Brucia il Mediterraneo dai cori dei ragazzi alle cannonate di Tripoli

Giuseppe Lembo

L’area del MACREB ed in particolare della Libia di Gheddafi, sono un fronte caldo di guerra fratricida, con protagonisti i tanti che gridano alla libertà per una vita migliore, con i potenti, non legittimati dal popolo nel governo dei territori di cui si sono impossessati, ostinatamente contro il popolo che vuole essere finalmente libero; cercano di opporsi con la forza delle armi, scaricando sulle folle inferocite un’enorme quantità di fuoco assassino. L’obiettivo è quello di usare la forza delle armi, per autoperpetuarsi nei privilegi personali e di caste, essendo sempre più, insensibili al grido di dolore della gente, al margine della società e priva di tutto, anche del necessario, per vivere dignitosamente la propria vita di uomini tra gli uomini. Purtroppo il prezzo della “libertà” è sempre un prezzo molto alto. Chi si rivolta contro lo strapotere e la disumanità dei potenti che credono di essere eterni anche nel potere, senza essere mai legittimati dalla volontà popolare, deve mettere bene in conto, il prezzo da pagare; un prezzo, purtroppo, alto, con il sacrificio di tante vite umane che, in nome della “libertà” , sono pronte anche al martirio. È quanto sta succedendo sulle sponde del Mediterraneo che brucia in nome della libertà. Più popoli divisi, ma insieme nello stesso anelito di libertà, si sono dati appuntamento per un nuovo corso della loro storia. Non più disposti a subire lo sfruttamento, la miseria ed il peso opprimente di una schiavitù disumana ed intollerabile da parte del mondo civile, con un passa parola, affidato soprattutto al web, hanno riempito le piazze e facendo scudo umano con i loro corpi, si sono opposti ai carri armati, alle cariche violente della polizia e dell’esercito amico dei potenti, rovesciando così regimi, che sembrava assolutamente impossibile il solo pensare di poterli rovesciare. E così l’area del Macreb, in nome della libertà, si è infiammata e brucia. Chi sono gli “incendiari” del Mare Nostrum? Sono i sottomessi, gli affamati, i “fuenti” che vogliono a buon diritto, sentirsi uomini tra gli uomini e riappropriarsi del diritto alla libertà di sentirsi uomini liberi. Questo è quando successo nella primavera africana al centro della rivolta contro Mubarack e contro Gheddafi; oltre alla voglia di democrazia, c’è una  diffusa voglia da parte di un popolo sofferente, escluso da tutto, di sentirsi un insieme umano fatto di uomini, con tutti i diritti riconosciuti all’UOMO della Terra. Oggi, niente è più come prima. L’inizio del Terzo Millennio, ha segnato, tra l’altro, una nuova consapevolezza umana. Si tratta di una consapevolezza non solo dell’uomo ricco, ma anche e soprattutto dei tanti poveri e diseredati della Terra, dei tanti ultimi dai diritti negati, esclusi da tutto. È una consapevolezza importante che spinge alla libertà e soprattutto al diritto alla vita, un diritto ancora negato, per i tanti della Terra (l’Africa è la culla di tutte le povertà e della morte per fame) che, nell’indifferenza di chi li sfrutta, di chi li tiene sottomessi e di chi non ne riconosce come legittimo, il diritto alla vita, muoiono di fame. Una condizione disumana assolutamente indegna di un’umanità che si dice impropriamente, civile ed ancora più impropriamente solidale. In questo nostro pianeta che tollera con assoluta indifferenza, l’olocausto di un miliardo e duecento milioni, di rassegnati a morire di fame, una morte disumana addolcita da sole ipocrisie umane che, in nome di una falsa morale, si assumono ad esempio, per mettersi a posto con la propria coscienza. Tutto questo non è tollerabile, né giusto. Oggi il vero problema umano non riguarda il mondo del benessere che vorrebbe veder crescere il proprio benessere per poter consumare sempre di più, togliendo agli altri che non hanno niente e che, devono essere sacrificati ingiustamente ed inumanamente, trattandosi di uomini non riconosciuti come tale e quindi “carne umana” da destinare a morte sicura.