Il Vangelo della Palme – Abbazia Della Scala

Domenica Delle  Palme  Matteo Cap. 26, 14–27. 66 La passione del Signoredon Marcello Stanzione

 

 E’ dal racconto della Cena, l’ultimo pasto di Gesù, che inizia la Passione nei quattro Vangeli. E le nostre Messe, cuore della vita cristiana, sono il memoriale, voluto da Gesù stesso, della sua morte e della sua resurrezione. Gesù sapeva perfettamente che stava per morire. L’odio degli avversari si era accumulato da tre anni. Ed all’avvicinarsi di quella Pasqua, Gesù decise di non ritardare più la scadenza. “Egli sale a Gerusalemme … perché non conviene che un profeta perisca fuori da Gerusalemme” (Lc.13,33). Quella sera, completamente cosciente che è il suo ultimo pasto – “io non berrò più oramai di questo frutto della vigna” -, Gesù pone un gesto profetico concreto, un gesto simbolico, come tutti i grandi profeti del suo popolo ne hanno posto : sotto la forma di un pane e di un vino, egli “pone sulla tavola” la sua morte e la sua resurrezione. Egli afferma così che “la sua vita, nessuna la prende, ma che è lui che la dona”. In quello che accadrà l’indomani, sulla croce, si potrà avere l’impressione che Gesù “è dato” passivamente. La parola è ripetuta sei volte in questo inizio di Passione, come è pronunciata ad ogni Messa. Il suo “corpo dato … il suo sangue versato … “, tutto questo Gesù ne fa dono in tutta libertà. Egli “mima” la sua morte in anticipo : “Prendete, questo è il mio corpo … bevete, questo è il mio sangue …”.L’indomani, Gesù soffrirà orribilmente. Ma là, nel Cenacolo, Gesù è di una serenità e di una forza veramente divina, “sapendo che l’ora era giunta di passare da questo mondo al Padre”, tradurrà San Giovanni, riprendendo molto esattamente il clima delle tre altre eucaristie di Matteo, Marco e Luca. In effetti, la sua morte vicinissima non provoca, per il momento, alcun sentimento di abbattimento o di paura : egli “benedice” il Padre, egli “rende grazie”, loda e dice grazie ; è il senso della parola eucaristia. Qual è dunque il contenuto di questa azione di grazie che esplode nel suo cuore in questo minuto eccezionale e che, nelle nostre eucaristie, è incessantemente eternizzata ? Noi non dobbiamo inventare la risposta. Gesù in persona ce la dona. Egli rende grazie per l’Alleanza meravigliosa tra Dio e l’umanità … per la Fecondità della sua morte che salva la moltitudine … per la Remissione dei peccati che la sua croce sta per operare … per il Completamento del Regno futuro, quando egli berrà di nuovo coi suoi amici, cancellata ogni sofferenza, quando non vi sarà “più né grido, né lacrima, né dolore” (Apocalisse 21,4). E Gesù, finendo il Seder della Pasqua, secondo il rituale ebraico, si alza da tavola e canta con la sua bella voce d’uomo di 30 anni che sta per morire l’indomani, lo Hallel, cioè i Salmi dal 113 al 118 ed il 136 (Mt.26,30) : “Alleluia, perché la pietra che hanno scartato i costruttori è divenuta testata d’angolo, è questa l’opera di Dio, una meraviglia davanti ai nostri occhi … ecco il giorno che fece il Signore, giorno di allegrezza e di gioia … haec dies quam fecit Dominus !” (Salmo 118,22 e Mt. 21,42). Gesù, nel Vangelo di San Giovanni, aveva dato il senso della sua morte paragonandola al destino del chicco di grano (Gv.12,24) : bisogna morire al fine di vivere. E’ la condizione ineluttabile, senza contorno, inevitabile, di ogni creatura. Ma il chicco di grano ha due modi di morire : – essere gettato a terra, per portare molto frutto alla messe prossima … ; – essere macinato sotto la macina, per essere mangiato sotto forma di pane …Allora solamente, sì, allora solamente il grano raggiunge il suo vero “destino di gloria”, perché, allora solamente, si tramuta in vita superiore : essendo cibo dell’uomo, egli abbandona la sua semplice composizione materiale chimica per diventare “corpo dello spirito umano”. E ci è buono sognare ai differenti destini di due sacchi di grano: l’uno sta per essere posto di lato per le prossime semine … dove morirà, ma senza mutare, restando del grano, nel ciclo normale della riproduzione naturale ; l’altro sacco va a finire sotto la mola del mugnaio … dove egli morirà anche, ma mutando, divenendo pane e cibo di una vita superiore. E’ il simbolo stesso della Pasqua : una mutazione di vita si opera nella morte di Gesù … “Io vado al Padre”. Ed ogni Messa realizza in noi questa mutazione, questa divinizzazione. “Alleluia !Meraviglia davanti ai nostri occhi !”.