Riceviamo e Pubblichiamo: Scafati, super Fazio decide chiusura dello Scarlato

E’ dovuta morire una giovane donna con i suoi gemellini perché si riuscisse ad annunciare l’impronunciabile: l’ospedale Mauro Scarlato di Scafati chiuderà. Ma, se ne è deciso la chiusura perché Maria Rosaria è morta, a causa di un nosocomio che non è riuscito ad assicurarle le cure idonee, oppure perché si doveva iniziare a razionalizzare la rete ospedaliera salernitana e non si aveva il coraggio di scrivere il primo nome dell’elenco destinato ai tagli ed alle soppressioni dei presidi ospedalieri? Se è vera questa seconda ipotesi, vuol dire che la morte di quella donna è servita quale espediente per giustificare la chiusura del Mauro Scarlato, diventando così il salvavita   necessario ad una classe politica incapace di dare risposte adeguate ai bisogni sanitari della popolazione provinciale, compatibilmente con gli impegni di spesa fissati per legge. E’ dovuto intervenire da Roma il Ministro della salute Fazio, che ha   sentenziato: “le ispezioni hanno messo in luce carenze organizzative, livelli di intensità di assistenza non adeguati, per cui le funzioni dell’ospedale scafatese passano immediatamente ai nosocomi di Sarno e Nocera”. Ma se mancano ora  i requisiti necessari all’esercizio dell’attività di cura, qualche carenza esisteva già prima della tragedia, che ha coinvolto una giovane mamma ed i due figli che aveva in grembo? Perché  per anni si è stati “irregolari”, sapendo  colpevolmente di esserlo, forse per aspettare, come nella roulette russa, che ci scappasse il morto? Forse che a Scafati sono stati fortunati a che niente di nefasto fosse accaduto negli anni passati, mentre ora, che è successo, se ne prende atto e si chiude? Lo squallore della vicenda è totale, non si hanno parole per descrivere il cinismo di chi, ricoprendo ruoli istituzionali, ha nelle mani le leve del comando della politica sanitaria regionale. Eh sì, perché non abbiamo un assessore alla sanità a cui addebitare le disfunzioni della macchina operativa, il Presidente Caldoro è insignito del titolo onorifico di Commissario regionale, ma gli oneri sono in capo ai commissari provvisori che, di proroga in proroga, riescono a gestire solo l’ordinario, come ad esempio il pagamento dei conti. Di ben altro avrebbe bisogno la nostra sanità, ossia di chi si assuma politicamente la responsabilità di guidare un assessorato che è sempre stato nell’occhio del ciclone della spesa pubblica campana, nonché di manager, che traducono in scelte gestionali le linee-guida regionali in materia sanitaria. Ma altra è la realtà: equilibri politici al limite del parossismo ci portano ad un Presidente di regione che non riesce a nominare neppure i direttori generali , affidandosi ai commissari del Commissario. Salvo, poi, essere commissariato egli stesso, allorchè altro genere di equilibri gli strozzano la voce in gola e gli impediscono di decidere su questioni ben più rilevanti. Ed ecco che spunta Super Fazio che, in quattro e quattr’otto, si inalbera arrabbiato e detta legge. Solo che la decisione coglie impreparati il commissario e il direttore sanitario locale, ma, soprattutto, i sindaci del comprensorio territoriale, tra i quali Pasquale Aliberti, primo cittadino di Scafati. E così, immediatamente dopo la notizia della sentenza del Ministro Fazio, sale idealmente sulle barricate e afferma: “eravamo consapevoli delle carenze strutturali del Mauro Scarlato, ma ribadiamo che anche altre strutture della provincia e della Campania non risultano in possesso dei requisiti della delibera regionale 7301 del 31 dicembre 2001, come confermato da un comunicato ufficiale dell’ASL di Salerno”. Siamo, in tal modo, passati ad una pesante pressione sull’azienda sanitaria, che ha conseguentemente costituito un secondo gruppo tecnico, a cui ha assegnato il compito di decidere, come alle elementari, tra i buoni ed i cattivi, individuando i plessi ospedalieri da chiudere. Nelle more della “lista” il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Salerno, Bruno Ravera, ha detto la sua, auspicando “soluzioni-ponte che non paralizzino la sanità salernitana in attesa di autorizzazioni”. Il caos  pare regnare sovrano e pensare che, se Maria Rosaria ed i suoi gemellini non fossero morti, l’ordine invece avrebbe imperato negli ospedali della  provincia. Che dire? Si è sempre affermato e si continuerà ad affermare che i giochi politici che portano a vincere o a perdere una città, una provincia o una regione, trovano nella sanità una fonte inesauribile di linfa vitale, forse sarebbe il caso che il sistema sanitario, attraverso la condotta dei suoi rappresentanti istituzionali e dei suoi operatori, riversasse linfa vitale sui malati e su chi ha bisogno di cure. Saranno pure frasi scontate queste, ma, se la realtà non fosse stata tale qual è, tra pochi giorni sarebbero nati due bambini, rosei e paffutelli e la mamma li avrebbe riempiti amorevolmente di baci e di coccole. Chiediamo che si onori la loro memoria ed  ci si adoperi affinchè  le vittime di questa tragedia non diventino mezzi per risolvere questioni di politica sanitaria, perché così li faremmo morire per una seconda, terza, quarta, quinta e per tutte le volte che il nome di Maria Rosaria e dei suoi gemellini sarà fatto di nuovo, ma, soprattutto, invano.

 

Maddalena Robustelli