Salerno: GdF scopre una maxi evasione fiscale

Al termine di una lunga e complessa indagine è stata scoperta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Salerno una maxi evasione fiscale perpetrata da una società nocerina – operante a livello internazionale nel settore della produzione di imballaggi. Nello specifico, si è trattato di un lavoro di paziente ricostruzione che ha consentito agli investigatori: di considerare non detraibile circa 7 milioni di euro di I.V.A. e accertare circa 1,6 milioni di I.R.A.P. non versate nelle casse dell’Erario; di recuperare a maggiore tassazione ai fini delle imposte dirette, circa 34 milioni di euro di costi ritenuti indeducibili, in virtù dell’art. 14, co.4 bis della legge 537/93; di segnalare all’Autorità Giudiziaria due responsabili per i reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 e 8 del d.lgs 74/2000). Le indagini, avviate d’iniziativa in seguito ad una mirata attività di analisi, hanno evidenziato l’esistenza di un complesso ed articolato sistema di evasione posto in essere mediante il diffuso meccanismo della c.d. “frode carosello” che trae spunto dalla non imponibilità delle transazioni intracomunitarie nel paese del cedente. Attraverso tale meccanismo, la società in questione ha acquistato solo “formalmente” merci da società c.d. “cartiere” (soggetti che, generalmente, hanno vita breve e non adempiono agli obblighi erariali), beneficiando di un notevole credito iva scaturente da fatture soggettivamente inesistenti poiché recanti quali fornitori soggetti risultati essere non le reali parti contrattuali. Il sofisticato sistema di evasione menzionato, che prevedeva per le società “cartiere” il ruolo di vero e proprio schermo protettivo in caso di eventuali iniziative di controllo da parte della Guardia di Finanza, consentiva alla società in questione, oltre all’ingentissimo risparmio d’imposta, di distribuire beni ad un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, generando un’alterazione delle dinamiche concorrenziali. Successivamente, è stato richiesto all’A.G. competente, l’emissione di apposito decreto per il sequestro per equivalente di beni in capo all’amministratore della società. Il suddetto provvedimento, eseguito nei giorni scorsi, ha consentito di sottoporre a sequestro preventivo circa 1 milione di euro di somme di danaro detenute su diversi conti correnti bancari. E’ importante sottolineare, nel caso in esame, l’applicazione  della norma che – introdotta con la legge finanziaria per il 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244) – estende anche ai reati tributari la c.d. “confisca per equivalente”, ossia la possibilità, qualora non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato, di “aggredire” comunque i beni di cui il reo abbia la disponibilità, per un valore corrispondente al suddetto profitto. Pertanto, sulla base delle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria operante, sono stati sequestrati conti correnti bancari rientranti nella disponibilità dell’amministratore unico della società in parola, per un controvalore corrispondente alla quota parte dell’imposta evasa nell’anno 2008.

Infatti, a seguito di espresso pronunciamento della Corte Costituzionale, è stato chiarito che il sequestro finalizzato alla ”confisca per equivalente” applicato ai reati tributari, non ha efficacia retroattiva, potendo esplicare i propri effetti solo a decorrere dal 2008 in poi, anno di entrata in vigore.