Terzo Millennio la fame fa viaggiare in tutte le direzioni possibili, l’uomo della Terra

Giuseppe Lembo

La spinta a viaggiare, a muoversi in tutte le direzioni possibili dell’uomo globale del Terzo Millennio, non è tanto e solo la sete di conoscenza; è anche e soprattutto la fame. Un tempo stanziale ed in solitudine vittima silenziosa di una fame atavica, mai scrollata di dosso, ormai stanco di morire di fame, l’uomo globale del Terzo Millennio, rischiando anche la vita, si è messo in cammino per cercarsi quel cibo che non ha e con questo, anche la speranza di una vita migliore; più umana e più giusta, con dalla sua parte il diritto alla vita, il diritto alla libertà e, prima di tutto, il diritto alla libertà dal bisogno. Non tutti riescono a capire le condizioni di chi si mette in cammino per fame; non tutti sono interessati a capire l’ingiustizia umana a base della fame nel mondo, un olocausto senza fine che uccide l’uomo senza distinzione alcuna di genere, di età e di colore della pelle. La fame unisce tutti gli affamati della Terra. Oggi tanti affamati hanno capito che, per scacciare dalla loro condizione di umanità – disumana, la fame che li fa morire, devono agire e reagire; devono, come diritto, cercarsi il cibo per non morire, là dove, il cibo è; nessuno, proprio nessuno, può negarglielo. Questa è la vera essenza del mondo globale; al centro c’è finalmente l’uomo della Terra e non più e solo le “diavolerie” per sfruttare, ingannare e far morire di fame i tanti diseredati del mondo, indifferenti soprattutto a chi crede solo nel “dio ricchezza”, nel possesso delle cose e nel potere dell’avere che fa grande la differenza umana con chi non ha ed in condizioni estreme, per cattiveria ed egoismo umano, muore per fame. Ma è veramente questo l’uomo della Terra? Come può essere indifferente all’uomo che ha fame e vederlo morire per mancanza di cibo? Come può succedere che, mentre nel mondo ancora l’olocausto della fame uccide, in Italia, il Santoro – pensiero, utile ad inquinare il comunicare che di autentico non ha proprio niente, viene gratificato con una buonuscita da due milioni e trecentomila euro? In questo, purtroppo, non c’è niente di umano. C’è quel comportamento del “Caino” che è dentro di noi, sempre pronto a colpire l’altro, anche se innocente e senza nessuna colpa, tranne quella di appartenere al mondo dei diseredati della Terra. C’è da chiedersi. A chi giova questo mondo così infame? A chi e/o a che cosa giovano le due o più facce del mondo, tenute in piedi per cercare quelle differenze che si traducono in disumani privilegi, soprattutto per i tanti “assassini” del mondo spesso ipocritamente protagonisti di falsa umanità, messa in piedi per mettersi a posto con la propria coscienza? In questa umanità – disumana, anche le cosiddette guerre giuste hanno per obiettivo un falso perbenismo; servono non per cambiare il mondo e per portare la pace a chi è in guerra, ma per dare a chi ne di bisogno per apparire un’immagine di umanità solidale fine a se stessa ed assolutamente indifferente ad affrontare e quindi risolvere i problemi di chi soffre, di chi, ancora nel mondo nasce solo per vivere il proprio breve “inferno terreno”, per morire sotto la feroce mannaia che non perdona, il cui nome è la fame. Tanti, nel mondo, in tutti gli angoli della Terra, ancora muoiono per fame; trattasi di diseredati della Terra, vittime innocenti di un mondo dove all’etica per l’uomo e per la vita dell’uomo, si va sempre più sostituendo il diffuso comportamento di criminali globali che, tra l’altro, hanno l’infame pretesa di considerarsi e farsi considerare benefattori dell’umanità, contrabbandando atti di ipocrita solidarietà come atti di amore profondo per l’Uomo, oggi dalle dimensioni sempre più globali. Per cambiare, occorre una diversa umanità; meno egoismo, meno privilegi e sprechi consumistici, meno potere e sete di possesso; più amore e più condivisione per l’uomo, per la vita umana che va garantita nel suo diritto naturale, liberandola dal bisogno e dandole il necessario per vivere. Non c’è etica della vita, da parte di nessuno, se non si riesce a garantire la vita dell’uomo che viene sulla Terra; non bastano le ipocrisie, spesso sconvenienti, per mettersi a posto con la propria coscienza. Per la vita, per la continuità della vita nel Terzo Millennio, prima di tutto, è necessario svuotare gli arsenali e riempire i granai; è, altresì, necessario non soffiare sui focolai di lotta che incendiano il mondo e vengono poi dimenticati, facendo prevalere ovunque le volontà malefiche dei “macellai della storia”. Basta con le guerre, spesso giustificate e messe in atto, perché guerre giuste; basta con le guerre dimenticate. Per questo, come primo impegno, vanno chiusi gli arsenali; va eliminata la cultura guerrafondaia per il proprio dominio sull’altro; finalizzata, quindi, a fare del dominio, la prima ragione del proprio vivere sulla Terra. In alternativa alle violenze dell’uomo sull’uomo, ci deve essere la pace, la cultura della nonviolenza e dello stare insieme solidale. Sul cammino della pace si devono saper ritrovare gli uomini della Terra. Non si tratta di pii desideri, ma di necessità per poter garantire all’uomo globale, la continuità del futuro che, diversamente, sarebbe cancellato per sempre.