Cava de’ Tirreni: Comitato contro svendita patrimonio

L’ex convento di San Giovanni, in pieno centro città, è stato valutato  a meno di 1.000 € al mq. A tanto si arriva se si divide il prezzo a base d’asta, €. 8.500.000, per i 9.000 mq complessivi. Per giustificare il prezzo così basso hanno preso come esempio le vendite di appartamenti, invece di considerare anche negozi e studi. Non solo. Le vendite erano per  case che stanno in strade periferiche, mentre San Giovanni é sul centralissimo corso Umberto. Per tenere il prezzo basso hanno scalato dalla valutazione 10 milioni di euro di spese di ristrutturazione, ma il Comune ha già speso 5.500.000 di euro per riparare i danni del terremoto e per rifare tutte le facciate che danno sulle strade. Vogliono farci credere che i negozi a piano terra valgono meno degli appartamenti, che, al contrario, come si sa, valgono 1/3 dei negozi. E’ come se la valutazione l’avesse fatta persona che non conosce Cava e che non si è sforzato di conoscerla, contravvenendo alle regole dettate dallo stesso suo datore di lavoro, l’Agenzia del Territorio. Agenzia che, nel mese di agosto 2011, ha pubblicato un manuale delle regole del buon valutatore, che dovrebbe fare attenzione a prendere come esempi solo immobili simili a quello che deve valutare. Mica si possono mettere sullo stesso piano una cantina di una casa contadina a Croce ed un negozio in piazza Duomo ! Il massimo dell’approssimazione è stato raggiunto, quando hanno valutato i negozi di corso Umberto. I quattro più centrali e commerciali sono stati valutati alla metà di quello più periferico. Quasi meno di quanto è stato venduto un negozio in una traversina scarsamente commerciale. Il denaro che viene dalla vendita degli immobili comunali deve, per legge, andare in un salvadanaio ed essere usato per acquistare altri immobili, per fare opere pubbliche o per eliminare i mutui. La legge  prevede anche che quei soldi possono essere temporaneamente presi dal salvadanaio per fare qualche pagamento corrente, ad esempio le tredicesime o le bollette della luce. Però, dice la legge, appena puoi, li devi rimettere nel salvadanaio. Sui giornali stanno scrivendo che il Sindaco rischia di essere mandato a casa perché gli mancano 5 o 6 milioni per pagare le spese correnti, quindi i dipendenti e le bollette della luce. E che per questo vuole vendere i negozi e S. Giovanni. Molti si stanno facendo questa domanda: quali azioni faremo verso il Sindaco, oltre che mandarlo a casa, se ci porta un danno di 21 milioni di euro (che sono 42 miliardi delle vecchie lire) per pagare stipendi, consulenze, bollette della luce o contributi ?

Mario Farano