Castel San Giorgio: “Resurrexit”

Anna Maria Noia

“Resurrexit” è il titolo (eloquente, studiato appositamente e ideato con ingegno) di un simulacro inaugurato, svelato, affisso sabato 14 maggio u.s. da parte del vescovo Moretti a Castel S. Giorgio, anche e non solo in occasione dell’intitolazione a papa Giovanni Paolo II dell’istituto agrario della cittadina, nonché dopo l’impartizione di alcune cresime presso la chiesetta di S. Maria delle Grazie, attigua all’alacre arciconfraternita dell’Immacolata cha appunto ha voluto (fortemente) la scultura in ferro laminato. Il tutto ad opera degli operosi allievi del liceo “Andrea Sabatini” di Salerno, nella fattispecie della classe quarta C “Scultura”, guidati dagli indefessi docenti Vincenzo Avagliano, Vincenzo Costanzo e dal tecnico Umberto Aliberti. Alla presentazione dell’elaborato – ricco di significati reconditi – è intervenuto anche il dirigente Michele Sabino. Ha partecipato il primo cittadino di S. Giorgio, Franco Longanella, e naturalmente il priore della congrega succitata, Gennaro Cibelli, assieme al “tuttofare” Gaetano Izzo. Tanta gente è accorsa per queste manifestazioni: non soltanto la inaugurazione di “Resurrexit”, ma anche – appunto come dicevamo sopra – per l’intitolazione dell’edificio del prestigioso istituto tecnico agrario al beato Karol Wojtila; la denominazione del professionale a Giovanni Paolo è stata effettuata in tempi brevi, anche considerando la ricorrenza della beatificazione del santo padre. Per quanto riguarda proprio la intitolazione, durante la cerimonia si è parlato molto – con entusiasmo e commozione – del defunto papa, così amato e benvoluto dai fedeli, però – a detta di qualche voce “critica” del mondo intellettuale di Castel S. Giorgio – andava piuttosto valorizzato, da parte degli insegnanti e degli intervenuti in genere: docenti (Carmela Bove, il dirigente scolastico) e politici (Raffaele Sellitto, assessore alla Pubblica Istruzione) l’impegno educativo e istruttivo/costruttivo che una scuola come proprio l’agrario (soprattutto nel territorio sangiorgese) può ancora oggi portare avanti con gli studenti: il tecnico agrario è un’ottima scuola, oggigiorno la società necessita di figure professionali come periti agrari, agronomi, esperti dell’ambiente e quant’altro. Al di là di questa garbata “critica” riguardante il dare nome all’istituto professionale di questa cittadina, ritorniamo a concentrarci invece sull’evento clou per i soci tutti della congrega di Cibelli: prima di tutto vi è stato un percorso didattico che iniziava – il tutto nella chiesetta vicina ai confratelli dell’Immacolata – con le foto e le immagini che hanno documentato con dovizia di particolari ma anche con tanta semplicità l’evoluzione dell’idea e quindi dell’opera: all’ingresso, un plastico in polistirolo preciso e ricco di particolari raffigurante la chiesa e “Resurrexit”, in uno spaccato ideale; poi una dettagliata e profonda ricerca attraverso le foto a testimoniare appunto lo sviluppo – graduale – del concetto di “Resurrexit”. Dieci tavole a spiegare come si è giunti a concepire tale elaborato: l’iter progettuale fotografico è partito con “Il luogo e l’idea” (tavola prima), per poi arrivare a “I disegni” (tavola seconda); indi la terza tavola illustrava e mostrava “Le sagome in carta”, poi (tavola numero quattro) si vedevano le “Sagome in lamiera”, ancora: la Composizione (tav. 5) e a seguire “La scultura” (tavola sei), “Il lavoro condiviso” (settima tavola), per finire con “Il lavoro e le pause”, “La patina” e proprio “Resurrexit”.Affissi alle pareti della chiesa schizzi e disegni preparatori, preliminari, concernenti l’interessante progetto, assieme a sagome e ad acquerelli con il “soggetto” abbozzato. Ci si è evidentemente ispirati, secondo molti tra gli ammiratori e i curiosi visitatori attratti dall’opera ed accorsi a osservarla, alle realizzazioni dello scultore Pericle Fassino, una cui “Resurrezione” è presente nella sala “Nervi” al Vaticano, dove i papi ricevono fedeli e capi di stato o esponenti religiosi durante le udienze. Il tutto è sembrato dimostrare una nuova “manualità” dell’opera, grazie all’impegno e all’ingegno di allievi e studenti di una scuola antica (il “Sabatini”) ma “giovane” nello spirito; senz’altro un modo per essere orgogliosi del nostro Meridione, meritorio di attenzione come meritoria è anche stata l’organizzazione e l’instancabile attività dell’arciconfraternita guidata da Cibelli e in cui opera Gaetano Izzo. Alle 20.35, dunque, Mons. Luigi Moretti dopo le cresime ha scoperto il telo ricoprente ed ha impartito la sacra e solenne benedizione al simulacro. Al suo fianco, oltre al sindaco Longanella, il parroco di S. Maria delle Grazie don Graziano Cerulli. A pronunciare un discorso con emozione e commozione anche lo stesso Gennaro Cibelli. La statua raffigura come una doppia visione, una doppia croce: il tema è la transizione tra morte e Resurrezione, c’è l’ombra del Cristo morto dietro il Cristo risorto. Una professoressa di Storia dell’Arte, Adelaide Trabucco, ha esplicato un po’ il senso e il significato della scultura, vista “come una sfida” da parte del prof. Avagliano, che ha inteso far realizzare ai propri alunni un passaggio dalla morte alla vita non statico né “disorientante per il pubblico” in più la Trabucco ha accennato ad altre spiegazioni inerenti l’opera. “Il passaggio dalla morte al Cielo – ha affermato la prof – viene dalla croce, non dalla tomba. Il Cristo è glorioso, ma ha i polsi uno legato alla croce (dentro un laccio) mentre l’altro è libero.”La docente ha parlato di un “gioco di chiaroscuri”, dalla croce alla luce: ella ha operato raffronti anche con l’arte bizantina, in cui la Resurrezione è vista come discesa agli inferi; secondo la Trabucco “si è voluto ricreare un combattimento drammatico proprio nel gioco dei chiaroscuri nell’evento della resurrezione dell’uomo-Dio, crocifisso per sacrificio. Dalla sofferenza nasce dunque la vita, per se stessi e per gli altri…”Infine il preside Michele Sabino ha illustrato la tecnica e l’assemblaggio del manufatto. Dopo di ciò la serata si è conclusa con un lauto banchetto nei locali della congrega.