Ritratti Africani: maestri di scuola

 Padre Oliviero Ferro

Immaginatevi una scuola elementare con 450 bambini e lì vicino la scuola materna con altri 145. Tutti insieme, alle sette del mattino, tutti in fila, prima di entrare in classe. Ma chi li segue? Naturalmente i maestri, o meglio le maestre. Sono arrivati da tutte le parti del villaggio con la loro cartella sulle spalle, piccoli e grandi. Si sono alzati presto. Per fortuna,oggi non piove,ma quanta polvere sulla strada. Naturalmente non hanno fatto colazione (che cos’è?). Hanno qualche soldino in tasca per comperare qualcosa. Ma ora bisogna stare in fila e ascoltare che cosa dice il direttore, mentre nella scuola materna la direttrice accoglie i bambinetti,accompagnati dalle mamme e dalle sorelle più grandi. Finalmente si entra in classe e si cerca un posto nei banchi. E qui comincia il problema. Ci si spinge per avere il posto migliore,poi ci si deve rassegnare ad avere un pezzettino, piuttosto di stare seduto per terra su una pietra. E la lezione comincia. La maestra scrive sulla lavagna le operazioni di matematica. Poi chiama qualcuno che ripeterà ad alta voce quello che è stato scritto. E i sessanta o più alunni, in coro, canteranno quello che il loro amico o amica ha detto. E così va avanti la lezione. Si passa ad altre materie. Tutto viene scritto sul quaderno. Ogni tanto qualcuno si lamenta che ha perso la biro e così si fa il turn over per scrivere, Finalmente il fischietto suona. E’ il momento della ricreazione. Tutti,di corsa, scappano fuori nel cortile polveroso e le maestre respirano un poco. C’è chi va a comperarsi qualcosa dalle mamme che sono venute a vendere i loro prodotti (un panino con la pasta, dei bignè, delle mandorle tostate, della banane). E poi si gioca. Chi ha un pallone di stracci o uno di plastica si mette a fare una partita di calcio. Mentre le bambine fanno altri giochi. Poi,purtroppo, il fischietto li richiama alla scuola. E via fino alle tre del pomeriggio. Le maestre continuano il loro lavoro. Ma quanta pazienza! Invece nella scuola materna, i bambinetti cominciano a conoscere le cose della vita insieme alle maestre. Sono simpatici, ma quanta confusione. C’è sempre qualcuno che piange, perché non è ancor abituato a stare tante ore lontano da casa. E’ vero, la scuola lo aiuta a fare delle amicizie. Però anche qui, ci vuole un sacco di pazienza. Ogni tanti passavo a vedere la scuola e i bambini subito cominciavano a salutare ad alta voce. Se poi gli portavo qualche caramella, diventavano ancora più interessati. Andavo a trovarli, non solo perché erano simpatici, ma anche perché anche loro sono delle persone che hanno diritto al rispetto e al nostro amore e anche per incoraggiare i maestri e le maestre in questo loro lavoro. Quanta differenza dai bambini qui in Italia. Io laggiù mi sentivo a casa mia,uno di loro. Qui è un po’ più difficile. Ma bisogna sempre provarci. Dopo tutto, i bambini sono uguali in tutte le parti del mondo. In ognuno di loro c’è il sorriso di Dio e i maestri si sforzano di condividerlo con tante persone che forse hanno dimenticato come si fa a sorridere.