Semaforo Verde per il Prestito di studio agli universitari di cui al Decreto Sviluppo” (art. 9, commi 3-16 del D.L. 70/2011

Vincenzo Carrella

Presto operativa la «Fondazione per il merito», tramite la quale, anche le imprese potranno finanziare i giovani, deducendo le quote messe a disposizione e garantendosi la possibilità di avere a disposizione i curricula degli studenti migliori. Chiariamo subito che la Fondazione per il merito è una partnership pubblico-privato, promossa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e aperta alla partecipazione di imprese e privati e sarà presto operativa. La Fondazione parte con una dotazione iniziale di 9 mln di euro, a cui si aggiunge un versamento annuale al patrimonio di 1 mln di euro dal bilancio dello Stato.Il progetto che s’ispira a modelli internazionali di finanziamento alla formazione universitaria già applicati in altri Paesi, ha come obiettivo:

– promuovere la cultura del merito;
 – incentivare la mobilità degli studenti verso gli Atenei più qualificati;
 – favorire l’autonomia dei giovani dalle proprie famiglie;
 – colmare la mancanza di un sistema di prestiti universitari in Italia permettendo al nostro Paese di uniformarsi alle migliori pratiche internazionali in materia di sostegno finanziario agli studenti universitari.  Sono  in  ballo già 30 milioni di euro  per 8 mila potenziali  richieste Attualmente sono in ballo fondi per circa 30 milioni di euro ma la Fondazione sarà aperta anche a soggetti privati, il che potrebbe portare le cifre a disposizione attorno ai 100 milioni di euro, secondo la stima dei ministeri competenti. Secondo i primi calcoli, saranno circa 8 mila gli studenti interessati alla prima fase di selezione che si terra già durante l’estate del 2012 attraverso un test di selezione da svolgersi subito dopo il conseguimento del diploma.  I prestiti potranno trasformarsi in premi a fondo perduto o, comunque, verranno restituiti solo durante la vita lavorativa e in presenza di condizioni economiche soddisfacenti. Primo  test  nell’estate 2012 e  stabilirà i beneficiari delle borse di studioLo strumento cardine in mano alla Fondazione per il merito sarà una prova nazionale standard (test) a cui saranno chiamati a partecipare gli studenti dopo l’esame di maturità al fine di redigere un elenco di studenti meritevoli.  In questa fase di selezione non sarà valutata la condizione di reddito degli studenti, pertanto il merito sarà l’unico criterio di selezione.Il primo test verrà somministrato ai maturati del 2012. L’accesso al test, che dovrebbe svolgersi in varie sedi universitarie su tutto il territorio nazionale, sarà riservato solamente agli studenti che otterranno il diploma di maturità con una votazione non inferiore a 80/100 e che siano interessati all’inscrizione a un’Università fuori sede.Il prestito può trasformarsi in premio non rimborsabile La borsa di studio è inizialmente concessa sotto forma di prestito. Per gli studenti meritevoli che si sono distinti come eccellenti durante gli studi, infatti, il prestito potrà essere tramutato in premio di studio in modo totale o parziale e potrà non essere rimborsato. Ipotesi  di prestito da erogare tutti i 5 anni , durata finanziamento 20/25 anni e pre-ammortamento in 5 anni e avvio rimborso dopo il conseguimento laurea con rata max del 7 % del reddito annuale . Secondo stimei tecnici ministeriali stimano una rata mensile di rimborso compresa tra 80 e 500 euro per elevato reddito e 75 e 260 euro per reddito ridotto. La Fondazione sarà un’opportunità anche per le imprese. Anche imprese e fondazioni, private possono apportare capitale alla Fondazione per il merito, diventando cosi, membri partecipanti e garantendosi la possibilità di influenzare le strategie del fondo. I privati, potranno in questo modo, stabilire aree prioritarie di intervento di tipo territoriale, e/o di ambito di studi verso le quali indirizzare le risorse versate al patrimonio del Fondo, nonché svolgere un ruolo attivo tramite la partecipazione al Comitato scientifico. I vantaggi saranno la possibilità di dedurre fiscalmente il contributo, dotarsi di un innovativo strumento di marketing grazie al ritorno d’immagine e ridurre i costi di selezione e assunzione del personale grazie a un accesso privilegiato a una platea di soggetti meritevoli.

  

 

                                                

 Una carta acquisti con una ricarica mensile che varia da 40 a 137 euro in base alla città di residenza del beneficiario e ai componenti del nucleo familiare. Sono i tratti salienti della sperimentazione della nuova social card per le famiglie in disagio economico che dovrebbe partire a breve in 12 Comuni con più di 250mila abitanti (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona), con la mediazione degli «enti caritativi» (lo ha disposto il Dl milleproroghe 225/2010, articolo 2, commi 46-49, convertito dalla legge 10/2011).La bozza del decreto di attuazione della “nuova” social card è stata predisposta dal ministero del Lavoro e attende il via libera dall’Economia. Non dovrebbero esserci problemi di copertura, almeno per il primo anno di sperimentazione, per cui il Dl milleproroghe ha previsto una spesa di 50 milioni di euro, provenienti dal fondo di circa un miliardo creato nel 2008 per finanziare la “vecchia” social card (che continuerà ad essere distribuita). Un nodo ancora da sciogliere, nel decreto attuativo, sembra quello di un maggiore coinvolgimento degli enti locali (auspicato dall’Economia), nell’individuazione dei beneficiari della nuova carta acquisti. La ricarica della carta, dunque, sarà differenziata in base alla città di residenza dei beneficiari – spiegano dal ministero del Lavoro – perché il costo della vita è differente, al Nord, al Centro e al Sud Italia. Poiché però l’incidenza della povertà è maggiore al Sud, di questo si terrà conto nella ripartizione delle risorse disponibili fra le città: Napoli, ad esempio, dovrebbe ricevere quasi dieci milioni di euro, Palermo sei milioni, Bari e Catania circa tre milioni. A Roma andrebbero nove milioni e a Milano oltre cinque milioni. La ratio, dunque, è quella di distribuire più carte acquisti (ma di valore inferiore) dove la situazione di bisogno dei beneficiari è maggiore. Gli enti caritativi (che i Comuni dovranno selezionare fra quelli attivi nella gestione di mense e distribuzione alimenti, servizi di accoglienza notturna, inserimento lavorativo), dovranno individuare i beneficiari a cui assegnare le carte acquisti fra i cittadini italiani, i cittadini comunitari o gli stranieri in possesso del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso di soggiorno da almeno cinque anni). I beneficiari dovranno avere un Isee inferiore o uguale a 3mila euro e non godere contemporaneamente, con il proprio nucleo familiare, di altri benefici economici concessi dallo Stato o da altre pubbliche amministrazioni di valore superiore a 500 euro al mese. Dovranno avere la precedenza, poi, le persone senza dimora, i nuclei familiari costituiti da genitore solo e figli minorenni e le famiglie più numerose.