Ritorna il mestiere dei “conciambrelle”

                                  Giulio Caso

Una volta c’erano i “conciambrelle”  – riparatori di ombrelli, ma qualcuno diceva anche “acconciambrielle” (da concia o acconcia). Pensavo che rimanesse solo un ricordo questo mestiere scomparso, praticamente, verso la fine del secolo scorso. Invece, girando per le strade, dopo un’ennesima bufera di pioggia e vento, ho visto due persone anziane che raccoglievano gli ombrelli rotti abbandonati per strada. Ho chiesto loro cosa ne facevano e mi hanno risposto: “ Li aggiustiamo o li utilizziamo come pezzi di ricambio” – “ Io ne ho già una quarantina aggiustati” – mi ha detto uno dei due, “li cedo agli amici per un euro o, quando riescono come nuovi, uno e cinquanta”. Insomma, la necessità del quotidiano sta, forse, facendo ritornare in vita l’antico mestiere dei conciambrelle?

 

4 pensieri su “Ritorna il mestiere dei “conciambrelle”

  1. Carissimo amico dottor Caso, era da tempo che non lo sentivo; sono felice di ritrovarlo su queste pagine. Ben tornato!
    Pare che già una volta qualcuno si occupo’ di tale mestiere artigianale, cioè, dei “Conciambrello”. E , se non vado errato, io, facendo parte di un’epoca quasi sconosciuta ai più giovani, parlavo dello sfarzo che facevano le donne aristocratiche con quei “‘MBRELLINE ‘E SETA”.
    Certo , amico Caso, quella attività di “acconciambrelli” riusciva a sfamare le famiglie di chi si dedicava a svolgere tale mestiere, ma questi mestieranti facevano risparmiare anche tanti soldini alla povera gente che non si poteva permettere di comprare un ombrello nuovo ogni volta che si rompeva. Ricordo perfettamente questi uomini con i loro attrezzi di ricambio che giravano nei rioni , così come facevano gli arrotini e i “conciapiatti”, oltre agli “straccivendoli” che permutavano gli stracci , a seconda del valore del tessuto, con piatti e pendole.
    Lei dice giustamente che ancor oggi nota anziani a raccattare ombrelli rottisi per via , magari, del vento, intenti a ripararli come nei tempi passati e poi rivenderli ad un prezzo “stracciato”. Allora , cosa dire? Sta tornando seriamente la miseria?
    Un caro e affettuoso saluto , e si faccia sentire più spesso su “Dentro Salerno” auguroni e un sincero abbraccio, Alfredo.

  2. Gentilissimo amico Alfredo,
    ha colto nel segno, infatti temo proprio che le difficoltà della vita rallentino l’economia. Certo sarebbe stato meglio se gli ombrelli fossero di fattura migliore. Confesso che qualche volta ho provato ad aggiustare un mio ombrello… senza risultato.
    Ricambio con altrettanto affetto i saluti.Giulio.

  3. Ben ritrovato anche da parte mia, Signor Giulio. Mi mancava la sua fine ironia e la capacità di cogliere con arguzia aspetti poco noti del quotidiano. In tempi di crisi economica, aguzzare l’ingegno non guasta. Io lascio perdere gli ombrelli, con cui ho litigato da bambina e da allora viva l’acqua tra i capelli (se non è acida…), però ho imparato l’arte del racupero. Un piccolo esempio: ora non sono più in vendita i sacchetti di plastica per la spesa (ed era ora), io li riutilizzavo per la spazzatura, ora mi rifiuto di acquistare gli appositi sacchetti, sempre di plastica e mal dimensionati (se si ricicla a modo, i rifiuti non recuperavili sono pochi), come me la cavo: semplice, riutilizzo allo scopo le piccole buste in cui si comprano gli ortaggi e la frutta. Un piccolo aiuto per l’ambiente…
    cordialmente
    giovanna

  4. Gentile Giovanna, ricambio il beneaugurante ben ritrovato. Non mi sono allontanato, leggo tutti i giorni dentrosalerno. Sono daccordo nel non eccessivo spreco, ma, credo, sia difficile comunicarlo alle nuove generazioni. Diciamo che noi ci proviamo.
    Ogni tanto mi guardo intorno osservo e comunico questi aspetti semplici del quotidiano che, forse, preludono ad un cambiamento sociale (quien sabe).
    Cordiali saluti. Giulio

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