Conosciamo i Balega (Congo Rd): il lavoro

Padre Oliviero Ferro

Ci sono regole fisse che governano il lavoro dell’uomo e della donna. All’uomo spetta di preparare il campo, alla sua donna di procedere per la semina. L’uomo, quindi, deve disboscare il pezzo di foresta destinato al campo, tagliare grosse piccole piante e, dopo che tutto è stato bruciato, subentra la donna che curerà il campo dalla semina fino al raccolto, per poi iniziare di nuovo. “L’uomo può andare ad aiutarla, ma solo di tanto in tanto”, così da conservare sempre la sua superiorità. Ciò anche perché all’uomo spettano molti altri lavori, per così dire, di specializzazione. Per la donna, il lavoro principale è la cura dei campi ed è per questo che tutti i giorni prenderà la sua zappa e si recherà ai campi… Di ritorno, lei ancora dovrà preparare la legna per cucinare il cibo e per scaldarsi la sera, andare a prendere l’acqua e preparare il cibo. La cura dei bambini è compito esclusivo della madre. Ancora alla donna spetta mettere il fango sulle pareti della casa, precedentemente costruita dall’uomo. Oltre a preparare il campo e la casa, all’uomo spettano i lavori di caccia, di pesca e di artigianato, come forgiare gli utensili per la caccia e per il lavoro, intrecciare reti per la pesca e per la caccia, come pure canestri per la pesca e specie di gerle per trasportare i frutti dai campi. All’uomo spetta ancora preparare stuoie e tutti i vasellami necessari  ad uso domestico in terra cotta, senza però uso di smalti. All’uomo spetta anche il commercio in…grande stile, mentre il commercio minuto come il portare al mercato i frutti del campo (manioca, mais, arachidi, banane, fagioli, ecc.) è compito della donna. Non esiste un campo ad unica coltura, ma vi seminano sempre un po’ di tutto. La metallurgia è praticata dal tempo dei tempi, anche perché l’Urega è veramente ricca di minerali. Non si intraprende mai un tale lavoro, senza una particolare preghiera agli spiriti, i quali, a loro volta, devono intercedere presso Dio. La preghiera è sempre accompagnata da un sacrificio di un gallo bianco che viene consumato sul posto. La notte che precede la preparazione del ferro, il fabbro non può avere contatti con la moglie, né con nessun’altra donna. Il materiale ferroso viene rinchiuso in una fossa con pareti di pietra.  Acceso il fuoco attraverso un piccolo buco, con un lungo soffietto a forma di pipa, vi si soffia ininterrottamente anche per dodici ore. Si prende poi tutto quel materiale, lo si depone in un’altra buca di terra e lo si copre di terra per farlo raffreddare. Quindi lo si batte per togliere tutte le impurità. Per tale lavoro si servono di una grossa pietra che sollevano con entrambe le mani. Si procede poi alla fabbricazione degli utensili voluti e necessari.  In origine, i fabbri erano relativamente pochi ed erano praticamente i soli artigiani della regione insieme agli altri non molti lavoratori dell’avorio che preparavano statuette, maschere ed altri oggetti ad uso dei Bami. Pure il lavoro del legno era conosciuto. Preparavano soprattutto, incavando un pezzo di tronco d’albero, il kino che serviva per macinare la manioca: vi si mettevano pezzi di manioca ben asciutta e quindi con un palo li si riduceva a buona farina. Si preparava con la medesima tecnica il lukumbi (un mezzo di comunicazione). Si scolpivano ancora delle maschere ad uso dei Bami o degli stregoni, come pure delle specie di cucchiai lunghi anche trenta o quaranta centimetri e sgabelli ben intagliati con rozze figure di uomini e di donne che servivano per sedersi, ma soprattutto per porvi sopra quanto si offriva agli spiriti. L’utilizzo dell’osso per scolpire quanto si preparava normalmente con l’avorio si diffuse molto dopo. Probabilmente quando l’avorio iniziò a non essere più abbondante. Rari sono i lavori scolpiti in pietra. Un altro capitolo del lavoro dell’uomo è la CACCIA. Prima di andare alla caccia, si prega: ciascuno del gruppo, poichè normalmente la caccia di fa in gruppo, si ritira con la sua rete nel  lwelo (casetta degli spiriti) e prega.Terminata la preghiera, si parte tutti insieme per la caccia. Tra i cacciatori, c’è il più esperto che è il re della caccia e conosce tutto. E, a caccia terminata, ha diritto alla parte migliore. Individuata la selvaggina, tutti seguono scrupolosamente quanto decide il re della caccia. Anche i cani hanno un ruolo determinante:portavano al collo un campanello di legno con il batacchio di legno (reso inefficace fino alla scoperta dell’animale). Poi potevano inseguirlo. I cacciatori conoscevano un’infinità di trappole per ogni tipo di animale.