Parole Africane: Kutuliza (consolare)

Padre Oliviero Ferro

Quante volte ho visto le persone piangere, sentirsi sole, abbandonate. In Africa, lo vedi spesso. Quando una mamma perde il suo bambino, a causa della malaria. Quando una persona subisce violenza. Quando deve abbandonare il suo campo, perché uno più potente di lui se ne vuole impadronire. Quando uno studente (ragazzo o ragazza) si trova davanti alla scelta: pagare per avere la promozione oppure accettare di perdere l’anno. Quando un ammalato è solo all’ospedale e non sa come pagare il medico e le medicine. Quando a qualcuno viene fatto del male, utilizzando lo stregone. Quando un anziano ti dice che tutta la famiglia lo ha abbandonato. E si potrebbe continuare all’infinito. Allora è il momento di coniugare il verbo “kutuliza”(consolare, calmare). Non basta farlo a parole, ma con la presenza, con il cuore. Mettersi vicino, seduto a fianco di chi è nella tristezza, nella disperazione e fargli sentire che non è solo. Dio non lo ha abbandonato. La comunità è vicino a lui. Allora lo vedrai sorridere, riprendere forza, mettersi in piedi e ricominciare.