Riti e consuetudini Bandjoun: il Ke’

Padre Oliviero Ferro

Senza di lui, Bandjoun non esisterebbe. Ma che cos’è? Per qualche mese,ogni due anni, il si trova nel cuore della vita di Bandjoun. Questo tempo privilegiato porta il nome di Gu kè, cioè “l’anno del ”, anche se non corrisponde a un anno intero. Si tratta infatti di una celebrazione che inizia in gennaio per terminare generalmente in giugno. Sia grazie alla fortuna che all’assiduità di frequentare gli ambienti vicini al Capo, ho potuto assistere a tutte le tappe di questa grande cerimonia,tranne qualche incontro a causa della permanenza in ospedale in aprile e maggio 1977. Il si è lasciato percepire come una forza misteriosa che veniva presa dal suo luogo di soggiorno tradizionale per portarlo per tappe, sul luogo della celebrazione alla chefferie,villaggio del Capo e capitale del paese Bandjoun. Ed è in questo spazio che ho capito che il sacro si impone con la forza. Ho subito capito che si vive qualche cosa di eccezionale. Esperienza particolare questa immersione in questo mondo del che,poco a poco, mi è sembrata che andasse al di là del mistero  che comporta ogni esperienza del sacro. Durante questi incontri, il contribuisce a rifare un mondo che si disfa sotto l’usura del tempo. Non voglio parlare di questo rito. Un riassunto e una descrizione parziale non tradurrebbe che in maniera insufficiente una realtà che bisogna considerare nel suo insieme. Nella mia tesi (Maillard,Pouvoir et religion:les structures socio-religieuses de la chefferie Bandjoun,1984) lo descrivo in modo dettagliato. Al di là di questo tempo privilegiato, il appare come una forza che si demoltiplica. Diciamo che colui che lo manipola,ne ottiene praticamente quello che vuole e c’è da restare sorpresi per le sue virtualità(potenzialità). Dall’ammirazione dell’inizio si arriva alla paura. I suoi usi non posso essere considerati con indifferenza. Se alcuni sono nettamente positivi, altri sono negativi.