Riti e consuetudini Bandjoun (Camerun): la vedovanza

Padre Oliviero Ferro

A Bandjoun, quando un uomo muore, la sua (le sue) moglie deve (devono) subire il rito della vedovanza. Distinguiamo qui tre categorie di vedove: la vedova di un semplice cittadino, la vedova di un uomo membro della società Gniè e la vedova di un uomo del circolo Mkam vu. In generale, il rito della vedovanza consiste per la donna del defunto di restare per un certo tempo a casa, per subire certe iniziazioni, per poter riprendere le sue attività quotidiane. Ecco come questo rito si esegue nelle differenti categorie citate. *Quando un cittadino ordinario muore, sua moglie (come quella di ogni altro uomo) è chiamata qui Pfock (vedova). Ma il rito è più semplice per questa categoria di donne che per quelle degli uomini che fanno parte delle società segrete o Mkem. Se il defunto era solamente membro della società Lali o membro di nessuna società, in memoria del marito, dopo il lutto, la vedova può restare a casa sua una o due settimane prima di riprendere le sue occupazioni quotidiane.* Le cose sono più complesse quando l’uomo faceva parte della società Gniè. Il rito di vedovanza dura sette settimane. Tutto comincia il giorno medesimo dell’inumazione del defunto. E’ bene ricordare che fino a una data recente(gli anni 1970 e 1980 circa) i morti a Bandjoun erano sepolti qualche ora dopo la loro morte. Una volta che il morto è stato sepolto, dunque la sua vedova riceve da bere in una ciotola dalle mani di un membro graduato della società Gniè, di cui faceva parte suo marito: ciò si chiama Tchouop.  Da quel momento essa può mangiare, perché dalla morte fino al seppellimento i membri della famiglia non devono né bere né mangiare (oggi con la custodia del corpo all’obitorio questa pratica non è molto rispettata alla lettera). Il medesimo membro che ha dato da bere alla vedova, gli dà una canna di bambù, che sarà gettata nel luogo del lutto da un altro membro della società Gniè che verrà in quel medesimo periodo. Questo lutto può anche tardare ad arrivare, aumentando così il supplizio della vedova o delle vedove. Quando arriva finalmente, essa ci va accompagnata dal figlio maggiore del defunto, suo fratello o sola se quest’ultimo non aveva figli o fratelli. Al luogo del lutto, essa fa un giro di lutto marciando dietro la (le) vedove del defunto e  sparisce gettando nella concessione di quest’ultimo il bastone maledetto, una volta in strada. Si tratta di un vero bastone di disgrazia, di cui bisogna sbarazzarsene il più presto possibile. Il giorno in cui il lutto finisce, la vedova è rasata da un membro graduato della società Gniè o Nkam Gniè, ciò viene fatto portando soldi e altri regali. Se questo membro non lo può fare fino in fondo, posa la lama del rasoio sulla testa della vedvoa, ne taglia qualche capello e lascia a chiunque di continuare a rasare. Siamo ancora nel giorno in cui il lutto finisce, cioè circa una settimana dopo la sparizione del marito. Dopo il rasatura della testa, durante un periodo di sette settimane, la vedova non deve né lasciare la concessione di suo marito, né scavalcare un ceppo, né portare una zucca a fiasco, né coltivare, né salutare una perso che portano un cesto. Ma può fare la sua cucina. Sua madre o altri membri della sua famiglia devono portarle aiuto in questa situazione. Il suo vestito durante questo periodo è un abito bianco che sarà rimpiazzato poi da un altro abito blu-scuro durante il periodo di un anno dopo che la vedova avrà gettato la sua canna di bambù al lutto di un altro membro della società Gniè. Ma la vedova può anche continuare con i due abiti (bianco e blu). Questo periodo di sette settimane nel corso del quale la o le vedove si lava(lavano) al ruscello tutte le mattine, termina con il Po’, specie di esorcismo praticato dai Mkam gniè o dei grandi membri della società Gniè. E’ il po che permette alla vedova di riprendere le sue normali attività. La famiglia del marito prepara questo rito, comperando delle fascine di legna per i suoi esecutori, un vaso, un paniere (kack no’), un coltello doppiamente tagliente e un piantatoio (foraterra): il tutto nuovo. Se la famiglia del defunto è incapace di comperare tutto questo materiale, è comperato dalla vedova. Un buon pasto è preparato per concludere il rito. Il rito stesso consiste per  i Mkam Gniè di fare un piccolo ceppo vicino al recinto all’entrata della concessione del defunto. Su questo ceppo piantano ogni specie di coltura praticata nel villaggio. Dopo aver seminato il piccolo ceppo, il vaso e il paniere sono bucati in fondo e posti sopra una parte del ceppo, l’apertura verso il suolo. Attraverso il buco che è fatto nel paniere e nel vaso e che  armonizza i due utensili sovrapposti, il coltello è profondamente piantato nel suolo del ceppo, lasciando il suo manico fuori. Per il piantatoio, serve per iniziare la vedova al lavoro dei campi. Ciò si chiama Souop Pou Si’ e si svolge nel modo seguente: la vedova tiene il piantatoio con la mano destra e, serrandogli il polso, un Kam gniè  l’aiuta a piantare questo strumento sette volte nel piccolo ceppo. E’ questo piantatoio che le servirà più tardi nei lavori campestri. Dopo questa tappa, la vedova è condotta al campo, dove, stringendole il pugno, i Mkam Ngiè le fanno attraversa un ruscello sette volte, toccare una foglia di banano sette volte, prima di fargliela tagliare; le fanno ugualmente  scavalcare un ceppo sette volte e le mettono una succa fiasco sette volte sulla testa. Al ritorno a casa, i diversi piatti preparati sono serviti agli esecutori del rito e questi ultimi si dividono la legna preparata per loro. Ormai la o le vedove può (possono) dedicarsi alle sue (loro) occupazioni quotidiane. *Quanto al rito di vedovanza della (delle) donna(e) di un uomo del circolo Mkamvu, dura 9 settimane, cioè due in più che quello della donna(e) di un uomo della società Gniè. Il termine Mkamvu’ qui non designa soltanto il consiglio dei 9 notabili superiori (cioè i Kuipou, Defo o Tabue),ma si estende anche agli altri grandi notabili del villaggio, come i Mwala’, Souop, Wabo, Fo nto e Mkam gniè. Il rito qui è quasi simile a quello praticato alle vedove dei membri della società Gniè. Ci sono alcune complicazioni e modificazioni qui e là. Come tra le vedove degli uomini della società Gniè, le vedove dei Mkamvu’ ricevono la loro prima iniziazione il giorno stesso dell’inumazione del loro marito, cioè ricevono da bere in una ciotola dalle mani di un Nkam vu’, dopo il seppellimento del loro sposo. Dalla medesima persona, ricevono una canna di bambù per ognuna di loro, che sarà gettata al lutto da un nkam vu’, venuto verso il periodo della morte del loro marito. Tutto avviene esattamente qui come per le vedove degli uomini della società Gniè. E’ più appropriato parlare qui delle vedove di un uomo della società Gniè o Nkam vu’, perché era assai raro nel tempo di trovare un uomo che apparteneva a questa classe sociale con una sola moglie; esse erano spesso delle decine. Dopo che le vedove sono iniziate al cibo o al Tchouop, si costruisce per ciascuna di loro una piccola placca(tavoletta) di bambù di 20 a 30 centimetri chiamata Pack ndeng o Pack yo, che serve loro da letto e esse smettono di dormire su delle foglie secche di banano. Dormire su delle foglie secche di banano è la regola qui per i membri della famiglia quando c’è un decesso. Una settimana dopo la sparizione del loro marito, le vedove sono rasate dai Mkam vu, come tutti i membri della famiglia e il loro pack ndeng sono bruciati e rimpiazzati dal Pack la. Il Pack la come il Pack ndeng è molto sottile, la sola differenza è che ha la forma di un letto. Le donne che hanno fatto questa esperienza si lamentano terribilmente, perché,anche se incinte, devono dormire unicamente su questi “letti”. La tappa del La dura fino alla fine delle 9 settimane. Durante tutto questo tempo le donne sono obbligate a non lasciare la concessione del loro marito, a non tagliare le foglie di banano, né coltivare, né salutare qualcuno che porta un cesto, né traversare un ceppo o un corso d’acqua. Tutto quello che possono fare è di occuparsi della loro cucina. Con tutte queste restrizioni, anche tra le moglie degli uomini della società Gniè, delle persone della loro famiglia vengono generalmente in loro aiuto. Quando un uomo del circolo Mkam vu’, muore durante questo periodo, le vedove vanno al lutto per gettare le loro canne di bambù per poi fabbricarne loro stesse un’altra per ciascuno (sempre in bambù) che utilizzeranno durante l’anno di vedovanza. Dato che il circolo dei Mkam vu’  è molto ristretto, qui l’attesa di un lutto è spesso molto lunga. Questo rito termina anche con il Po che si esegue nella medesima maniera e con il medesimo strumento che presso le vedove di un membro della società Gniè. La sola differenza è che le vedove qui toccano ogni oggetto nove volte invece di sette. Dopo la morte del(della) moglie(i) di un uomo di Bandjoun, al di là del lutto che deve essere organizzato da uomo degno, quest’ultimo non subisce alcun rito obbligatorio perché gli obblighi del rito di vedovanza tra le donne sono dovuti al fatto che in questa società solo l’uomo partecipa alle società segrete che danno luogo a delle pratiche sulle donne. Grandi (strane) abitudini!

