Roma: presentazione “I Papi e gli angeli” di don Stanzione

Carlo Di Pietro

Venerdì 6 maggio 2011 a Roma alle 17,30 alla libreria  Paolo VI in via di Propaganda Fide nei pressi della famosa Piazza di Spagna, il dott. Angelo Scelzo, sottosegretario vaticano delle Comunicazioni Sociali e Nerea de Giovanni, presidente internazionale dei critici letterari  presenteranno il libro di don Marcello Stanzione “ I papi e gli Angeli” edito dalla Gribaudi di Milano.Alla presentazione del libro di don Stanzione saranno presenti anche diversi prelati del Vaticano. Le dichiarazioni dei papi sugli angeli assumono per il cattolico una particolare importanza. “Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherai la mia Chiesa; le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”. (Mt 16,18). Negli ultimi cent’anni, pochi passi del Vangelo sono stati oggetto di discussioni tanto veementi e appassionate, poiché, secondo quanto pretendono alcuni, la formulazione attuale non corrisponderebbe all’originale scritto da Matteo, ma si tratterebbe di un testo manipolato intorno all’anno 130 per giustificare il primato di Pietro e dei suoi successori sui suoi fratelli nell’episcopato. Invece, per secoli nessuno aveva messo in dubbio l’autenticità di questo passo. E’ stato necessario, aspettare l’infiltrazione del razionalismo nell’esegesi biblica nel secolo XIX e lo storicismo protestante del secolo XX, perché cominciassero i tentativi di qualificarla. Dal punto di vista documentale, la tesi della supposta manipolazione di questo versetto non regge. I testi antichi che riproducono il passaggio in questione non presentano nessuna traccia di falsificazione: né il Diatessaron (concordanza dei quattro Vangeli) di Taziano, della metà del secondo secolo, né gli scritti dei Padri della Chiesa anteriori al IV secolo e neppure i 4.000 codici dei primi otto secoli che oggi si conoscono. Al contrario, più di 160 passi del Nuovo Testamento menzionano Pietro che occupa, in molti di loro, una posizione di preminenza sugli altri Apostoli. Perfino San Giovanni, che tratta in misura ridotta del Principe degli Apostoli nel suo Vangelo, a causa delle circostanze storiche nelle quali fu scritto – in piena polemica con gli gnostici -, contiene due importanti riferimenti alla consegna del primato petrino: “ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)” (Gv 1,42); e “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?  […]. Pasci i miei agnelli” (Gv 21,15-17). Ora, è in MT 16,18-19 che si basa principalmente la dottrina sul Papato e si sottolinea normalmente nell’interpretazione di questi versetti la triplice metafora usata dal Signore Gesù: San Pietro è fondamento della Chiesa, poiché è comparato con le fondamenta che danno coesione e stabilità a tutto l’edificio; il suo potere di giurisdizione è rappresentato dalle chiavi, le quali, nel linguaggio biblico e profano, sono simbolo del dominio e, infine, l’immagine del legare e dello sciogliere simbolizza la capacità di creare o abolire leggi che obbligano in coscienza. Considerata isolatamente, l’interpretazione suddetta potrà suscitare scetticismo; ma unita ad altri passi del Nuovo Testamento, come pure agli scritti dei Padri della Chiesa e alla prassi dei primi secoli del cristianesimo, costituisce un potente apparato argomentativo. Tutti questi indizi sommati insieme convergono nell’affermare il primato indiscutibile di San Pietro, dato da Cristo e riconosciuto ininterrottamente lungo la Storia della Chiesa.