II. Premetto che non ho alcuna autorità né competenza che possano portarmi a giudicare i Documenti del Concilio Vaticano II ma, leggendoli, negli anni, appare ben chiaro che a seguito di tale evento storico per la Chiesa cattolica, hanno avuto origine numerose fratture all’interno dello stesso Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. Questa mia considerazione è un dato di fatto, non opinabile, e certamente non fa piacere a Dio; l’attuale situazione “frammentaria” prevarica le esortazioni apostoliche che si sono susseguite nei secoli e che, contenute nel Magistero della Chiesa cattolica, rimarcano la necessaria obbligatorietà dell’unità cristiana. Iniziative del genere, come quella accaduta in Francia, non sono assolutamente e non devono essere né imputate e né imputabili a quanto scritto e detto nel Concilio Vaticano II, bensì rappresentano iniziative pastorali, contrarie al Catechismo della Chiesa cattolica, prese da singoli sacerdoti e, forse, avallate da Vescovi poco zelanti nell’esercizio della propria missione pastorale. Spesso fa discutere il termine “eresia” e riporta alla memoria cupe realtà, mal dipinte dagli illuministi, che riconducono alla Santa Inquisizione ed alle Crociate; l’eresia è ben altro e si compie, quasi quotidianamente, all’interno degli esclusivi ambienti cristiano – cattolici. Il Catechismo della Chiesa cattolica ci insegna che per eretiche si intendono quelle dottrine che si oppongono, in modo contradditorio, diretto ed immediato, a qualsivoglia verità di fede rivelata. Non può definirsi, nel contempo, eretica quella posizione dottrinale che si limita esclusivamente ad imbracciare una certa conclusione teologica o, comunque, qualsiasi fatto connesso alle verità rivelate (contenute sinteticamente nel Catechismo della Chiesa cattolica). Il “Codex iuris canonici” (Raccolta ufficiale di norme vigenti nel diritto canonico) definisce come eretico qualsiasi “errore volontario e pertinace di un cristiano contro una verità che si deve credere per fede divina e cattolica” (Canone 751). Cosa significa?  Sintetizzando possiamo affermare che la volontarietà si ha: “in quanto posizione contraria a una verità di fede conosciuta”; la pertinacia, essenziale affinché si possa parlare di eresia, si ha “in quanto implica la piena consapevolezza di opporsi alla verità cattolica”, diversamente in caso di inconsapevolezza – come nell’esempio degli studenti cattolici che hanno pregato Allah – l’eresia si dice materiale , non formale. Ne viene, a questo punto, obbligatoria la considerazione che può considerarsi eretico, sia formale che materiale, solamente chi, con il Battesimo, è entrato nella Chiesa cattolica; la teologia morale, inoltre, fa presente che l’eresia può manifestarsi secondo la tipologia “interna” od “esterna”, a secondo dei casi, ma anche “occulta” o “pubblica”. L’eresia detta “interna” si ha quando il singolo, pur sposando teorie eretiche, le tiene per sé, non le comunica a terzi; l’eresia “esterna” si ha quando il singolo divulga e pubblicizza le sue teorie eretiche, pur consapevole dell’errore (caso molto comune oggi); l’eresia “occulta” differisce dall’eresia “pubblica”  perché nel primo caso l’eretico ne parla con pochi, mentre nel secondo ne dà massima diffusione. Lo Statuto internazionale delle Opere Pontificie Missionarie, a tal proposito, ci aiuta a comprendere il perché sacerdoti e laici che hanno consentito agli studenti cattolici di pregare in una Moschea, devono considerarsi eretici, pertanto puniti secondo il seguente principio: “sono rei di attentato contro l’unità della fede e, compiendo fatto antisociale, acquistano tutti i caratteri del delitto e come tale vanno puniti”(Crf . “Codex iuris canonici”). I sacerdoti e Vescovi, siano essi diocesani od appartenenti ad ordini differenti, come anche i laici impegnati attivamente, sono obbligati a seguire fedelmente il fondamento della missione detta “ad gentes”. «La Chiesa che vive nel tempo è missionaria per sua natura, in quanto trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre».   Così inteso, l’impegno missionario è essenziale per la comunità cristiana.  Attraverso tale impegno i cristiani vengono formati alla missione e si conferisce ad ognuno la dinamica spirituale del battesimo di raccogliersi in comunione attorno a Cristo e di partecipare alla sua missione.  In quanto opera di Dio nella storia umana, la missione non è un semplice strumento ma un evento che pone tutti a disposizione del Vangelo e dello Spirito. La missione dovrà sempre avere come base, centro e vertice del suo dinamismo, la chiara proclamazione che solo in Gesù Cristo «la salvezza è offerta a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso». L’impegno missionario della Chiesa si esplica nella testimonianza della vita, con l’annuncio del Vangelo, la creazione delle Chiese locali e il loro lavoro di inculturazione, il dialogo inter-religioso, la formazione delle coscienze ad attuare le direttive della dottrina sociale cristiana, la vicinanza agli ultimi e il concreto servizio della carità. [Cfr. Pontificie Opere Missionarie – Statuto internazionale] Ecco, appunto. Ribadiamo il concetto che: 1) Solo in Gesù Cristo «la salvezza è offerta a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso»; 2) Il dialogo inter-religioso ha come finalità la formazione delle coscienze e l’attuazione delle direttive della Dottrina sociale cristiana. 3) L’Opera della Propagazione della Fede ha lo scopo di formare una coscienza cattolica nei fedeli, capace di coniugare una piena docilità allo Spirito con l’impegno apostolico aperto alla mondialità. Tale impegno, appunto missionario, deve seguire un comando ben preciso: ” 1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11 Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12 Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.” (Luca 10-1,12). Cosa significa? Il dialogo inter-religioso deve avere come unico scopo quello della conversione, dato che solo in Cristo (attraverso la Chiesa cattolica) vi è salvezza; altre forme di dialogo e di diplomatiche “assemblee” provocano solamente confusione e disagio.  Conclusione: Il sacerdote ed i laici (ben consapevoli) che hanno condotto gli studenti cattolici francesi a pregare Allah nella Moschea vanno considerati eretici; i giovani ragazzi (inconsapevoli) sono innocenti.