 

 

 

 

 

Un pensiero su “Riti e consuetudini Bandjoun (Camerun): la vedovanza

  1. Caro Direttore,
    non c’è da meravigliarsi!
    Tutte le società tribuli e non industriali presentano strane convinzioni e abitudini di vita e di organizzazione sociale nella quale la donna è fortemente subordinata.
    Sono convinzioni e abitudini assai consolidate e dure a morire anche perchè queste società sono molto meno permeabili ai cambiamenti rispetto alle società post/industriali.
    E’ un po’ il nostro Sud delle campagne e la sociatà siciliana del cosidetto”delitto d’onore” dove una cultura cattolica fortemente integrante e una cultura omertosa e mafiosa hammo avuto un peso non poco determinante.
    Ma non farei di questa una questione di civiltà tra Noi e questi popoli (così come normalmente Noi occidentali siamo abituati a fare!). La civiltà e l’innovazione hanno percorsi e tempi diversi a secondo dei contesti politici, religiosi e territoriali.E poi dovremmo saperlo tutti che nelle zone interne dei continenti le contaminazioni tra i diversi popoli sono più lenti e difficili. Perciò nessuna tentazione militaristica o di discriminazione razziale rispetto a questi popoli. Dobbiamo solo cercare dilavorare tutti in direzione di una poltica di pace e di convivenza civile (cultura Lillipuziana!).
    Onofrio Infantile
    Lun. 12 settembre 2011

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