La favola di…John, il gabbiano

Padre Oliviero Ferro

Leggero, volava sulle barche che riposavano sulla spiaggia. Era felice, perché il sole riscaldava le sue ali. Là, all’orizzonte, le navi si avvicinavano lentamente. Avevano voglia di arrivare al porto, dopo il lungo viaggio. Il nostro amico, John, uno splendido gabbiano, decise di andare dare loro il benvenuto. Scelse la nave più vicina e si lasciò andare sulle ali del vento. Più si avvicinava, più distingueva tutto quello che succedeva sulla nave. Vedeva i marinai che si preparavano per entrare in porto. Dei bambini correvano da una parte all’altra, meravigliati di vedere che la città si avvicinava lentamente. Indicavano con dei gridolini d’entusiasmo tutto quello che vedevano. Il castello sulla montagna, i grandi palazzi lungo la spiaggia e le barche a vela che, approfittando del vento di primavera, facevano la loro sfilata davanti a tanti spettatori entusiasti. “Ehi. Da dove vieni?” si sentì chiamare in modo allegro. E John,voltatosi, vide un gruppetto di gabbiani,appollaiati sul camino della nave. “Ah! Siete voi. Ma avete pagato il biglietto?” rispose John. “Noi teniamo amici degli amici e ci siamo fatti un bel viaggetto dalla Sicilia fin qui a Salerno. E tu,fai sempre il gabbiano solitario? Sai, tutti ti conoscono laggiù da noi nell’isola” risposero sorridendo. “Vedo che tenete conoscenze speciali. Io continuo a fare quello per cui sono nato, cari i miei furboni. Perché non venite a fare un volo con me, visto che vi siete ben riposati? Disse John. “D’accordo, compare. Siamo un po’ stufi di fare niente. Veniamo con te. Guidaci tu” così dissero i suoi nuovi amici. Aprirono le ali, un po’ intorpidite e al cenno di John si lanciarono in volo, su su verso il castello. Il golfo di Salerno li aveva subito rapiti con la sua magia. Volarono, volarono, senza stancarsi. Intanto la nave era arrivata maestosamente in porto. Ma ormai si erano ripresi la loro identità (gabbianità). Fecero domanda al custode del castello che diede loro un posto, vicino alla grande torre. E da lì, ogni giorno volavano,volavano e scoprivano le meraviglie che Qualcuno aveva sparso nei paesini tutto intorno. Era qualcosa di “divino”.