Salerno: Gea Martire al Teatro dei Barbuti

Debutta a Napoli la black comedy all’italiana (anzi di provincia napoletana) dove la morte passa lentamente ed accidentalmente in secondo piano di fronte alla passione. “Della storia di G.G.” (scritto e interpretato da Gea Martire per la regia di Mariano Lamberti) nel raccontare la storia di una donna scissa tra il dolore per la perdita del padre e l’attrazione sessuale per l’uomo che ha il compito di sotterrarlo, si colloca facilmente nell’ambito della commedia nera. Il giovane impresario di pompe funebri Gennaro Gargiulo (”G. G.”) distoglierà l’attenzione della protagonista sul feretro del padre appena defunto trasportandola sui suoi jeans attillati… Dalla rimozione del dolore si generano due personalità distinte attraverso le quali Gea Martire renderà le emozioni contrastanti e lo sdoppiamento psichico della protagonista . I due personaggi si alternano, si danno la mano, altre volte si fanno la guerra, in una sorta di girandola schizofrenica che si fa via via sempre più grottesca e divertente di e con Gea Martire, per la regia di Marino Lamberti.“Della storia di G.G.” è una rielaborazione del racconto omonimo di Maria Grazia Rispoli. In particolare ricostruisce ciò che accade quando la protagonista della storia torna al suo piccolo paese d’origine, in Campania, per la morte del padre. Il dolore di una persona che ha sempre amato l’indipendenza e i viaggi, da molti anni trasferitasi altrove, è un dolore che la rende improvvisamente incapace, smarrita, la fa sentire piccola. Ma l’arrivo di Gennaro Gargiulo, l’impresario delle pompe funebri, chiamato ad organizzare il funerale, sconvolge il suo stato d’animo: è un improvviso, imbarazzante colpo di fulmine che, irrispettoso e dispettoso, si manifesta proprio quando non è né atteso né desiderato. La passione s’intrufola nel dolore e lo scompiglia, un violento desiderio accende il cupo colore del lutto. Le tristi incombenze necessarie ad accompagnare un defunto alla sua estrema dimora, si trasformano d’improvviso in auspicate occasioni d’incontro desiderate, attese con trepidante impazienza. Lo spettacolo, in forma di monologo, si dipana attraverso l’evolversi di questi sentimenti e di una storia d’amore e passione incredibilmente atipica, fino ad arrivare a una conclusione amaramente inaspettata. Un taglio grottesco ed ironico viaggia lungo i circa sessanta minuti di spettacolo e fa sì che possa facilmente far ascrivere questa pièce nel registro della “black comedy”. Dalla rimozione del dolore della perdita si genera un doppio da sé che agisce, sente e vive in maniera diametralmente opposta: tanto l’uno è fragile, luttuoso e si esprime con toni veri e dolorosi, tanto l’altro è perfido, beffardo e usa toni da femme fatale di provincia. I due personaggi si alternano, si danno la mano, altre volte si fanno la guerra, in una sorta di girandola schizofrenica che si fa via via sempre più grottesca e divertente. Lo spettacolo (ispirato ad un racconto d Mariagrazia Rispoli)